Critica Sociale - Anno XXII - n.18 - 16 settembre 1912
CRITICA SOCIALE 281 riunirono, ed elessero nel loro !'\r.no una Comrnis– sio11ecli sedici membri, dei quali o Uo proponiona– listi e oLLoavversari della R. P., con l'incarico cli trovare •un compromesso, una conciliazione, agendo inclipenclenlemente e all'insaputa d·ella Commissione parlamenLare ·del suffragio universale. N9n si può cerlo dire che questo ,procedimento fosse costituzio– nalmente corretto e conforme ai buoni usi parla– mentari! Ma dobbiamo riconoscere che la situazione era davvero eccezionalmenle intricata: Se, ad esem– pio, il Ministero avesse ritirato i[. disegno di .legge, e si fosse, comun,rue, sulla riforma elettorale, ve– nuti ad una votazione che irnportasse la fiducia po– litica nel G(}.binetto, quel centinaio di proporziona– listi, facenti parte della maggioranza ministe·riale, e dal suffragio dei quali dipendeva l'esito del voto, si sarebbero trovati in ben crudele imbarazzo. Ac– cordavano la fiducia al Governo? E la R. P. era seppellita, ed essi si ponevano in contradizione con se medesimi, apparendo delle banderuole cli fronte a quelli, a fianco dei quali avevano impegnata e so– stenuta la- battaglia proporzionalista. Negavano la fìducia richiesta? In coscienza non potevano. farlo perchè•, tranne che rtella tiforma elettoràle, erano _perfettamente all'unisono col Ministero. E poi si sanebhero esclusi dalle file del proprio partito ed avrebbero creata una situazione parlamentare fit– tizia, per la quale, apparentemente, la Camera avrebbe dato al Capo de1lo Stato la indicazione di costituire un Ministero composto · di socialisti, di nazionalisti,· di clericali e di reazionari con punte– •rella radicale e radicale-socialista. ·Ognuno comprende come, in questa situazione di cose, non trovando un punto di equilibrio e una via_ di uscita; si sarebbe andati ineluttabilmente incontro allo scioglimento deHa Camera; che non poteva es– s~re desiderato così per ragioni di politica interna come di politica estera, e dal quale, d'a1tronde, la ·causa della R. P., nella più favorevole delle ipo– tesi, avrebbe sofferto un differimento di qualche anno, se pure il Corpo elettoral~, obbedendo a ra– gioni superiori di sentimento e per non avvantag– giare indirettamente i partiti cli reazione, non si fosse pronunciato contro di essa. 3) ~on più " R. P. ,, ma " R. · M. "' I sedici membri della Comnùssione mista, nomi– nata dalla maggioranza reJ)ubblicana, espletarono come meglio poterono il loro mandato, e il 3 luglio presentarono, in forma di emendamento, questo nuo– vo testo dell'articolo 1 °: « J membri della Camera « dev Deputati sono eletti a scrutinio di lista con «·rappresentanza delle minoranze secondo le se- « guenti disposizioni». ·· E facile immaginare la sorpresa e la confusione prodotte '.da questo colpo di scena col quale, senza che la ·Commissione del Suffragio universale· e il suo Relatore fossero nevpure stati interpellati, pa– reva che ad un tratto si fosse ricostituito l'accordo dell'intiera maggioranza ministf:)riale per sÒpprimere dal progetto la ,Rappresentanza Propo,rzionale e so– stituirvi una qualsiasi forma di Rappresentanza delle minoranze. Ma le sorprese non erano finite, perchè ben presto si apprendeva dalla discussione che gli anti-proporzionalisti della maggioranza repl,\bblica– na non prétendevano tanto e che pbtevano magari .rassegnarsi, al punto a. cui eran giunte le cose, ad accettare la. sostanza del progetto, ma. avevano ad ogni costo voluto almeno la soddisfazione di mutare l'etichetta della riforma. Si veniva cioè a sapere che, dietro quel nuovo primo articolo così faticosamente _elaborato, non vi è. un nuovo progetto, ma che le « disposizioni seguenti », delle -quali in esso si par– lava, sarebbero state quelle del progetto in cor~o di discussioiic, redailo da q11ella Commissione pal'– la111e11larche, con la nomina della Commissione non ufficiale, si era, con tanta disinvoltura, mirato ad esautorare e, di falto, a sostituire. Tutto ciò, dobl:iiamo dirlo, non produce favore– vole impressione; e quello che proviamo noi, si11- diosi imparziali ed estranei al dibattito, doverono ])l'OV:arenon pochi di quell'Assemblea. La condoLLa e il linguaggio di qualche deputato, che voleva fare apparire una vittoria ciò che in sostanza era un ri– piego, inacerbirono la situazione. Il deputato Pain– lcvé, ad esempio, elelto membro della Commissione del Suffragio universale nella lista dei propo1~1:io– nalisti, autore, in seno di essa; delle proposte che avevano, con l'apparenlement e col premio alla maggioranza, introdotto un vero cavallo cli Tro-ia nel sistema proporzionalista, e che era poi di– venuto magna pars nella Commissione uffìciosa delle Sinistre, salì alla tribuna per dichiarare in sostanza questo: che la sostituzione proposla mirava a met– tere il titolo meglio in relazione col contenuto: non si era ancora infatti accorta la Camera - diceva il Painlevé - che, con· quelle tali transazioni clell'ap– parentem'ent e del preniio alla maggioranza, lri R. P. cessava cli·essere proporzionale? Il progetto della Commissione, accogliendole, avevà conservato il nome Tinunciando alla cosa; l'emendamento nuovo non faceva che cancellare anche il nome, designando il sistema per quello che era in realtà : uno scruti– nio di lista con rappresentanza delle minoranze. Chi non avesse seguìto attentamente fino a questo punto la precedente discussione parlamentare, po– trebbe quasi credere che il Painlevé e i suoi quindici colleghi si fossero indotti a sottoscrivere quell'emen– damento pcrchè assaliti da uno scrupolo di since– rità; ma i proporzionalisti della Camera doverono sentire in quel linguaggio o l'ironia o la minaccia di un inganno, e la tentata conciliazione, in sostanza, lasciò le cose come prima. E si pensi un poco se poteva non essere. così : era durata un mese la discussione pro e contra la R. P.; i proporzionalisti schietti, fin dal primo giorno, di– nanzi al progetto della Commissione, con la voce autorevole di Paolo Deschanel, si erano affannati a ripetere: - ma questa che ci presentate non è più R. P.! Ce l'avete trasfigurata in modo che, noi, che ne siamo stati .gli apostoli, non la riconosciamo più! - E il Deschanel in quel giorno era arrivato a con– cludere: « Ou la représentation proportionnelle ou le régime majoritaire, mais pas les deux, l'un faus– sant l'autre, l'un gachant l'autre ». E, contro tali coscienze diritte, gli amici delle prudenti, ma non perciò meno ibride, conciliazioni si erano ostinati a ripetere: - Ma voi volete pr:oprio stravincere! Ma siete' proprio intransigenti e intrattabili col vostro « o tutto o niente»! Ma non vedete che vi diamo una genuina ed autentica R. P., appena appena atte– nuata da qualche concessione? - Ora, proprio quelli stessi, venivano a confessare che il progetto non aveva conservato altra traccia di R. P. che nel– !' enunciazione dell'articolo 1°, e che quindi si po– teva anche sacrificare quell'ultimo e vacuo ve– stigio. Come non diffidar.e? Perci9, venuti ai voti, in quella stessa seduta del 3 luglio, la prima parte - dell'.emendamento delle Sinistre : « J membri dellrt Camera dei Deputati sono eletti a scrutinio di li– sta ... » veniva approvato con 535 voti contro 38; la seconda parte: « con rappresentanza delle mino– ranze, secondo ·le disposizioni seguenti» era appro– vata con 303 voti contro- 244. Pareva che il voto del 3 luglio fosse irremedia– bilmente contraditt.orio con quello del 22 di giugno, e che la stessa Camera, la quale, dieci giorni prima, ·aveva splennemente condannato il principio maggio– ritario, avesse ora sepolto il principio proporziona-
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