Critica Sociale - Anno XXII - n. 20 - 15 ottobre 1912

CRITICA SOCIALE 315 Senonchè, a partire dal 1907 nel Ravennate e dal 1908 in altre_ parti della Romagna, i mezzadri, i quali erano andati acquistando una maggiore co– scienza dei loro particolari interessi e miravano a creare tutto un loro proprio movimento di categoria, cominciarono ad acquistare per proprio conto un certo numero di macchine trebbiatrici. Una, t11,lepolitica determinò rapidamente un nuovo motivo di conflitto tra mezzadri e braccianti. I diversi punii divista dei braccianti e deimezzadri. Intorno alle trebbiatrici prestano la loro opera i macchinisti e fuochisti - che sono salariati il cui lavoro rappresenta un grado abbastanza elevato di specificazione -- e i braccianti veri e propri. Ora, diventando la macchina proprietà dei mezzadri, tanto i macchinisti e fuochisti, quanto i braccianti, si sarebbero trovati a dover lavorare per conto dei mezzadri stessi. Se dunque una delle più gravi cause di conflitto fra mezzadtii e braccianti era ed è che i secondi sono in molti lavori agricoli i saiariati dei primi, la..tendenza dei mezzadri a sostituirsi agli antichi industriali nella proprietà delle macchine, aggiungeva una nuova causa di, attrito alle molte già esistenti. L'esperienza, del resto, doveva ben allarmare i la• voratori addetti alle trebbiatrici. Già nel 1908 i macchinisti e fuochisti, nel trattare i nuovi miglio– ramenti alle proprie tariffe, avevano trovato minori ostacoli presso gli industriali che ancora possedevano macchine., che non presso quei mezzadri i quali, alJa loro volta, ne avevano già acquistate alcune. Questo punto di vista relativo agli interessi di categoria si ricollegava con una considerazione più generale che valeva a rafforzarlo e nobilitarlo. E' canone della cooperazione di classe - in quella sua prima e più embrionale forma che è la coope• razione di categoria - che coloro, i quali intendono diventare proprietari di un dato strumento o di una data macchina, devono essere quei _medesimi, e sol• tanto quei medesimi, che vi lavorano attorno. Poichè i mezzadri di una parte della Romagna - in ·seguito alla abolizione completa dello scambio delle opere - non compivano più intorno aIJe treb– biatrici se non le funzioni di sussidiari, pareva dunque contrario ai sani principì della cooperazione che essi volessero gestire cooperativamente uno stru– mento di lavoro, intorno al quale non erano più assidui (1).· Se queste erano le obiezioni più valevoli che i braccianti e i ·1oro organizzatori socialisti muove– vano contro la tendenza dei mezzadri di. rendersi pro~rietarì esélusiv'i del'le trebbiatrici, altre loro OB· servazioni erano invece completamente infondate. Per il fatto che i mezzadri, nelle zone in cui era stato completamente abolito lo scambio delle opere, non lavoravano più intorno alle trebb'iatrici, ne in– ducevano che essi non avevano più, in rapporto alle I ( 1 ) SI noti, una volta per sempre, che per ragioni di brevità ab• biamo parlato e parleremo - trattando del lavoratori che ranno funzionare le trebbiatrici - del aoll braccianti. In realtà, tnstem~ col braccianti propriamente detti, e con funzioni più Importanti e speo!allzzate, lavorano anche I macchinisti, fuochisti e pagllerlni. Costoro formerebbero dunque una nuova categoria. Senonchè, es– sendo anch'essi salariati, dovendo d'!rante Il rosto dell'anno - per la brevità del periodo della trebbiatura - dedicarsi ad altri lavori, ed essendo - nei luoghi dove è abolito lo aoa'mb!o delle opere - una minoranza In confronto del braccianti occupati Intorno ad ogni macchina, essi rappresentano una categoria molto afllne a quella del braccianti, e di m!,ior peso sociale. Queste ragioni giustificano In parte la nostra omissione. Ad ogni modo resta Inteso che, quando, rispetto alle trebbiatrici, parleremo del braoclanl!, Intenderemo sempre riferire! anche al macchinisti, fuooh!sl! e paglierini. macchine medesime, se non un semplice interesse di consumatori. Concludevano quindi che le preoc– cupazioni dei mezzadri, rispetto ad una Cooperativa di braccianti che avesse avuta la proprietà esclusiva delle trebbiatrici, non potevano riuscire diverse e maggiori di quelle di qualsiasi altro gruppo di la– voratori che fosse stato consumatore di fronte al prodotto od al servizio di qualsiasi altra Coopera– tiva. Errore - questo - dipendente dalla solita man– canza di nozioni agrarie, e dalla solita incapacità a disting.uere fra ambiente agricolo ed ambiente in– dustriale. Nell'industria il lavoratore è pagato non in natura, ma in moneta. Perciò, che il prodotto tlel suo lavoro sia finito (come nel caso, ad esempio, della lavora– r.ione del pane) o che formi il primo anello di tutta una lunga catena di successive trasformazioni (come nel caso, ad esempio, della estrazione del ferro), la cosa è per lui indifferente. Nell'una o nell'altra ipo• tesi, egli trova nel modo stesso della sua remune• razione, e cioè nel salario in moneta, il- mezzo per proeurarsi, attraverso allo scambio, le merci di, cui ha bisogno, nella forma che devono avere per essergli senz'altro utili. Invece, nei contratti agrari a partecipazione, e quindi anche col sistema della mezzadria, il lavora– tore è pagato in natura. Egli ha dunque interesse, come produttore 'ed agli effetti della quota di pro– dotto co111plessivo spettantegli nella distribuzione, che i vari prodotti con cui viene rimunerato siano ridotti - coi mezzi più economici e più sicuri - nella forma in cui 'soltanto possono essere da lui utilizzati. Il suo interesse. in tale senso è tanto maggiore, in quanto - secondo abbiamo notato a suo tempo - una delle più caratteristiche conse– guenze della mezzadrìa -è che il colono cerca rica– vare dalla terra il massimo numero dei prodotti ne– cessari al suo consumo domestico. Ora, nella mezzadria romagnola, un prodotto fon– damentale per il consumo domestico del mezzadro, e perciò uno dei principali che egli ottiene in com– penso del suo lavoro, è il grano. Il quale si ripar– tisce fra proprietario e mezzadro, ed acquista una forma, se non utilizzabile in modo diretto, utilizza• bile almeno in commercio, soltanto quando è stato sgranato, cioè quando è stato sottoposto all'azione appunto delle trebbiatl'ici. Poichè dunque la trebbiatura - nelle attuali , condizioni delJa divisione del lavoro e -dell'economia agricola in Romagna - è una operazione che pre– cede il momento in cui il mezzadro può ottenere la remunerazione del proprio lavoro in grano, riesce evidente che, _all'infuori delJa sua partecipazione, o meno, al lavoro dell_a trebbiatura medesima, egli è a questa interessato come produttore e come per– cettore del proprio salario in natura. Per riassumere, mentre col sistema del salario in moneta il lavoratore non può essere colpito da un gruppo di altri lavoratori, che produca una merce od un servizio di cui egli abbia bisogno, se non come consumatore; col sistema del salario agricolo in natura o, meglio, delJa partecipazione al pro– dotto, il mezzadro può esserè colpito anche come produttore e come percettore della remunerazione del proprio lavoro, quando si trovi di fronte ad un gruppo di altri lavoratori che prestino monopolisti– camente un servizio destinato - come la trebbia– tura - alla trasformazione di uno dei prodotti agri• coli facenti parte del suo stesso salario. Da questo primo errore di giudizio, i braccianti erano tratti ad un secondo. Essi ritenevano che i mezzadri aspirassero alla proprietà del~e trebbiatrici esclusivamente per il guadagno che ne potevano ricavare.

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