Critica Sociale - Anno XXII - n.18 - 16 settembre 1912
CRITICA SOCIALE 285 J.avoro di fabbrica avessero spinto molti industriali a torn~re a valersi più attivamente del lavoro ·a domi– cilio, che, sfuggendo all'organizzazione, è tanto più docile allo sfruttamento, faceva seguire alle sue inchie– ste sulle abitazioni operaie, sul rincaro degli affitti e sulla tubercolosi, un saggio d'inchiesta, a mezzo del suo Museo Sociale, su ben 131 forme di lavoro a do– micilio, occupanti in Milano 1361 uomini e 3155 donne, e, fra i primi,· abbondantissimi i fanciulli fra 10 e 15 anni. e i giovani fra i' 16 e i 20. L'inchiesta rilevava l'eccessivo addensamento (fino a 6 'lavoranti in una sola camera, 11 in due, 14 in tre) in looali · che servono insieme da laboratorio, cucina, talvolta camera da letto, sov-ente da portineria, _an– gusti e privi non di rado di aria e luce diretta; gli orarii di lavoro normalmente Ira le 10 e le 12 ore, ma che ascendo.no in qualche oaso fino a 14 •e 15, per dei guadagni giornalieri che, per lo più, oscillano intorno a una lira. Una delle due· visitatrici, la signora Laura Casar- 1 telli, avendo visitato 120 interni, riempiuto 100 questio– narii -e tracciato 60 monografie, notava come le descri– zioni, pubblicate all'ester-0 intorno a cotesto genere di vita proletaria, non le sembrassero più esag-erate, come le erano parse dapprima, <lacchè ne aveva avuto la conferma a Milano, co' suoi ·propri occhi, dacc.hè aveva visto come la tubercolosi dovesse a forza propa– garsi da quella promiscuità di vecchi, giovani, ra– gazz·i presso i letti degli infermi, e come i salarii già miseri, sempre inferiori a quelli delle fabbriche, col– l'incubo delle stagioni morte che li assottigliano an– cora; venissero poi anche più falcidiati dalla furiosa concorrenza dei lavoranti fra loro, da quella loro fatta dal lavoro delle suore, dalle provvigioni degli inter– mediarii, mentre nessuna le~ge sociale agisce come fr,eno e come tu,teJ.a. Bastino questi cenni a dimostrare come anche fra noi la necessità dell'intervento dello Stato non possa mettersi in dubbio. Giù nel maggio 1908, il <e Con– gresso delle attività pratiche femminili», -tenutosi a Mi– lano, invocava l'applicaz.ione per legge di norme .igie– niche e di tariffe pel lavoro a domicilio uguali a quelle d~gli stabilimenti più moderni. Nell'ottobre 1910, il Congresso nazionale socialista, tenutosi pure in Mi– lano, sebbene il tempo gli sia mancato per discutere a parte a parte la Relazione della dott. A. Kuliscio.ff richiedente il minimo legale di mercede, riconobbe la necessità della difesa· del lavoro a domicilio. Al Congresso internaziqnale per la tuberc,olosi, il dottor Luigi Carozzi presentava· una impressionante Rela– zione sul rapporto fra lavoro a domicilio e tuberco– losi, concludendo anch'egli con proposte concrete di intervento della_ legislazione. La propaganda per un'agitazione, intesa a provocare un'inchiesta governativa sull'argomento e proposte di misu·re legislative, è poi stata ripresa e viene pro– seguita dall'« Unione delle donne socialiste italiane», per mezzo del suo giornale: La difesa delle lavora– trici (1). (I) Anche noi •uo ultimo numero (8 settembre}, que•to giornaletto di propaganda socia.Usta fra le donne reca un notevole art.loolo dl– rcttorlale sull'argomento, il cui concetto centrale sta nel dimostrare che, ogglmal, li lavoro a domlolllo, per la estensione ohe ,va pren– dendo, non appartiene più a quel fenomeni sociali secondari e quasi 1,atologlcl, ohe •ono di competenza della filantropia e dell'assistenza benonca, ma diventa sempre più un fenomeno normale e rÒrml<lalJlle dell'economia capltàllstlca, la oul Influenza 'depressiva e perturba• trlce •I ripercuote slni•tramente anche sul lavoro organizzato e * ** Per noi - in attesa fiduciosa che l'Ufficio del Lavoro governativo, diretto dal Montemartini, faccia og- . g,etto di tutte le sue cure lo ·studio del lav,oro a do– micilio in Italia - una legge italiana, meglio che ai troppo· vasti criterii australiani o ai troppo timidi di Germania e di Francia,, dovrebbe inspirarsi special– mente all',esempio della legge inglese, ricordare che in quella direttiva si pronunziò già a Lugano l'« Asso– ciazione internazionale per la protezione legale dei lavoratori », nel cui Congresso prese anche l'Italia im– pegni formali, ,e concretare nel miglior modo i se– guenti principii: 1° Comitati di, salario, con rappresentanza pari- , tetica di operai è imprenditori, presieduti da un estra– neo (che potrebbe essere o eletto dalle parti o, forse meglio, nominato, come pei Collegi di Probiviri, con decreto reale, su proposta d-el Ministero di A. I. e C.) - giusta i voti dell'Associazione Internazionale testè citata ·(Lugano 1910), del 1° Congresso internazionale 'per i lavoranti a domìcìlio· (Bruxelles 1910), e· a somi– glianza delle leggi australiana ed inglese e del pro– getto austr.iaco. II progetto francese, che tende a cari– care i prudhommes anche di questo lavoro, ci sembra meno felice. · 2° Determinazione, ad opera di detti Comitati, per un determinato bre-ve periodo, dei salarii minimi pei lavoratori a domicilio di date regioni e prdfos– sioni, con eventuale estensibilità ,a plaghe e categorie analoghe (Congressi suaccennati; progetto di legge francese). - L'Inghilterra, per le stesse· industrie, estende l'intervento anche alle fabbriche. - _Quanto ai criterii, preferiremmo quelli della legge inglese - determinazione dei salarii a tempo e a aottimo, con l'obbligo della pubblicità precedente all'approvazione - temperati da quello del progetto, franoése, di tener conto dei salarii corrisposti alle operaie giornaliere della regione. · 3° Appello a un Consiglio superiore. - Sa11zioni penali severe contro la violazione delle tariffe. - Ispet– torato esteso ai laboratorii a domicilio. 4° Registri di fabbrica, a disposizione dell'Ispet– torato, indicanti nome e indirizzo dei lavoranti, qua– lità e quantità del lavoro, salario. - Libretto ad ogni op-eraio, :con l'indicazione del genere di lavoro, im– porto, rimunerazione. 5° Facoltà ai Sindacati di imprenditori e di operai di ,esercitare le azioni nascenti da questa legge. . p 0 Disposizioni igieniche; di assistenza scolastica; di propaganda educativa; di incoraggiamento alle far-· me cooperative. Senza dubbio, la miglior protezione del lavoro a domicilio sarebbe ... una misura che recisamente lo abolisse. Sgraziatamente, esso è un fenomeno· troppo a,ncora connesso colla presente fase del domi·nanlc industrialismo, per lusingarci che una soppressione immediata totale sia possibile, nè forse si può esclu– dere ch'essa indirettamente ripercuoterebbe i suoi dan– ni a11che su quegli stessi lavoratori di fabbriche, che oggi soffrono di questa, concorrenza. Ma' una tutela, .che via via ne ~liminasse gli abusi, age.vole·rebbe an- tende l\ frustrare ogni sforzo difensivo di quesl'ullhno. Il giornale rl volge quindi un vibrato appello alle organizzazioni 01>eraleItaliane e alla Confederazione generate dél Lavoro, percbè sttmo1lno e coa– dtuvlno attivamente l'inchiesta, promessa dall1Ufflcio del Lavoro, 1n ogni regione <l'Italia, Inchiesta che è Il neèessarlo presupposto perchè si possano Indi promuovere adeguate misure.di protezione legislativa. Nola del/« c. s.
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