Critica Sociale - Anno XXII - n. 12 - 16 giugno 1912

184 CRITICA SOCIALE slenza si innestava con la Cooperazione di lavoro, entrambe si afforzavano con la Cooperazione di con– sumo, il movimento operaio si a".va~laggi_ava dell_e conquiste dei Comuni, della Provrncia, dei Collegi; l'azione economica e l'azione politica procedevano concordi, senza confondersi. Questa valutazione equilibrala di tutte le armi e le 1 orme della azione socialista porta logicamente all'apprezzamento largo, spregiudir:ato, imparziale di tutte le tattiche, senza preconcetti e senza esclu– sivismi, senza infatuazioni e senza fobìe, poichè tutte possono servire a tempo e a luogo, e perchè esse sono un fatto del tutto secondario, quando esista e predomini il fatto principale della forte or– ganizzazione socialista e proletaria. Questa è che dee precedere e sovrastare a tutte le questioni di tattica; e, quand'essa è potente, pos– sono farsi senza timore e impunemente le alleanze nei Comuni e alla Camera, e possono non farsi se non ne appare la necessità o il vantaggio. Di fronte ad essa tulle le tattiche son buone, perchè essa stessa esclude l'unica tattica veramente pernicios.a e pur tanto cara a tulle le frazioni del Socialismo ita~ liano : la lattica del far nulla, o del far solo delle parole e non dell'azione. Tali essendo i nostri principii e l'interpretazione da ·noi data al Riformismo, come potremmo noi es– sere oggi coi Deslri? Come avremmo potuto, non da oggi ma da tempo, sentirci senza disagio nella corrente da cui, coi Destri, si lasciò trascinare (è giustizia dirlo) tanta parte del Gruppo Parlamen– tare? Non è la guerra di Libia che ci divide. Non fu l'e– pisodio Bissolati marzo 1911 che ci mise in dissidio. Già assai prima noi sentivamo che la corrente ri– formista galoppava verso il possibilismo; che essa si trastullava con una situazione politica e parla– mentare per noi intollerabile, e vedeva una fonte di vantaggi là dove noi vedevamo un fenomeno di vergogna. Il blocco antisocialista, che fin dal 1904 s'era for– mato sotto la azione della paura e della rabbia bor– ghese, avea dato vita a quella Camera tumultuaria– mente e artificiosamente creata, in cui dominava da dittatore Giolitti, civettante ora a dritta ora a manca, e baloccantesi con le promesse di riforme. Coloro, che poi si chiamarono i destri, parevano compiacersi di quella Camera, e dei volteggi di Gio– litti. Quella assenza di chiari partiti p.olitici, di sin– ceri programmi, sembrava ad essi una palude ove pescare le grasse anguille per noi. Manovrando in quell'arcipelago di gruppi e gruppetti, appoggian– dosi sul Governo o attaccandosi ad esso per spo– starlo dalla propria parte, essi pensavano poter pi– luccare non pochi vantaggi. Gli altri - i sinistri di oggi - sentivano, insieme . con una repugnanza morale per quella situazione oscena, la percezione esatta che quella maggioranza parlamentare sarebbe stata impotente a dare i frutti che ne speravano i destri; e pensavano che conve– nisse tornar nel paese, all'opera di propaganda e d1 organizzazione, per rafforzare e ricreare le grandi correnti degli interessi in lotta, dietro le quali si ri– formerebbero sinceramente e beneficamente i partiti. Qui risalta tipico il contrasto. Noi pensavamo che. quella babele dei partiti fosse un segno di de– cadimento, cli infantilità o cli regresso. I destri salutavano come un'alba nuova quel che a noi pa– reva un crepuscolo. Era, per essi, un f.alto di svi– luppo ulteriore, un progresso dalla lolla cli classe nuda e netta dei primi tempi, quello sminuzzamento cli _fazioni. in P~rlai:nento,_ ~orrispondente (dicono essi) allo mtrecciarsi degli mteressi e delle suddi- visioni dei celi economici.: e speravano che, barca– menando fra quei rottami, il Socialismo dovesse meglio raggiungere il porto. Otti~ismo panglossiano in loro; eccessiva adat– tabilitil all'ambiente; incallimento del senso morale della politica, ossia machiavellismo di gente impe– ciatasi cli Montecitorio per debolezza, per contagio, per paura di parere ingenui a serbarsi onesti. Valutazione esalta della brulla realtà (i destri lo chiamano pessimismo, ma non vedono che chi è pes– simo non è lo specchio, è <lessa, questa realtà!); reviviscenza dell'anima profonda e, a dir così, cen– trale del Socialismo; nostalgia di sanità. vera e sem– plice, in noi. Torniamo alquanto all'antico, che è il nuovo, per– chè è l'eterna bellezza della verità! Lasciate il nuovo, fallace e specioso - delle abilità, delle manovre, degli accorgimenti - che viceversa è l'antico cli lutti i vecchì partiti di democrazia, a cui ritornale pel fatto stesso che, passando l'Equatore, si torna al Polo da cui ci si mosse! Tale - se non m'inganno - il dissidio, o una parte principale di esso. GIOVANNI ZmoRDI. PERUNMlfiLIORE IMPIEfiO DEL FONDO DELL'EMlfiRA L'aspettativa del Direttore della Critica per l'articolo che promettemmo nell'ultimo numero ci mette un po' in imbarazzo, facendoci presupporre che egli attenda da noi la scoperta di nuovi orizzonti, Noi invece, riservandoci di rilevare (e non di rivelare) come il còmpito del Commissariato dell'emigrazione non possa rimanere circoscritto alla :,,ua opera attuale, ma debba allargarsi a più vasta cerchia, usufruendo delle vistose somme che restano inutilizzate nelle sue casse o sono impiegate per scopi diversi dalla loro déstina– zione, non ci proponevamo che il modesto còmpito di riscoprire l'America, incalzando su osservazioni e argo– menti che possono essern ignoti a tutti eccetto che all'amico Turati, troppo più competente di noi in questa come in altre questioni. Che il Commissariato non abbia toccata ancora l'ul– tima Thule della sua azione, è primo a riconoscerlo il Commissariato stesso. Leggasi quanto è scritto nell'ul• tima Relazione .su l'anno 1909-910 (pag. VIIh "In conclusione, specialmente a due punti fonda– mentali dovrà essere rivolta l'attenzione del Governo: alla migliore tutela degli emigranti nel paese d'origine, per rep1'.imere l'eccitamento alt' emigrazione, per dimi– nufre l'emigrazione clandestina e diretta a luoghi che non presentano sufficienti garanzie, per attenua1·e lo sf1-uttamento dei lavorato1·i nostri nelle infinite sue forme; e alla maggiore assistenza dei nostri emigranti alt' este1·0,pe1· meglio garanti1·ne gli interessi materiati e morali. Al primo scopo gioverebbe l'istituzione di un conveniente numero di Ispettori per l'interno, e forse anche di qualche funzionario specializzato presso le Prefetture, poichè vi è una fitta ed insidiosa rete di Interessi da vincere; al secondo ~copo gioverebbe una maggiore estensione della nostra rappresentanza con– ~olare, e una migliore sua organizzazione; ad ambedue poi è necessa1·ia una piu solida ed ampia costituzione degli Uffici del Commissariato dell'emigrazione"" E dove non è il Commiijsariato, quale organo ufficiale, che parla, sono i suoi migliori funzionar:, che recla– mano ed invocano provvedimenti. - Veggasi l'ordine d.el giorno presentato al II Congresso degli Italiani

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