Critica Sociale - XXII - n. 21-22 - 1-16 novembre 1912
CRITICA SOCIALE 339 c1p10 socialista. Sul terreno della proprietà e della gestione, socialismo h?, sempre significato socializza– zione, collettivismo, insomma attribuzione alla col– lettività della proprietà e della gestione dei mezzi di produzione e di scambio. Il principio della esclu– siva proprietà .e della esclusiva gestione alle singole categorie, così per le sue premesse,.come per le sue consegu,enze, è sempre stato un principio antisociale, e quindi, a maggior ragione, antisocialista; un prin– cipio che tutti i socialisti degni di tal nome hanno sempre combattuto, prima contro i mazziniani vec– chio stile, poi contro i sindacalisti rivoluzionari, e che anche di recente hanno oppugnato in Italia in una delle sue più recenti formulazioni : " le ferrovie ai ferrovieri ,,. Il principio veramente socialista: " ad ognuno il prodotto del proprio lavoro " deve esser raggiunto non già coll'applicazione di un principio .... antiso– cialjsta: " gli strumenti del lavoro alle singole ca– tegorie che li fanno funzionare "' bensì coordinan– dolo coll'altro principio, anch'esso realmente socia– lista: " gli strumenti del lavoro alla collettività n· Invero, in lU)a società basata snlla divisione del lavoro e quindi anche. sugli scambi, la grandezza economica del prodotto di ogni htvoro dipende - a parità delle altre condizioni - dal valore di scam– bio, o prezzo, che il prodotto medesimo ottiene. Se avesse la proprietà e la gestione esclusiva dei rispet– tivi mezzi di produzione, ogni categoria cercherebbe di sopraelevare il prezzo della propria merce o del proprio servizio, traendo, a danno delle altre cate- - gorie consumatrfci, un reddito sproporzionato. Se invece la proprietà e la gestione dei mezzi di pro– duzione· vengano riferite alla collettività, e soltanto l'uso ne sia rilasciato alle rispettive categorie, sotto le condizioni economiche stabilite dalla collettività stessa, allora quest'ultima potrà, limitando il prezzo della merce o del servizio di ogni categoria, conte– nere il reddito di ciascuna entro confini ragione- voli. · Intorno al nucleo fondamentale degli errori che abbiamo cercato di mettere in luce, altri secondari se ne aggiungevano. Si diceva, ad esempio, che - a parte anche i " principi " del socialismo - era " principio " fonda mentale delliJ, cooperazione che le Cooperati ve fos– sero formate soltanto tra coloro che realmente la– voravano con quei determinati mezzi di produzione. E non ci si accorgeva di cadere così in un circolo viziòso. Più che il " principio " era quello " il fatto" delle Cooperative di categoria. Poichè si voleva il monopolio di categoria, si tentava di giustificarlo, mettendo innanzi, sotto forma di principio, la sua stes·sa condizione, cioè la proprietà esclusiva a fa– vore della categoria. Ma ciò che restava da dimostrare era sempre se il m·onopolio rispondesse all'equità e all'utilità colletti va. In realtà, la cooperazione di classe, nelle sue forme superiori, è contraria a. tale u principio "' per la semplice ragione. che, col suo stesso fatto, annulla la proprietà esclusiva della categoria. Per la sna stessa natura, essa ammette che qualsiasi categoria - purchè appartenente alla classe dei lavoratori - e tanto più le categorie che. vi hanno maggior in– teresse, possano e debbano partecipare alla proprietà è alla gestione dei mezzi di produzione èon cui la– vorano le altre categorie. Molte altre obbiezioni si potrebbero muovere al– l'ordine del giorno del Congresso di Bologna e agli argomenti con cui si cercò di sostenerlo. Per brevità, ci limiteremo ad esporne un'ultima. L'ordine del giorno, costretto dalla evidenza delle cose, non nega completamente i pericoli che per i mezzadri avrebbe potuto rappresentare il monopolio di categoria dei braccianti. Ma che mezzi indica per evitare o diminuire tali pericoli? " Consiglia, in questo caso, come in tutti i casi di cooperazione, la Federazione ed i Consorzi delle Cooperative e gli organi dirigenti delle organizza– zioni ad esercitare la loro opera di disciplina e di freno contro ogni eventuale eccesso di categoria»· L'espressione: " come in tutti i casi di coopera– zione "' sta intanto a dimostrare la verità di quanto osservammo a suo tempo, e cioè che i braccianti ed i loro organizzatori - non comprendendo gli spe– ciali e vitalissimi interessi che i· mezzadri avevano relativamente alle trebhiatrici - consideravano il caso di cui si discuteva come un qualsiasi altro caso di cooperazione; e che - cooperazione significando per loro, senz'altro, cooperazione di categoria - essi, nella soluzione che sostenevano, non vedevano per i mezzadri alcun maggior pericolo di quello che, ad esempio, la cooperazione di categoria dei hirocciai avrebbe potuto presentare per la categoria dei cal– zolai. Ad ogni modo, il pericolo insito nel monopolio di categoria veniva ammesso. Ma quali rimedi si pro– ponevano? Che valore preciso ed effettivo poteva avere l'invito generico, rivolto alla Federazione, ai Consorzi delle Cooperative e agli organi dirigenti delle organizzazioni, di esercitare la loro opera di disciplina e di freno contro ogni eventuale eccesso di categoria? L'unico modo sicuro per frenare ogni eccesso di categoria è di impedire la conrlizione prima cla cui può scaturire, evitando la formazione stessa del mo– nopolio. L'uriico modo continuativo e veram.ente ef– ficace perchè " gli organi dirigenti ,, esercitino " la loro opera di disciplina e di freno " è che questa disciplina e questo freno agiscano non già dall'esterno, ma dall'interno per la costituzione stessa dell'orga– nismo cooperativo cui i.ono affidate la proprietà e la gestione di quel dato strumento e di quel da~o ramo rli attività economica. E noi già sappiamo c,he solo la cooperazione fra categorie, o mista, può garantire organicamente il raggiungimento di entrambi i fini. IlCongresso diBologna del2-5marzo 1911- Fra i suoi scopi, questo nuovo Congresso dei la– voratori della terra ebbe quello di pronunziarsi nuo– vamente sulla questione delle trebbiatrici. Per verità, il Con!{resso giungeva troppo tardi. La battaglia - combattuta dai braccianti e dai loro organizzatori sulla piattaforma stabilita dal prece– deu te Congresso del 1- 2 novembre 1909 - era ormai perduta. I mezzadri, forti della loro vittoria, tene– vano per proprio conto le macchine, nè pensavano a qualsiasi concessione. E i braccianti, dal loro canto, dopo le gravi conseguenze della loro sconfitta, non si illudevano sulla possibilità di una ripresa per la nuova stagione agricola. Si trattava dunque più che altro di correggere per ragioni accademi·che il deliberato del precedente Congresso, in quelle sue parti che la dura espe– rienza aveva dimostrate più erronee, e di salvare, in certo modo., l'onore. · Poichè il nuovo ordine del giorno prevalso in tale Congresso fu opera esclusiva di Nullo Baldini, cade ora in acconcio un breve esame delle idee personali che egli aveva sostenute anche anteriormente, al Congi'esso di Bologna del 1-2 novembre 1909. · Poichè nell'ordine del giorno di quest'ultimo Con" gresso - al quale vedemmo apposta anche la sua fir– ma - e nell'ordine del giorno da lui presentato, come unico relatore al Congresso di cui ora ci occupiamo, è esplicitamente affermato il principio che le trebbia– trici debbano essere gestite esclusivamente dalle ca– tegorie addette al loro funzionamento, resta inteso
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