Critica Sociale - Anno XXII - n.18 - 16 settembre 1912

280 CRITICA SOCIALE la viLLima propl'io cli quelle auili insidie, che aveva credulo di tendere all'avversario. Ma andiamo innanzi. Non tutti i proporzionalisti si sapevano rassegnare alle transazioni ed a!le _con– cessioni, alle quali si era adattala l~ Com1mss10~e; e Paolo Dcschanel - l'attuale Presidente della Ca- 111cra- fu ll'a i più fieri nel disappt'ova1:e gli espe– dienti, pci quali il progello della Con~1mss1-0ncap– pariva piì1 1111 compromesso che u~ ~1slem~.. Ormai però non era più tempo d1 ~1scuss10ni teo– riche; quasi tulli consentivano che s1 dovesse_ por– tare il dibattito su di un leneno concreto; cos1cchè, il 7 di giugno, _chius~ la discl!ssio!1c ~enerale, il passaggio alla cl1sc~ss10ne degli arl1col1 venne ap– provalo con 531 voti contro appena 58. E il dibattilo più vivo, quello nel qu:ile parevano doversi definitivamente risolvere le sorti della R. P., fu impegnalo sull'artico)~ 1 ° così formulal_o dalla Commissione: « I membri della Camera dei Depu– « tali sono eletti a scrutinio di lista con rappresen– « lanza proporzionale». Si cominciò però dal discutere, a norma del n~– golamento, gli articoli pr_im~dei v_arii~onlr~-progell1, nei quali le tendenze anllproporz1onahste s1 afferma– vano nellamente e in forma definita. A noi preme rilevarlo, perchè ciò dimostra come tutti i possibil\ sistemi elettorali siano stati presentali e propugnati alla tribuna parlamentare francese in questa memo– randa discussione, e come la villoria - per quanto non incontaminata - della R. P., sia stata conse– guita in contrasto con tulle le varie forme di scru– tinio maggioritario. L'articolo 1 ° del contro-progetto del deputato Teo– doro Reinach proponeva lo scrutinio di lista mag– gioritario puro e semplice, il ritorno cioè al siste– ma, ripetutamente sperimentalo in Francia ed abo– lito, l'ultima volta, nel 1889. Orbene, messo. a partilo, esso fu respinto, nella seduta del 19 grn– ·gno 1911, con 570 voli contro 3. Il resultato non era eccessivamente lusinghiero, e non incoraggiava gli scarsi fautori del manteni– mento del Collegio uninominale a farsi anch'essi battere isolatamente, come i tre (il proponente com– preso) che avevano votalo il progetto Reinach. Perciò, con abilità indiscutibile, si preferì di im– pegnare la lotta più aspra su di un terreno, che per– mettesse a tutti gli avversari della R. P. di coaliz– zarsi, pure ~ssendo discordi nel sistema elettorale da prescegliere. Tale terreno era offerto dal contro– progetto dell'on. Malavialle, il cui primo articolo diceva semplicemente così: « / membri della Ca– « mera dei Deputati sono eletti a scrutinio maggio– « ritario ». Terreno abilmente scelto, ripetiamo, ma che si prestava alle più strane sorprese, perchè, se l'articolo avesse ottenuto la maggioranza, la situa– zione sarebbe stata veramente strana. In qual modo il principio sarebbe stato attualo? Col mantenimento ciel Collegio uninominale? Ma quasi nessuno nel corso della discussione aveva osato difenderlo! Con lo scrutinio di lista maggioritario? Ma abbiamo già detto quale accoglienza avesse avuta la proposta del Reinach. Non importa: al dopo si sarebbe pen– sato poi: intanto quel che premeva era mandare a picco la R. P. Si discusse per altre due sedute: ·anche il Ministero - era ancora quello Monis - use! dal riserbo fino allora conservato, per dichia– rarsi favorevole al sistema della Commissione, pro– porzionale di nome e semi-proporzionale di fatto: le parti avverse spinsero innanzi i più forti cam– pioni, e il principio proporzionalista venne a su– premo contrasto con quello maggioritario, nel ga– gliardo duello oratorio fra il Jaurès e il Pelletan: finalmente, la sera del 22 giugno 1911, la proposta del Malavialle fu respinta con 341 voti contro 223. 2) Singolm·i effetti <lella vittoria ,lella R. P. Oucsta era dunque una genuina e completa vitto– ria- del proporzionalismo, e, se noi pc1~siamo ora a! progcllo votato dalla Camera, non c1 pare quasi possibile che di esso si sia potuta contentare una maggioranza, che con lanla fermezz~ a_veva ~aput_o fronteggiare e respingere tanti assalii v1goros1 e 1·1- peluti. . . Eppure la cosa è dolorosa, è smgolarc e PC('Ctò appunto meritevole di acuta indagine, ma non me– splicabile. Il principio maggioritario do_veva sembrar~ rlefì– nilivamenlc sepolto dalla votazione ciel 22 giugno. Ma non era. E quando,. dicci g~orni dopo, \1_3 lu– crlio, la discussione fu 1·1p1·esa(111tanto 11 Mrn1stero Caillaux aveva sostituito quello Monis), apparve ben chiaro come gli anti-propor1.ionalisti 110!1si fosscr~ rassegnali alla condanna, pcrchè la s1tuaz1one s1 presentò complctamcnle mutata. Che cosa era av– venuto in quei dieci giorni, prima, durante e su– bilo dopo la crisi ministeriale? Le Sinistre di ogni gradazione, cost.ituenli la mag– o·ioranza repubblicana, si erano riunite per t.cnlarc ~no sforzo supremo cli conciliazione, poichè destava in lutti non poca apprensione che la quasi l?talità dei 223, -rimasti in minoranza nel volo del 22 grngno, appartenesse . alla maggioranza 1·epubblicana. Da tale constataz10ne, per quanto non 111aspettata, sor– gevano parecchi dubbii, uno più grave dell'altro. Come fare la riforma elettorale contro il µarere del partito di Governo? E quale Ministero poteva assu– mersi la responsabilità di so~tenere, come facente parte del programma proprio, una riforma non vo– luta dalla propria maggioranza, mentre è opinione prevalente in Francia che il Gabinetto sia precipua– mente il Comitato esecutivo della maggioranza par– lamentare di cui è emanazione? E come andare di– nanzi al Paese, ai nuovi Comizii, per aJ)plicare una legge, la legge fondamentale dello Stato, quando questa fosse il frutto della vittoria delle Opposizioni coalizzate? · Gli stessi membri della maggioranza - un centi– naio circa, oltre i socialisti - che avevano coi loro voti contribuito alla villoria della R. P., erano pre– occupati delle possibili conseguenze politiche di quel successo, del quale erano partecipi. Triste situa– zione! Il partito radicale e radicale-socialista avea voluto rimanere sordo e cieco· alle ragioni di obiet– tiva giustizia che militavano a favore della R. P.; si e'ra ostinato in una opposizione irragionevole, ob– bedendo soltanto al timore di poter perdere qualche Seggio; ed orà il pericolo, che prima era immagi– nario, poteva assumere una consistenza reale e una gravità' ben maggiore. E nemmeno i proporzionalisti potevan_o allietarsi a cuore aperto della vittoria: mantenendosi com– patti, essi avrebbero ormai potuto fare approvare dalla Camera quella forma di R. P. che avessero reputata migliore: ma era evidente - lo si diceva e faceva intendere in modo abbastanza chiaro - che il Senato, in prevalenza radicale, non avrebbe mai approvato una legge votata dalla Camera contro la maggioranza della maggioranza repubblicana. Che questi dubbi sull'atteggiamento del Senato fossero fondati, è dimostrato oggi dal malumore che il testo approvato - il quale pure rappresenta una tran– sazione - ha destato in molti membri dell'Alta Ca– mera, e dai propositi hellicosi, per quanto proba– bilmente non molto temibili, annunciati nel mani– festo testè lanciato al Paese dagli anti-proporziona– listi, con a capo il signor Combes, il quale si pro– pone di essere al Senato il leader dell'Opposiz10ne contro il progetto. Dopo il voto del 22 giugno, le Sinistre dunque si

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