Critica Sociale - Anno XXII - n. 20 - 15 ottobre 1912
CRITICA SOCIALE 317 meno ogni possibilità di sostituire, sia pure parzial- • mente, la mano d'opera necessaria per il funziona– mento delle trebbiatrici e per tutti gli altri lavori Hgrari. Invece, a lotta impegnata, i braccianti re– pubblicani, per ragioni di parte, si staccarono dalla maggioranza della loro stessa categoria, e andarono a costituire il nucleo di forza-lavoro ·salariata che permise ai mezzadri - la cui difesa era stata ap– punto assunta dal partito repubblicano - di conti– nuare i lavori agricoli, malgrado il rifiuto dei b:ac– cianti socialisti di prestare loro la propria opera. Eppure la diserzione dei. brar.cianti repubblicani era fra le èose più probabili: sia per l'incapacità, così generale in Romagna, di distinguere le questioni economiche e la politica di classe rispettivamente · rlalle questioni politiche e dalla politica di partito, sia perchè, di fatto, al.cuni dei moventi cui si ispi– ravano gli organizzatori socialisti dei, braccianti - organizzatori già impegnati personalmente in un'an– tica ed aspra lQtta contro i repubblicani - erano, anche se non lo si voleva apertamente confessare, ' politici. Altro errore fu di avere s.ottovalwtate così le pos– sibilità come le ragioni della resistenza da parte dei mezzadri. Delle prime abbiamo parlato a suo tempo, trat– tando i " problemi della mezzadria »· Delle seconde abbiamo accennato poco più sopra, quando abbiamo studiati i move.nti che spingevano i mezzadri verso la proprietà delle trebbiatrici. Abbiamo visto infatti che il loro scopo prevalente non era tanto - come credevano i braccianti .:_ quello di speculare sul g11adagno relativamente modesto dell'esercizio delle trebbiatrici, quanto quello di assicurarsi la conve– nienza del prezzo e sopratutto la continuità del fun– zionamento di macchine, che.sono indispensabili per– chè essi possano ottenere nella forma più adatta la parte loro spettante di uno dei principali· prodotti costituenti il loro stesso salario in natura. Si com– prende dunque che, per queste l'agioni, e al di sopra delle suggestioni' politicanti del!' uno o ·dell' altto partito, essi dovessero opporre alle pretese dei brac– cianti una resistenza ben più ·accanita di quella che avrebbero· sviluppata se il loro fine unico o preva– lente fosse stato il modesto guadagno ottenibHe, sulla sola parte. padronale del prodotto, dall'esercizio pelle trebbiatrici. Ancora, quali scopi pratici avrebbero raggiunto i braccianti se la loro tesi avesse trionfato? Evidentemente, lo scopo di tenere in certo modt> in ostaggio i mezzadri, colla esclusiva proprietà delle trebbiatrici così necessarie a questi ultimi, era ir– raggiungibile per la sua stessa enormità. Restavà dunque l'altro scopo, di carattere puramente econo– mico: quello di realizzare, coll'industria delle mac– chine, il profittQ che prima andava a vantaggio di privati speculatori. Per le ragioni che abbiamo in parte già viste, il profitto derivante dalJ'.esercizio delle trebbiatrici sa– rebbe stato molto maggiore nelle mani dei brac– cianti che non in quelle dei mezzadri. · · Invero, i mezzadri, essendo consumatori del ser– vizio delle macchine per la loro metà del grano, e dovendo quindi considerare come una semplice par– tita di giro il profitto realizzato su di esse, non avrebbero potuto lucrare effettivamente se non sulla trasformazione del grano residuo, di proprietà pa– dronale. Invece i braccianti, non possedendo gene– ralme:nte grano proprio da "battere" (1) ed essendo perciò· esclusivamente venditori del servizio delle i ( 1 ) Eccettuati I braccianti che avevano ,:,.ssunteterre a "terzeria,. Circa Il guadagno dalle macchine sul loro terzo di grano, valgono le osserva'lllonl che abbiamo ratte pel guadagno dallo macclllne stesse ·e sulla metà del grano spettante al mezzadro. trebbiatrici, potevano ricavare un profitto reale, tanto sulla trasformazione del grano del padrone, quanto su quella del grano del mezzadro: potevano, cioè, a garità di prezzo nel nolo delle macchine, ottenere un profitto doppio. Inoltre, e sempre perchè erano essenzialmente venditori del servizio delle macchine, i bracciantì avrebbero potuto elevare il prezzo di tutto il loro nolo; mentre i mezzadri non avrebbero potuto farlo utilmente se non per il nolo da pagarsi dai proprietari della terra, ed ancora in misura ben più modesta, data la loro scarsa indipendenza di fronte ai padronì. Tuttavia,· pur ammettendo ciò, quali sarebbe1'0 · stati realmente i _guadagni, che i braccianti avreb– bero potuto fare monopolizzando le macchine? Con– cediamo - quantunque a nostro credere, si tratti di una aliquota esagerata - che il guadagno netto delle macchine trebbiatrici nel Ravennate sia, sulla base dei noli og.gi vigenti, da11'8 al 10 °lo tra inte– resse e'profitto. Ebbene, basta riflettere che in ogni zona la durata della trebbiatura non supera una media di 40 giorni, per dover convenire che una in– dustria limitata ad un così breve periodo di tempo,, per quanto possa presentare un alto saggio di pro– fitto, non sarà mai in condizioni di assicurare un guadagno assoluto annuale molto grande. Poichè il male più grande per i braccianti roma– gnoli_ in genere e per quelli del basso Ravennate in ispecie è la disoccupazione, e poichè una delle loro principali giustificazioni al tentativo di monopoliz– zare l'industria delle trebbiatrici era quella appunto cli lenire gli effetti di tale disoccupazione, riesce evidente che anche questo mezzo appartiene ai molti rimedi troppo empirici, coi quali i braccianti roma– gnoli si sforzano di ovviare alla scarsezza di lavoro. Parlando dei varl modi per risolvere il problema della disoccupazione, abbiamo già visto quali siano i più efficaci, e quali i meno. Se fosse riuscita, avremmo dovuto collocare in questa seconda c,:1,te– goria l'assunzione monopolistica da parte dei brac– ciati deila industria delle trebbiatrici. Per la sover– chia brevità del tempo in cui tale industria si eser– cita, il lenimento, che essa avrebbe portato alla dis– occupazione dei braccianti del basso Ravennate e Forlivese, avrebbe avuto, nella sua scarsa efficallia, molti punti di contatto col sistema della riduzione o della abolizione dello scambio d'opere. Una volta dunque che i risultati economici di una eventuale vittoria sarebbero stati assai scarsi, e che per raggiungerli si dimostrava ad ogni- modo inevi– tabile una lotta feroce fra due categorie di lavora– tori, c'è da domandarsi ancora una volta se valeva · la pena di impegnare la battaglia. Infine,· i braccianti e i loro organizzatori commi– sero - da un punto di vista più generale - un grnnde errore, non apprezzando il significato di quel movimento di categoria dei mezzadri, del quale la tendenza a procurarsi le trebbiatrici era. una delle manifestazioni più caratteristiche. ' Per chi giudichi serenamente, tale movimento era una affermazione dell'aumento di coscienza dei mez– zadri, della loro capacità di organizzarsi, della loro forza di fronte ai proprietarì. Tanto è vero che i propri-etarì _: se per opportunità appoggiarono in un certo momento i mezzadri co.ù detti " gialli " contro i mezzadri così detti " rossi " e contro la maggioranza dei braccianti - non vollero mai am– mettere il principio che i mezzadri " gialli " potes– sero adoperare per diritto le proprie trebbiatrici. Essi vollero sempre che venisse considerato come frutto di loro graziosa concessione un fatto, che in realtà avevano perduta la forza di impe<lire. Poichè dunque le aspirazioni dei mezzadri significa– vano in pratica una limitazione dell'autorità e delle funzioni padronali, non conveniva dipingerle come fos-
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