Critica Sociale - XXII - n. 21-22 - 1-16 novembre 1912

CnITICA SOCIALE 337 loro i diritti di 'ausiliari fissati dalla legge sulle Coo– perative; consiglia, in questo caso, come in ·tutti i casi di cooperazione; la Federazione e i Consorzi delle Coope– rative e gli organi dirigenti delle organizzazioni ad eserci'tare la _loro opera di disciplina e di freno contro ogni eventuale eccesso di categoria; laddove il principio è già .pregiudicato dal fatto compiuto, le organizza,zionì devono far si che il pas– saggio della proprie•à attuale delle macchine avvenga senza pregiudizio finanziario dei mezzadri attualmente possessori. ,, Il principio così sancito v.enne poi riassunto d~ rante l'agitazione nella formola che .già conosciamo: " le macchine a chi le fa fu,,zionare "' Tutto il. ragionamento col quale si giunse alla di– chiarazione di tale " prin9ipio ,, fu quello che ab– biamo sommariamente esposto più sopra. I braccianti -- si disse - là dove è stato abolito lo scambio delle opere mezzadrili nella trebbiatura, sono i soli a lavorare intorn~, alle macchine, e sono pei;ciò i soli che abbiano diritto a possedere le macchine'. I mezzii,dri non hanno, rispetto a\l esse,, alcun in,teresse diverso da quello che, per esempio, i muratori avreb– bero rispetto ad u_na Cooperativa di fabbri. Contr,o' la proposta formulata dai repubblicani (sia pure in maniera imperfetta e confusa). a favore delle Coo perative miste fra mezzadri e braccianti, si obbiet– tava che in tal modo i mezzadri sarebbero venuti a parteéipare al prodotto di un lavoro che non face– vano. Il che sarebbe stato contrario al " principio " secondo il quale il lavoratore deve godere intero il prodotto del proprio lavoro. Analizziamo- ora brevemente l'ordine del giorno del Congresso. Anzitutto, il principio era formulato in maniera troppo generale. Per quanto dai precedenti e dalla discussione del Congresso risultasse che tutto il ra– gionamento fatto per giungere a tale principio ba– sava sulla premessa che i mezzadri non lavorassero più normalmente intorno alla• macchina, cioè che fosse già abolito nella trebbiatura lo scambio delle opere mezzàdrili; la dizione era tale da far credere· che il principio medesimo avesse un valore' univer– sale e dovesse perciò applicarsi anche a quelle zone della Romagna - vaste e numerose - in cui la eletta abolizione non era avvenuta. E, poichè le dette zone sono anche quelle in cui i braccianti si presen– tanq meno numerosi e meno forti, una siffatta cre– denza - togliendo anche quella parte di giusto che nelle discussioni del Congresso poteva esservi stata relaUvamente al ca~o diverso della completa aboli– zione dello scambio delle opere - vi inasprì inutil– mente gli attriti fra mezzadri e braccianti. Grande giovamento ue fra1:1seroi clericali ed i moderati, che nel Faentino e nell'Imolese avevano cominciato a,t orgaJ1izzare i contadini.• Per ritornare alle sole zone alle quali in realtà la discussione doveva •riferirsi e limitarsi, il problema riguardava la proprietà e l'esercizio delle trebbia– trici ; e la questione della proprietà, per la sua stessa natura, precedeva· quella - anch'essa, del resto, importantissima - della gestione. ·Ora l'ordine del giorno diceva che la gestione spettava ai brac– cianti, ma della proprietà non parlava. In un pro– Wema di tanta delicatezza o.on si poteva immaginare una omissione moralmente più biasimevole e prati– camente più dannosa. Il fatto, se non si giustifica, si spiega. Uno dei fir– matarii dell'ordine del &iorno, il Baldini, aveva am– messo precedentemente, m alcuni articoli sull'Avanti I di cui ci occuperemo in seguito, che la proprietà - si badi, la sola pi;-oprietà, non la gestione -:- dovesse appartenere ad organismi più larghi ché non le Cooperative di categoria fra soli -braccianti. II si– lenzio da noi lamentato fu dunque una·momentanea e forzata concessione alle· idee del Baldini. Ma, sP, su tale punto, la lettera dell'ordine del !]:iorno di Bolo,g-na fu equivoca, lo spirito di tutta la discussione, i discorsi del Mazzoni, dello :Zirardin.i e dell'anarchico Zanotti (applauditissimi dai socialisti presenti.... appunto perchè parlava da anarchfco); tutti gli argomenti con cui la Lotta di clas!le di Forlì (diretta. dal socialista blanqufatà Mussolini) e la Romagn((, socialista di Ra;venna (diretta dal Maz– zoni) impostarono e sostennero la battaglia, furono sempre e soltanto diretti a dimostrare che i mez– zadri non avevano alcun interesse ed alcun diritto alla comproprietà delle trebbiatrici: cioè, che i brac: cianti ne dovevano essere. i proprietari esclusivi. Valga qualch~ esempio. Sull' Ananti I del 1 ° nove_mhre 1909, nell'imminenza del Congresso di Bologna, Mazzoni scriveva un ar– ticolo per combattere le Cooperative miste da noi sostenute. Ne stralcieremo· due fra i brani più carat– teristici: " Sospingiamo pure i gruppi sul terreno della coo– perazione· integrale: e facciamo pure che tutti (tutti quelli che lavorano però) partecipino equamente agli utili. Ma, anche quando ci troveremo a questa risoluzione, noi domanderemo sempre che il Graziadei ci spieghi con quale diritto, per quale contributo di attività, i contadini parteciperanno a questo fascio delle forze cooperative. ,, E più oltre: " Ma nel caso attuale i lavoratori effettivi, coloro che sgobbano e sudano, dovrebbero accogliere in seno alla Ccoperativa ·mista il contadino che non lavora; che, nella' figura di' possessore delllj. macchina, non è per nulla diverso dal vecchio padrone; che -utili~za la macchina pel suo fondo e pei suoi interessi privati. E perchè, di grazia? ,, ·L'articolista concludeva sostenendo che i mezzadri avrebbero potuto acquistare il diritto alla compro– prietà delle trebbiatrici quel solo giorno in cui, " al fascio delle forze cooperativè,, avessero potuto con– ferire .... la terra espropriata. Lo ~forzo era dunque diretto a comhattere, per ragioni di pi·incipio, il concetto delle Cooperative miste, anche se nel senso e coi criterii di riparti- zione da noi sostenuti. , DuE;imesi dopo il Congresso di Bologna, e preci– samente il 1° gennaio 1910, la Romagna socialista, in un articolo non firmato, e riassumente quindi il pensiero del giornale e delle forze che lo sostene– vano, stampava fra l'altr'o: " Noi pensiamo perfettamente che un gio1·no le terre, le macchine, gli strumenti varii dovranno essere pro– pdetà di tutti, eserciti però dalle rispettive categorie. Ma ora - transitoriamente - quando una Coopera– tiva sorge nel mondo borghese, deve necessariamente possedere, anche se ciò è - per forza di cose - con– trario al nostro obbiettivo finale. Facciamo un eseIQpio. Vi sono a Ravenna Coopera– tive agricole, calzolai, fornai, muratori, fabbri, macchi– nìsti, ecc., ecc.? Ebbene; momentaneamente noi siamo . costretti a permettere ,che' ogni gruppo possegga i propri strumenti o mezzi di lavoro (terra, macchine, ecc., ecc.). In un a,vvenire, che auguriamo prossimo, qÙeste Coo-

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