Critica Sociale - Anno XXII - n. 17 - 1 settembre 1912
284 ChITlGASùClAtE ziativa ministeriale - dal presentare un progetto che, almeno in parte, tenesse conto della opinione e dei desiderii della .maggioranza dell'Assemblea. Almeno in parte, ho detto; giacché la situazione era tutt'altro çhe nitida. Infatti, la maggioranza, favo– revole alla R. P., era ben diversa dalla maggioranza repubblicana sostenitrice del Ministero; quefla, in– fatti, si componeva di quasi tutto il Gruppo socia: lista, delle Opposizi0ni di Destra e del Centro ,e cli meno che un centinaio di radicali e radica1i-sociali– sti : una maggioranza occasionale oioé, quanto mai eterogenea, di principii politici diversi ed opposti, raccolta insieme esclusivamente dalla comune sim– patia verso la R. P. La minoranza antiproporziona– lista, invece, era molto più .omogenea; i suoi com– ponenti appartenevano, tranne scarse eccezioni, al grosso del partito repubblicano e quindi della mag– gioranza ministeriale: •per la massima parte, .anzi, erano inscritti ai più forti Gruppi della Camera fran– cese: il radicale e il radicale-socialista. E s'intende che fosse così perché i Congressi del partito radicale e radicale-socialista si erano già dichiarati recisa– mente avversi alla 'R. P., -ravvisando in essa un ·gra– ve pericolo per la maggioranza repubblicana, che avrebbe perduto, a beneficio dei partiti estremi, un certo numero di Seggi dei quali ora dispone alla Camera. . Ho insistito nel chiarire questa singolare situa - zione parlamentare, perché, senza averla ben pre– sente, .non sarebbe assolutamente possibile com– prendere le avventurose vicende, per le quali é pas– sato ,in questi ultimi due anni il progetto di riforma eletto-raie. I quattro Ministeri, che si sono succeduti, si sono trovati di fronte .ad una Camera quasi unanime– mente avversa al mantenimento dello statu quo dello scrutinio uninominale, e, al tempo stesso, di f.ronte alla propria maggioranza, irreducibilmente discor– de, circa il sistema col quale sostituirlo. Cosicchè, mentre dovevano continuare a governare con la propria maggioranza, la maggioranza della maggio ranza stessa non voleva sentir parlare di R. P., la quale invece, come abbiamo detto, eta sostenuta a spada tratta ·dalla maggioranza dell'Assemblea. E non poteva non destare preoccupazione anche la tensione· d'animi che si era venuta a stabilire nel seno della maggioranza repubblicana; in mezzo alla quale quel centinaio di radicali e radicali-socialisti, i quali, per amore della R. P., facevano causa co– mune con gli estremi di 'Destra e di Sinistra, erano considerati poco meno che ribelli e traditori della causa repubblicana. 2) .1,l pt•ogetto B'l•ir11nd, Cominciò dunque il Bciand a presentare un pro– getto, col quale tentava di contentare la sua -divisa maggioranza, lusingandosi di appagare i pro,por– zionalisti, col dare al sistema proposto il titolo di R. P., e di soddisfare gli anti-proporzionalisti, col temperare o, per dir meglio, con l'adulterare il princ~pio sul quale si fonda la R. P., mediante lar– ghe e concludenti concessioni al principio maggio– ritario. Le più rilevanti di tali concessioni erano queste: il quoziente veniva stabilito, in ogni circoscrizione, dividendo pel numero degli eligendi non già il nu– mero dei votanti, ma quello degli iscritti: ciascuna lista aveva diritto. a tanti Seggi quante volte il quo– ziente era compreso nella cifra media dei voti ripor– tati dai candidati che componevano la lista stessa: le liste, che non raggiungevano il quoziente, non avevano diritto ad alcun rappresentante, e tutti i Seggi, che nella prima ripartizione non si erano potuti asse.gnare ad alcuna lista, venivano di di- ritto attribuiti alla lista che ·ave,ia ott®uto .i-1 .mag– gor numero dei suffragi. Questo enorme Ji)rivilegio, concesso alla maggioranza relativa e ,che era reso ancor più accentuato dal fatto che il quoziente ve– niva stabilito in base agli iscritti invece che ai vo– tanti, non soltanto minava irrimediabilmente i'l prin– cipio proporzionalista, ma rend.eva ·perniciosa ai partiti la conservazione della propri& autonomia,· annullava i partiti meno numerosi, e, quel -che è più grave, andava contro le stesse intenzioni ,del Ministero proponente, poiché ,poteva .riuscire ,peri– colosissimo alla maggioranza .repubblicana, sal,vo cl).e tutte le sue frazioni, dalla· più rosea aUa più scarlatta, non si fossero rassegnate al confusionismo di un blocco perpetuo. Si pensi infatti che, in una circoscrizione chiamata ad eleggere sette deputati e che avesse 175.000 iscritti, il ·quoziente elettora•le era 25..000. Tutti i partiti che non .raccoglievamo al– meno 25.000 voti e.rano esclusi dalla rappvesentan– za. Supponendo di avere in quella circoscr.iziane 13p.ooq votanti, dei ~p~a!i 60.000 :per 1~ list~ con– servatrice e 70.000 d1v1s1fra tre hste liberali, ·cia– scuna delle quali si avvicinasse al quoziente ma non lo raggiungesse, si sarebbe ottenuta l'enormità che la lista conservatrice, pur essendo minoranza del corpo elettorale, non solo in confronto clegh isoritti, ma anche dei votanti, a,vrenbe conseguito tutti i sette Seggi della cincoscrizione. Il pericolo di patenti in– giustizie diveniva ancora maggiore .nelle circoscri– zioni piccole, le quali purtroppo nel progetto Briand erano numerosissime, poiché le circoscrizioni elet– torali av~vano per base il Dipartimento, ma con unioni e divisioni per le quali si andava da un mi– niJ?l0 di 9uattro_ ~d un massimo di quindici depµ– tatI per c1rcoscr1z1one, ·con, prevalenza però alle cir– coscrizioni piccole. Insomma, con questo sistema che, con la formula dell'.articolo 1 ° e con .l'adozione del quoziente si vo– leva gabellar~ per proporzionale, si venivano ad ottenere effetti perfino più antiproporzionali di quelli di alcuni sistemi maggioritari, nei quali, contro il pericolo- di eccessivi vantaggi alla maggioranza re– lativa, é almeno sancito il rimedio del ballottaggio. i;,ie critiche, sollevate da questo primo proge11t0 Bnaud; fiuFono così acerbe e diffuse, che il Mini– stero, a distanza di pochi gioJIIli, modificò il testo proposto, sostituendo il •criticato espediente maggio– ritario con un altro espediente, a <lire il veFo, non più felice di quello : i Seggi non attribuiti nella prima ripartizione veniv,ano assegnati, non più alla lista che aveva raccolto i maggiori voti, ma ai sin– goli candidati di_qualsiasi lista che avessero perso– nalmente ottenute le votazioni più ·alte. [n pratica, ciò non mutava quasi nulla in conkonto aHa prima proposta, e il sistema Briancl continuav.a, anche così emendato, a poter prodtirre effetti ing;iusti e -som– mamente aleatorii. È evidente difatti che, neJ.la quasi totalità dei casi, i candidati con votazione più alta appartengono precisamente alla lista che ha ottenuto la votazione media più elevata. 3) I:l pt•ogeflto della Oommissione Pa'l'la– mentare, Dell'esame di questo progetto ministerjale era in– caricata la Commissione del Suffragio uni.versale, composta di 44 membri e presieduta dall',illustre de– putato radicale Ferdinando Buisson, fervente pro– porzionalista. Tale Commissione, nella Camera fran– cese, è permanente, come sono in Italia le Giunte del Bilancio, delle Elezioni e dei Trattati, ed era costituita da 25 proporzionalisbi contro 19 partigiani di sistemi maggioritari. Bisogna infatti 0sservare che la Cmner:a .aveva già, nella elezione di questa Commissione, avvenuta l'tll
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