Critica Sociale - Anno XXII - n.18 - 16 settembre 1912

/ 282 CRITICASOCIALE lista. Si poteva insomma credere che, in nome della concordia della maggioranza repubblicana, fosse riuscilo al Caillaux di ripeLere lo stesso colpo., che nella precedente legislatura era riuscilo al Briand, ponendo la Camera in contracl~zi~ne con se med~– sima. Ma questa volla la Comm1ss10ne ciel_~~ffrag10 · universale, senza cedere ad una suscett1bil1tà che sarebbe stala più che legittima, dichiarò che, poichè i proponenti cleU'ariicolo che era pr?valso di_chiara– vano di. accettare, con la mutata etichetta, 11 resto del progetto dopo averlo decapitato della sigla f!.. P., non avevano difficollà a procedere oltre nella discus– sione ciel progetto. Così l'insieme dell'emendamento, divenuto ora l'articolo 1 ° del progclto della Com– missione, fu volato con 506 voti conlro 4.; e il. si– gnificato ciel voto prima emesso subi una notevole svalutazione. Però, sul primo momento, come è facile intendere, la villoria del Comitato dei sedici aveva ringalluz– zito gli anli-proporzionalisti. La discussione proce– dette, nei giorni successivi, in grande confusione. Si approvarono articoli contenenti disposizioni se– condarie e, nella seduta del 6 luglio, si affrontò il vivo deBa questione. Il Comitato dei ·sedici, che Ol'– mai funzionava eia anti-Commissione, aveva prepa– rato importanti emendamenti, che sconvolgevano ad– dirittura la economia della legge, e il testo dei quali non era nemmeno distribuito mentre se ne discuteva. Si riuscì, in quella seduta, a fare approvare, contro il parere cleUa Commissione ufficiale, che tutti i Di– partimenti chiamati ad eleggere più di 7 deputati dovessero essere suddivisi: e con ciò s'intende bene che il progetto diveniva sempre meno equo verso i partiti di minoranza. Si venne pòi a trattare della questione dell'attri– b~zione dei Seggi restanti, con premio allà mag- gioranza. . Il letlor~ ricorderà quale soluzione la Commissio– ne avesse creduto di dare a· questo controverso pro– blema. Orbene, il Painlevé, per conto del Comitato delle Sinistre e col consenso del Ministero Caillaux, risuscitando la propria proposta naufragata due mesi prima in seno alla Commissione, propose che i Seggi, restanti dopo la prima ripartizione, fossero tutti ass.egnati alla lista, la quale avesse raccolto la maggioranza relativa (invece di quella assoluta, co– me proponeva la Commissione), e che non si con– cedesse più alle liste «imparentate», nè di cumulare le ".ot~z~onip_erraggiungere_ la ma~rnioranza e~ aver cosi diritto ai Seggi restanti, nè d1 cumi1lare 1 pro– pri resti, dopo la prima ripartizione, per ottenere cumulativamente un Seggio se la somma. dei' resti superasse il quoziente eleltorale. Tale proposta mirava a rendere ancor più esorbi– tante il vantaggio delle maggioranze, e a distruggere , sin' gli ultimi vestigi' di quella proporzionalità, m nome della quale il progetto era venuto dinanzi alla Oamerà: ma, a questo punto, la discussione rimase interrotta. Quando essa fu ripresa, il 22 gennaio di questo anno, il Ministero Poincaré aveva da otto giorni so– stituito quello Caillaux. . 4) La discussione del 1912 alla Oamuwa. Il Presidente del Consiglio, Poincaré, cominciò col dichiarare che intendeva fermamente condurre a termine la riforma· elettorale, ma con la· maggio– ranza repubblicana e non contro di essa. E la discus- ' sione riprese, condotta innanzi dal P9incaré con grande fermezza e con non minore accortezza. Sa– rebbe troppo lungo, e nemmeno molto utile, seguirla punto per punto, poichè ormai abbiamo sufficiente- · mente definito i punti salienti del dibattito e, in– torno ad essi, esso si è venuto svolgendo, anche in questa, per ora, ultima fase, con a<:canimento non mai smentito. Così si è ancora fatto oggetto di viv~ discus?ion~ l'« imparentamento ». A questo proposJto, ':Iler1ta d1 essere rilevato che,. avendo la Camera respmto dap– prima, nel febbraio scorso, l'« imparentamento » tra le liste di uno stesso Dipartimento, il Jaurès aveva escogitato, e fatto accettare dalla. Commissione del Suffragio universale, un sistema di « imparen– tamento » regionale. Val quanto dire che le lisLe, contrassegnate col medesimo titolo di partilo e pre– senliate in circoscrizioni diverse, potevano, nei limiti di una slessa regione, accomunare i resti di voti, rimasti inutilizzati nella prima riparLizione, per rag– giungere, con la somma di_e~si, il quòziente, ~ ot– tenere così un nuovo Segg10 m quella tra le circo– scrizioni della regione stessa, nella quale non tutti i Seggi fossero stati attribuiti. Ma il sistema, per quanto vigorosamente difeso e teoricamente inge– gnoso, offriva incontestabili ,ed .-intuitivi inconve– nienti, si, .presentava complicato nell'attuazione e avrebbe, ad ogni modo, richiesto. nei partiti una or– ganizzazione ferreamente disciplinata, che la Fran– cia è be-n lungi dal possedere. Inoltre, veniva ad urtare nel sistema del premio alla maggioranza, di cui i repubblicani non volevano assolutamente fare a meno, e la Camera, il 4 di marzo, respinse il si- stema del Jaurès. · Dopo questo voto, la situazione parlamentare si fece cli nuovo intricatissima e pericolosa, e il Poin– caré fu costretto un'altra volta a ripetere la dichia– razione çhe il Governo non avrebbe fatto approdare la riforma elettorale se non col concorso della mag– gioranza repubblicana della Camera e del Senato. Ma, al tempo stesso, mentre i maggioritari, tra i quali il socialista Breton era uno dei più battaglieri e irreducibili, elaboravano ·nuovi progetti così detti di transazione, il Poincaré faceva chiaramente in– tendere che non si sarebbe prestato al giuoco di mandare a monte la riforma elettorale, perchè con ciò la Camera avrebbe data manifesta prova di im– potenza., e che perciò la maggioranza, prima di sof– focare la riforma elettorale, avrebbe dovuto rove– sciare il Ministero. Come abbiamo ,più volte accennato, il 4· di giu– gno tutti gli articoli della riforma erano votati, ma l'insieme del progetto, venuto fuori da una discus– sione cosi frazionata, non appagava nessuno, e, quando il Breton sorse a chiedere che fosse· Titirata la dichiarazione cli urgenza sul progetto, il che por– tava la necessità di una seconda discussione, mentre altri tentavano_ a'ncora di subordinare 1'!1PPlicazionc della riforma alla sua estensione alle elezioni 'sena7 toriali o ,cl\, 1iff 1 erirlà ~li,ur-a legjsl~t1tra, il Pqm.c;~,:é affrontò a viso aperto la questione facendo sua la proposla def Breton, in modo da potere i:iprendere da capo la discussione su di un nuovo testo, che avrebbe elaborato e presentato éntro pochi giorni, organico e completo, per impegnare su di esso fa responsabilità ministeriale. • Cosi .avvenne, e il 17 di giugno fu iniziata In discussione sul nuovo testo dél Ministero . 5) Il nuovo pt•ogetto Poin-ca11•é. Tanto è stato l'accanimento delle due parti con– tendenti in tutto- questo dibattito, che la battaglia è ricominciata .ex-novo, quasi come se tutto quanto si era fatto nei tre ànni precedenti noli avesse· do– vuto contare. Ma la fermezza del Gov.~rno ha vinto. Il quoziente, che assicura almeno UJ.\ minimo di rappresentanza alle minoranze più considerevoli, è riuscito a prevalere. I radicali e radicali.:socialisti avevano tentato, uno sfoCT.osupremo con un contro-

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