Critica Sociale - XXII - n. 21-22 - 1-16 novembre 1912

332 CRITICA SOCIALE gnarc pur nelle esistenze e negli ambienti più ·cor– rolti, ma di possedere la « divina », la prodigiosa virtù di redimere quelle esistenze, di riabilitarle, di pu1;ificarl,e, di risollevarle nel sole. L'amore, il « vero amore>> doveva essere più forle d'ogni conuttela, e oapace di colmare tutti gli abissi della gerarchia so– -ci<::He e morale che dividono l'uomo dall'uomo; capace ùi elevare: aU.e vette più sublimi del disinteresse e cJ.ell',eroi,smoa.nche gli spiriti più grami, quelli cihe un'ingenita debole,zza o l•e vi,cende di una lotLa f.eroce per la vita trascinarono nel fango e nella deprava– zione. Concediamo che in questa concezione - come in genere 111enevisioni del romanticismo ,lettera-rio - possa essere del falso, dell'eccessivo, della « tesi ». Seb– bene essa certamente nobilita ed esalta la virtù del– l'amore, assai più di quell'altra, borghesemente quie– tistica e cautelosa, per la qua•le esso dovrebbe, come l'ermellino, temere di lodarsi ad ogni contatto; e seb– bene, assai più di quell'altra, operando corno· sugge– sU.one sui canclid,ati aN'amore, essa tenda a far-e •cli quest'ultimo un elemento cl<inami·co ,e battagliero di altruismo, di, rinnovazione ,e di ,elevazione indivi– duale e -colJ.ettiva•.Ma la «purezza» d,ella quale ci disconono i nuovi moralisti, della cui scuola è :il Mon– dolfo, non è affatto, o non è soltanto, ],a « purezza morale», il candore e la probità d-el sentimento e del pensiero; è propri-0 la « purezza fisica», la «purezza» che sta a guardia - come l'Eunuco del Serraglio - dell'apparato genitale dell'uomo e deirla donna, nel quale, e nella cui custodia più gelosa da ogni contatto od esercizio contamin,ato·re, ripone una -specie di su– perstiziosa sollecitudine, che è per la donna l'onore, per l'uomo la virtù, fin.o a che la grande o•ra non scoc– chi, fino a che il rito non si celebri, 1 la qua,]e ed il quale sciolgano l'uomo ,e la donna dall'interdizione di quella purte di ·se stessi. È insomnw la «purezza» che significa astinenva sessuale, la cc ideale astinenza p!'e– matrimoniale » - come s-crive appunto il Mondolfo - la religione d,ella severa -castità, no,n già ,suggerita e limitata cla.Heesigenze dell'igiene, d,ai consigli della prudenza, dalla preoccupazione dei vincoJ.i e delle responsabilità che, in dati casi, scaturiscono · dagli abbandoni dell'amore, ma accettata per se stessa, come un dovere misterioso, supremo ed indiscutibile, come un imperativo categorico che trova in se me– desimo le ragioni determinatrici. È il culto, in altri termini, della v-era e propria «verginità», quella ver– ginitil corporale che suol essere - ripetiamo col Mon– do-lfo - in linea generaJ.e, e salvo i oa:si eccezion~li di viol,enza sofferta,. il segno e la gu,ar,entigi~ mate– l'iale di una correlativa cc verginità psioologi,ca >>. (Quanto questo risponda al vero, potr,ebbe ,essere te– ma cli un discors·o •salace ed anegro, e ciascuno potrà farlo a se stesso ripensando al 1 candor,e delicato di ,certi zitelli e di certe zitelione di sua con-()lscenza). Noi abbiamo parlato di una « virtù seminaristica»: e il nostro cont:mddittore ha fieramente protestato. Ma ,noi chiediamo ancora che cos'altro possa m,ai es– sere se non « virtù semiJll,aristica » - la f.rase non ha d'uopo di molte spiegazioni per esse-re intesa - cotesta pr,eoccupazione di una « purità », che si tra– duce e si -risolve nel rinnegamento sistematico, all'in– fuori dai motivi ordin,arii della prudenza igienica e mo-raie, cli una funzione fisi-o•logica foindamentale, la espli,cazi,one cieli.a qu,ale ·è ,così strettamente conne-ssa •Golia-pien,ezz,a d-e-llavita sana ,e gioc011clia,da costi- tuire, dopo quello del cibo, il bisogno più tirannico di tutte le stirpi, la ragione e lo stimolo più impe– rioso ed inesorabile dell'attiv.ità, della· lotta, della con– quist,a, di tutlo ciò ohe è luce dell,a esistenza, che è fiamma del senso e del pensiero, vita della vita. E chiedi,amo ,che ci valse avere sgombrate le profondità della nostra psi·cologia daHe demenze millennarie della sup,erstizio,ne, se poi dovevamo rilo-rnare - sia pure per diverse vie e con terminologie meno bambinesche - a quei medesimi concetti di «impurità», di « p-ec– cato », di « maledizione della carne», ecc. ecc., per i quali il medio evo condannava la donna come •la « porta del dia,volo », e additava nel cenobio, nella Tebaide, nella compressione e castrazione dei sensi, l'ideale deHa perfezione e d•ella santità. * ** Ben vero che l'amico Mondolfo giovane avve- duto - non spinge alle estreme ,conseguenze il suo puritanismo; cerca, anzi di lubrificargJi la via mercè più accomodamenti con Satanasso. Per lui la « ver– ginità», gelosamente custodita, non sarebbe che provvisoria, limitata al periodo ,ch'egli chiama' « pre– matrimonial,e », ·preordinata in qualche modo all'olo– causto di se stessa. In un senso, non sa.l'ebbe dunque d-el puritanismo nè d,ella rinuncia, ma anzi del raf– finato epicur-eismo; un'avariìia sapiente, un tesoreg– giamento di energie, in vista, ed in preparazione di più intense voluttà future. Ei farebbe, insomma, e vorrebbe si facesse come chi, SJpendosi convitato a un'agape prelibatissima, si studia di aguzzarsi l'ap– petito con l'astuzia di un prolungato, preventivo d-i– giuno. Soltanto - per tenerci al paragone - non vi sarà egli pericolo che, perdurando il digiuno oltre ogni ragionevole misura (ammette il M-0ndolfo, che si tratti sovente della magg-ior parte della giovinezza), il troppo, raffinato discepo\.o del savio Epicuro arrivi all',agognato banchetto con lo stomaco sfatto. da-ll'ina– nizione ,e re,so incapace ,aJ.ledigestioni normali? Ma non è per ,co-testa pr,eoccupazi-one, bensì per la neoessità di quakosa pur concedere alla umana con– cupiscenza ,e fragilità, che il nostro contraddittore at– tenua J,a severità del regime. Infatti, mentre esalta l'astinenza _:_ la « ideale purezza fisica prematrimo– niale » -, si contenta tuttavia, almeno per il maschio, di quella ch'egli chiama la « verginità psicologioa »; basterà che, l'amante futuro si conservi «innocente» se non proprio nella carne - <li ciò il Mondolfo in– tui,sce non soltanto ,la difficoltà, ma fors'ane-0 il ridi– colo - almeno nel pensiero e nel sentimento. E infine non s·i stanca di ri,petere che si tratta soltanto di un ide,a,Je, di una norma-limite, di u.n archetipo di per– fettezza mo,ra!,e, cui si può e si deve mirare ed aoco– •stars,i, senza tuttavia sperar,e o pretender-e di v,era– mente raggiungerli. Or non è questo un po' - e un oel po' - il leggendario dis-corso della chie,sa cattolica - che ammette tanti strappi alla regola, da purgarsi nel segreto del confessionale - e per la quale il pec– cato quasi sempre è veniale, pur,chè non re-chi con sè il mal esempio e lo scandalo? Ebbene, lutto questo non ci va giù, per sforzi che facciamo a ingegnarci di trangugiarlo. Un precetto morale, il quale è convenuto che si possa, ,anzi che si debba trasgredire pel mino,r male - -un precetto per il giorno di f.esta -- ... via! ci ha troppo l'aspetto di u,n dovère di -cerimoniale. E saremmo ,ouriosi di co– nos·cere. a quale stregua dolvrù po,i misurarsi, e con quante e qua,li Lr,1nss1zio11i e •con-cessiol')isarù compa-

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