Critica Sociale - XXII - n. 21-22 - 1-16 novembre 1912
340 CRITICA SOCIALE che anche contro il Baldini valgono tutte le consi– derazioni da noi esposte più sopra per dimostrare che alle categorie predette non si poteva lasciare neppure la gestione, ma soltanto l'uso •delle mac– chine, alle condizioni di prezzo stabilite da un più vasto organismo, proprietario e gestore ad un tempo. Prima del Congresso di Bologna del 2-5 marzo 191 I, il dissenso fra il Raldini e i suoi amici riguardò soltanto la questione della proprietà. Mentre Maz– zoni, Zirardini, la Altobelli e tutti ,gli altri sostene– vano che anche la proprietà delle macchine spettava ai braccianti - e su questa base conducevano tutta la battaglia senza che il Baldini con sufficiente energfa separasse la propria responsabilità dalla loro - colui, il quale è senza dubbio il più forte e pre– parat.o fra gli organizzatori romagnoli, ammetteva invece che la loro proprietà dovesse venire affidata ad organismi comprendenti un numero di categorie maggiore di quelle chiamate alla· loro sola gestione. In ultima analisi, dunque, il Baldini, mentre mo– strava di combatterlo, accedeva in realtà al criterio delle Cooperati ve miste. Su questo punto - e fermo rimanendo il dissenso per ciò che 'riguardava la gestione - il dissidio fra chi scrive queste linee e il Baldini non fu già di principio - come al Baldini medesimo sembrò ap parisse - ma di misura. In verità, quali erano gli organismi cui il Baldini voleva affidata la proprietà delle macchine? Il primo articolo in cui il Baldini trattò la que– stione comparve sull'Avanti! de l 19 agost o 1909. Ne stralceremo il brano che più ci interes.sa: "Ultima obbiezione, la più seria a nostro giudizio, è questa: I macchinisti, paglierini, braccianti, ecc. ecc., padroni delle trebbiatrici, imporranno condizioni gravose per i mezzadri, con danno anche dei consumatori. Certo è questo il maggiore pericolo; perchè, l'espe– rienza lo insegna, ogni categol'ia di operai, padrona del proprio lavoro, tende ad eccedere a suo benefizio, ed a danno delle altre categorie di lavorator,i. È questo lo scoglio pericoloso che gli organizzatori spesso incontrano, navigando nell'immenso, agitato mare delle lotte proletarie. Ma lo scoglio, noi diciamo, ~ipotrà evitare, costituendo proprietarie delle trebbiatrici le Federazioni di Coope– rati ve ora esistenti nella Romagna. l!'ederazioni che rag– gruppano, uniscono e fondono gli interessi delle varie categorie cti lavoratori. Così anche si eviteranno i giustamente temuti eccessi di categoria; e, coll'intervento delle Federazioni di Coo– perative, le quali dispongono, come nel Ravennate, di mezzi poderosi, si risolverà anche, con facilità e senza danno per alcuno, il passaggio delle macchine, già ac– quistate dalle Fratellanze contadini, alle Federazioni suddette e agli operai che dovranno esercitarle ,,. Questa soluzione non era, a nostro credere, nè equa, nè pratica, per varie ragioni che esponemmo specialmente sull'Avanti! del 9 e 26 dicembre 1909, e del 1° gennaio 1910. In ultima analisi, il Baldini proponeva che, nella zona in· cui la questione era più dibattuta, la pro– prietà delle trebbiatrici venisse assunta da quella Federazione delle Cooperati ve. Ora - mentre il problema era di trovare, o creare, un Ente pel quale avessero potuto diventare comproprietari delle macchine, a parità di condizioni colle altre categorie, anche, e specialmente, i mez– zadri - la Federazione delle Cooperative rappre– sentava un organismo. cui i mezzadri non apparte- nevano. E, perchè le ragioni per le quali i mezzadri non vi appartene vano - nè vi appartengono tuttora, al momento in cui scriviamo - erano e sono pa– recchie_, la proposta del Baldini, non solo non risol– veva il nodo della questione, ma lo complicava, in quanto - per raggiungere lo scopo essenziale - avrebbe obbligato a vincere prima tutte le difficoltà che si opponevano all'ingresso dei mezzadri nella Federazione. La Federazione delle Cooperative ravennati è sorta per opera de' braccianti, allo scopo principale di as - sumere lavori pubblici, la cui importanza avrebbe superata la potenzialità delle singole Cooperative locali. In seguito - ma sempre come una forza aggregata e secondaria - vi aderirono anche le Cooperative braccianti per le affittanze collettive, e parecchie Cooperati ve di produzione fra operai in– dustriali (muratori, fabbri, ecc). Le Cooperative fra categorie diverse da quella dei braccianti vi rappre– santavano dunque e vi rappresentano, per la loro minore importanza e per il numero assai inferiore dei loro aderenti, una quantità di secondo o terzo ordine. .. In una delle sue corrispondenze all'Avanti'! in di– fesa della agitazione, e più precisamente sull'Avanti! del 26 maggio 1910 - quindi parecchi mesi dopo· la primitiva proposta del Baldini - Gino Piva scri– veva: " Gli organizzati nelle Cooperative sono ormai ben 12.000 di tutti i mestieri, ma l'elemento prevalente è quello dei brcaccianti che sono 10.000 ,,. D'altronde, nel tempo in cui il Baldini fece la sua proposta, la Federazione delle Cooperative era regolata da uno Statuto che è. riprodotto anche nel Manuale Maffi sulla cooperazione e che all'art. 16 stabiliva: "Il Consiglio Federale è composto dei rappresentanti delegati da ciascuna Società federata, ed ogni Società nomina i propri in ragione di iooo soci e frazione,, (i), Con che i braccianti - tanto più numerosi delle altre categorie aderenti -=- si erano assicurati l'as- soluta maggioranza in Consi•glio. · Si osservi inoltre che i cooperatori non bracçianti iscritti alla Federazione, sia per la profonda diffe– renziazione psicologica che divide i lavoratori della campagna da quelli della città, sia per i motivi di partito che in Romagna turbano ogni problema sindacale, avrebber9, ·con tutta probabilità, dato sempre ragione ai braccianti contro i mezzadri. In queste condizioni, quali garanzie avrebbero potuto trovare i mez~adri entrando puramente e semplicemente in una Federazione così costituita? Essi avrebbero avuta ogni probabilità di trovarsi sempre in minoranza; Eli loro legittimi interessi - come sul terreno generale della resistenza erano stati sempre sacrificati dalla Federazione nazionale dei lavoratori dellà terra - così sul terreno locale della cooperazione sarebbero stati con ogni probabilità sacrificati dalla Federazione delle Cooperative ra– vennati. Oltre a queste difficoltà, un'altra se ne riscontrava certo non meno grave. I mezzadri, per le tradiiioni secolari della loro esistenza, per le maggiori difficoltà che la loro vita isolata sui singoli poderi oppone alle comunicazioni, ( 1) Solo verso la flne del 1911 entrò legalmente In vigore un nuovo statuto della Federazione, che è certo molto migliore del primo e che, all'art. 17, cosi limita Il potere delle Società più numerose: "Per o"nl Società Il numero del delegl\ti è proporzionato al numero del sool, ma 11011 ml\l superiore a cinque, ed In queste pro,,orzlonl: un delegato flno a bO sool; due delegati da fil a 160; tre delegati da ai a bOO;quattro delegati da bOI a 1000; olnque delegati da 1001 111 avanti•·
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