Critica Sociale - Anno XXII - n. 16 - 16 agosto 1912
248 CRITICA SOCIALE di nota, dico, la parte di pitocchi pretensiosi e sguaiati che noi andiamo facendo anche in questa materia della cattedra bolognese. Un uqmo, che sia ad un tempo poeta e critico, come fu il Carducci, non si trova, e purtroppo non si troverà per un pezzo. E allora, se non si può avere il critico ed il poeta - dicono - si abbia almeno il poeta! E ·il naziona– lismo, che di tutto fa. suo pro, dei vivi ·e sopratutto dei morti, lancia D'Annunzio. Gabriele D'Annunzio sulla catte_dra di Giosuè Car– ducci, come simbolo dei tempi o della loro evoluzione, potrebbe essere perfettamente a posto oggidì. A parte questo, sarebbe tale stortura, che fu denun– ciata da qualche rara autorevole voce ·coraggiosa ed austera, nel referendum del Gi01·nale d'Italia. E sa– rebbe invero atrocemente singolare - anche pel solo rispetto letterario - che l'autore della Nave, di Fedm, delle Canzoni Tripoline (le quali avrebbero ad essere per, l'aP.~ 1 unto il titol? maggior~ a quel posto!) dovesse salir sulla cattedra di colui che avea voluto ins,E;ignar semP,re ~. " mirare anzi alÌa semplicità che all'artifizi_o, ànzi alla grazia che alla maniera, anzi, alla forza che alla pompa, ·anzi alla verità e alla giustizia che alla gloria! ,,. Ma v'è un lato cìvile e politico, assai più che lette– rario, nel fenomeno avvenuto intorno alla cattedra bo– lognese. La Facoltà di lettere,. dopo aver offerto l'ufficio a Giuseppe Albini·,· che non accettò, volse il pensiero a due studiosi di molto e solido merito, benchè non di fama comune, pel genere ste~so dei loro studi: il Fa– rinelli e il Barbi: e si fermò su quest'ultimo. Ma la ingenua e barbogia Facoltà avea fatto i. conti senza gli studenti e il nazionalismo. Che Farinelli e che Barbi? Costoro sono gente da biblioteca, gente malinconica e noiosa. La gioventù vuole altri visi, più allegri: vuole l'uomo· che canti. E, sobillata da lette– ra tu coli sott'aceto, e rinfiancata dai grandi giornali della pseudo-letteratura pòliticante e patriottarda, la gioventù s'adunava a comizi, indiceva scioperi più ge– nerali del solito, e fischiava e respingeva, in· ispirito,_ il prescelto dalla Facoltà. Giacchè siamo a questo,· nel dolce paese dalle " rinnovate energie ,, : che gli stu– denti fanno essi l'esame ai professori, se li scelgono o li rifiutano a loro talento, in barba alla Facoltà, all'Uni– versità, al Rettore, al Minist1•0 ! E non c'è forse del coloniale anche in questo spiri– toso sovvertimento dei comuni principi di disciplina? Tuttavia il problema che più interessa è il sapere, perchè. vogliano Gabri~le D'Annunzio, codesti studenti in maggioranza scettici nonostante le chiassate nazio– naliste, e utilitari e clericali. ln nome di che idealità, di che fede? Pagana? Cri– stiana? Bancoromana? Che ammirino in lui l'artista, là dove è veramente grandissimo, non par probabile, data la t~pidezza dei loro studi. Forse ,ammirano il gonfio cantore dell'impresa tripo– lina e delle false glorie d'un imperialismo da pitocchi che vogliono fare i signori? Ammirano, cioè, il D'An– nunzio peggiore, non pur nel pensiero, ma _nellaforma? Ammirano _l'uomo eccentrico, che fa parlare di sè per i debiti e i levrieri e le avventure, figurandoselo come un insegnante che dovrà divertire? O l'uomo che è in lato, che è celebre, che luccica ed abbarbaglia, e però attira i giovani d'oggi, consciamente o inconsciamente anelanti soprattutto al successo, alla fortuna, al quat– trino? Qui veramente è il lato più attristante della infatua– zione d'Annunziana; senza contare che sarebbe non ul-. tima fra le calamità e i danni del nazionalismo e del– l'impresa di Tripoli, questa, che Gabriele D'Annunzio fosse tolto alla libert.à dell'arte sua, la. quale dà pure gemme sì splendide fra molto orpello, e fosse collocato in un ufficio che non è il suo, su una cattedra che non è per lui. V'è una eredità e una tradizione carducciana che può essere proseguita e raccolta, senza manie fastose 9-i grandezze, senza sforzo vano di cercare ciò che non si trova e di resuscitar ciò ch'è morto. Si ponga sulla cattedra di Bologna un uomo onesto e nobile nella intelligenza e nella coscienza, di sano ingegno e di solida· preparazione, con animo di poeta, quale può averlo anche chi non scriva versi; ed egli ripigli, co'n dignità modesta, 'la tradizione deitll' 'studi' serì, _disciplinati, severi, per dare alle scuole d'Italia, 8emplicemente, degli insegnanti e degli educatori capaci, probi, operosi; per dare l'avviamento di più arduo e lungo cammino a quei giovani, meglio dotati, che Natura destina a sorti più alte. Dei retori, dei declamatori, biamo anche troppi: e non per farli. - . dei cattivi poeti, ne ab– c'è bisogno della scuola Grov ANNI ZIBORDI. Il nostro " ultra-riformismo " Fabio Ranzi, nel suo Pensiero mi/ilare (15 ag.osto), d-edica una buona colonna all'cc ullrariformismo >> di Filippo Turali; e sapete da che lo ricavaJ Dall'avere noi sostenut-0, nell'ultima Critica, la laicità: o il neutra– lismo - fuor·i dei partiti - nelle opere e nella pro– paganda per la cultura (Unione per l'educazione po– polare, Biblioteche popofari, e simili). Dall'avere noi confessata - anzi ribadita e confermala, poichè è per noi antica professione di fede - e poteva rinfacciarci pecèato ed -eresia ben più grave: daH'avere sempre praticala - la collaborazione possibile, su cotesto l,er– :r'eno, con uomini anche di fede e di colore politico diverso dal nostro, purchè - su cotesto terreno - animati da, sincero ardore, di innovazion~ e di aziorw, Dall'av,ere ricon~sciuto che, . per esempi~, la legge Daneo-Credaro -- sebbene questi due valentuomini, che l,e han dato il nome, non siano neppure ... due so– ciali-sti di destra - è, in sè, una provvida legge, che attende soltanto che il paese - e noi, come socia·listi, s'oprattutto vorremmo ché il proletariato - ne profitti, la attui', le infonda vita e vigore. · Fabio Ranzi, che è uomo di coltura e di spirito - tantochè è per noi un enigma come, dopo tanti anni di prove dur{lte, di sacrifici affrontati, di intelligente battaglia per la rinnovazione democratica degli ordi– namenti militari e con tanti ammiratori e proseliti· del suo apostolato, la democrazia borghese d'Italia, che manda alla Camera tanti avvocati insignificanti e tante sfaooendate mediocri vanità, non gli abb.ia ancora dato modo di portarvi la sua. specializzata competenza e. il suo raro fervore - Fabio Ranzi, dunque, che è pur uomo d-icoltura e di spiri-lo, ha l'aria di meravigliarsi del nostro atteggiamento, che cosparge di cortese ir-0-
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