Critica Sociale - Anno XXII - n. 20 - 15 ottobre 1912

318 CRITICA SOCIALE • sero rivolte soltanto contro i braccianti, e tentare di soffocarle. Poichè nessuna categoria di lavoratori pa m!l,i compiuta la propr'ia ascensione improvvisa– mente, e poiche l'aumento della forza dei mezzadri rispetto ai proprietari avrebbe finito per giovare in– direttamente a tutta la classe lavoratrice, sarebbe stato ben più utile se - pur prendendo le debite garanzie - il movimento dei mezzadri fosse stato incoraggiato anzichè ostacolato. (Continua). .ANTONIO GRAZIADEI. [00 PERAZIOff EE!O[IAll!MO In lff 6Hll TERRA dal 1820 al. 1830 Legg'endo il breve riassunto, che ei manda a nostro Pagliari, clell'arlicolo ciel Pumpiansky - riassunto che pubblic/1iamo qui sollo - il nostro pensiero sor– prese se stessçi più volte in u,na specie cli «metatesi» storica, cronologica e geografica. Dove l'autore evo– cava vecchi nomi e vecchie cose inglesi, a noi sovveni– vano, per. un'invincibile associazione di idee, cose e nomi italiani, non vecchi, ma di questi anni: gior– rutli, istituzioni, persone ... Non pretendiamo - si badi asseverare con ci_ò che proprio l'Inghilterra del 1820-1830 equivalesse, po– liticamente, socialmente, economicamente, all'Italia, poniamo, ciel 1900-1910. Queste riproduzioni, questi ricalchi, non ci dà la storia. Pure, in quel crepuscolo . di capitalismo, in cui il naufragio lento dell'artigia– nato e e/e.Ila piccola produzione preoccupa ancora il pensiero sociale più che non il problema del vero e proprio proletariato di fabbrica, che pure già si af– ferma; onde tutto un lavorio sorge e si prosegue di cooperazione più o meno socialista, o almeno sedi– cente e se credente tale - una cooperazione,· dai grane/i concepimenti e dal passo breve, che rispecchia inconsapevolmente la psicologia e l'anima del piccolo proclu/lore che si disfà - e i~lanto penetra e colora di sè il nascente movimento e la tuttora acerba orga– nizzazione della resistenza, con l'effetto e cli non riu– scire ad essere essa vera cooperazione, e di non la– sciare che la resistenza diventi vera e ·c/efìniliva resi– stenza - n•on ui è egli, in tutto ciò, qualcosa che adombra, che rammenta, una parte del nostro attuale _movimento proletario e ciel nostro socialismo, !3 al tempo stess_o ne fa la critica e ne sbozza an/icipala– mente la storia? Poniamo, ben s'intende, il problema•- senza pre– tesa cli risolvel'lo in quattro righe. E intanto l'articolo ciel Pumpianslcy rimane, nel riassunto ciel Pagliari, ciò. che il titolo vuole che sia: cc Cooperazione e so– cialismo - non oggi, in Italia - ma, e/al 1820 al 1830, in lng hilterra >>. La C. S. Un articolo su questo tema- di L. Pumpiansky, ne,1- l'Archiv fiir c/ie Geschichte des Sozialismus une/ der Arbeiterbewegung (1), meriterebbe un largo riassunto. Quel periodo -clella storia inglese - rileva il Pum– piansky - fu contrassegnato eia movimenti sociali · import:inli •e d,n un:i parallela elaborazione rii nuo,ve clotl.t·itu1 suciali, tani.o che no-n v'è trai.I.<>cm•atteri– sti-co -del moderno movimento operaio, che non vi si trovi giù come embrionalmente accennato. Il so- ' . ' ! (1) rr,•r Jahrgang, 2 u. 8 Hert. - Let1iztg, Vertng von c. L. Fllrsoh– reld, 1912. cialismo - non s1 dimentichi che eravam-0 agli al– bori del capitalismo• - si sviluppò in Inghilterra colla e, in gran parte, dalla cooperazione; mentre, per converso, la praxis coope-rativa era tutta impregnata di id,ealità e di finalità socialiste. Ne seguì che quel movimento cooperativo, malgrado un rapido rigoglio, fini' per sacrificare il suo successo pratico a quella febbre di idealismo. Tfacciando, a grandi Hnee, la rivoluzione indu– striale inglese di quel periodo, caratterizzata dall'af– fermarsi vittorioso· d-eHa grande industria e che por– tava in sè le due tenden1ie opposte: una distnuttrice, l'altra creatrice, l'Autore osserva come la classe o,pe– raia fosse allora divisa in due parti, affatto diverse per la condizione economica e per lo sviluppo: il proletariato moderno da un lato, e la mass-a dei pic– coli produttori, p·ro.Jetarizzati dallo• sviluppo vitto-· rioso della grande industria, dall'a.ltro. Misere en– trambe; ma ben altrimenti tragica la sorte d,ella se– conda, perchè •senza speranza di rimedio, come di– mostrarono le inascoltate p-etizioni a,l Parlamento, in– vocanti protezione contro le macchine e le fabbriche, e la inanità delle furiose rivolte de·i luddisti fra il 1811 e il 1815. La crisi della piccola impresa, in quel v-ertiginoso accumularsi di capitali e ingigantirsi della produ– zione, attrae •e sequestra tutto l'interesse degli stu– diosi, velando ai loro occhi il problema del prole– ta ;ria.to , sebbene già si affermasse nelle lotte econo– mi-che e politi-che contro gli imprenditori e l,a bor, ghesia ,e nel'J.e•agitazioni per la ·legislazione delle fab– bri-che e per la r,iduzione de!J.a giornata d.i lavoro. 'Il Pumpiansky dimostra diffusamente come .J'utopi– smo socialista di Owen, col suo, ideale della comunità rurà,J,e cooperativa, il sodalismo piccolo-borghese di Thompson ed Hodgskin, l'oTganizzazion,e dello scam– bio propugm1ta da Gray, hanno appunto·, come fon– damento ,economico, la -condizione del lavoratore a mano, proletarizzato dalla· grande industria. Movendo da una vaga idea di guerra alla miseria delle masse, quella doth:ina socialista propugna an– zitutto comunità cooperative, o fondate, come in Owen, su basi autoritario-fikmtropi-che, o democratico-egua– litari-e, come in Thompson. Nel sistema « naturale » dei piccoli produttori, ideato eia. Thompson e da Hodgskin - economia operaio-capitalistica, nella quale lavoratore -e capitalista si fonderebbero in una sola persona - la Cooperativa si presentava come un mezzo sussidi,ario per accumulare capitale, e come una forma di transazi-0ne, verso, per l'appunto, la comunità cooperativa. Si affrontò in seguito anche il problema dello scambio, o vagheggiandosi la orga– nizzazione dello scambio dei prodoUi degli operai a mano, o, con Gray, una vero e più vasta organiz– zazione ,collettivista, .sotto il controllo di una Camera di Commercio, di tutta la produzion,e e di tutto il traffico. Nella pratica, la cooperazione del periodo. attra– v,ersa due tappe: dal 1827 al 1832 non sono che sva– riate forme di Cooperative isolate; dal 1832 al 1834 si tenta, in grandi proporzi-0ni, l'organizzazione, nelle cc Borse ·del lavoro », della vendita dei prodotti dei piccoli produttori - la soluzione thompsoniana del problema sociale sulla bas-e della ·conservata piccola impresa., Questi esperimenti - sui quali il Pumpian– sky si indugia lungamente - non ebbero successo concreto; ma concorsero a diffondere i prin-cipii della ,cooperazione nelle masse degli artigiani e degli ope– ra,i industriali, e prepararono il progresso del pen– siero socialista, familiarizzandole coll'idea di una ri– voluzione· del -capitalismo. *** Quale l'influenza di questo socialismo-cooperativo sul movimento operaio inglese? Dietro il problema più vistoso, in apparenza, dei lavoratori a mano, espropriati -ed immiseriti, facevn già capolino, ,come s'è uccennato, l'altro, ben diverso,· d-el giovane proleta,riato di fabbrica, .movimento di classe per eccellenza; anzitutto nel campo econo– mico, ove si mani•festa con scioperi ,ed aspre lotte e ,con un grande impulso all'organizziaiione di resi-. stenza ,e al suo accentramento- in Federazioni regio– nali e nazionali, possibi,lmente per tutta un'industria;

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