Critica Sociale - Anno XXII - n. 12 - 16 giugno 1912

CRITICASOCIALE · LI CRISI DEL RIFORMISMO TILIIHO II. La nostra vecchia via. Mi propongo di richiamare, di sulle pietre miliari ru:ell'opera nostra, la vecchia ·via del Socialismo, che noi stimiamo buona e sempre nuova: e di se– gnar le ragioni per cui quello, che si chiama Rifor– mismo di Destra (non so se per topografia o per indicar la tattica, a lui cara, del destreggiarsi), sem– bra a noi aberrante da quella via. Il Socialismo italiano, là dove fu più attivo e fe– condo, più sanamente semplice e modesto nelle forme, e più robustamente complesso e potente nella sostanza, tenne fede sempre a questi principali con– cetti. Inizio e base dell'opera nostra doveva essere il proselitismo; nostra legge doveva essere il ricer– care le anime e le coscienze degli umili, le molecole oscure e disperse, per destarle, illuminarle, a,du~ , narle in forze collettive. · ' ' Un Socialismo che non fosse tale, un Socialismo dottrinario da cattedra, un Socialismo privilegiato da gruppi, sarebbe stato accademia o sforzo vano, non si sarebbe mai tradotto in azione. Ancora : proseguire questo lavoro con continuità inint,errotta; non stancarsene mai; non crederlo mai . finito e perfetto. Perseverare nell'opera guardandosi dalle sfiducie subitanee e dalle baldanzose illusioni; mirar con letizia il cammino percorso, ma volgersi tosto a guardare con serena modestia pensosa tutto il maggiore ed erto che rimane da percorrere. Aver grande fede, più che negli episodi, più che nei colpi di mano fortunati, più che nelle iniziative e nelle a~1dacie degli uomini o dei drappelli di avanguar– dia - "nella somma degli sforzi minimi, quotidiani, costanti, disciplinati, delle masse. *** Così la concezione politica del Socialismo si diffe– r_e~ziavanett~mente dalla concezione dei vecchi par– t1t1, anche d1 popolo, nel metodo per suscitare e C?~durre alla battaglia le forze. Era un metodo po– s1tivo, lento, su vasta scala, irriso naturalmente, perciò, dai partiti tradizionali, fidanti negli ardi– menti di pochi uomini, seguiti da scarsi manipoli scelti. Era il metodo moderno, scientifico, dei gran– di eserciti regolari, èontrapposti al fenomeno ecce– zionale, ma tramontante per forza di cose, del Ga– ribaldinismo glorioso. Adopero - con tutta reverenza - la parola ·non ·solo per metafora. In realtà io stesso, tutti noi ri– c_ordiamo, i primi scontri psicologici fra il Socia– lismo nascente e le Democrazie. locali, un vent'anni fa, imperniati precisamente su questo diverso con– cetto (oltre che su veri, sotterranei, inconsaputi con– flitti di classe), che noi giovani, e i vecchi radicali della tradizione garibaldina, _portavamo nella vita pubblica. Alcuni di essi (ogni terra d'Italia credo ne abbia avuti) erano talora dei sinceri progressisti, dei rivoluzionari a modo loro, degli internazionali– sti magari: ma traspo-rtavano nella politica la ere– dità militare indivipualista, fidavano nei gruppi nu– merati di pochi artigiani ribelli, deridevano noi, e la nostra utopia di scuotere e organizzare le grandi masse dei lav0ratori .. Il Socialismo sorse di contro a quella confusa D_emocrazia, non solo per le differenze fondamentali d1 classe, di programmi, di aspirazioni, ma anche. e quasi direi sopratutto - tanto è il riverbero po– tente di questa concezione radicalmente diversa - pel metodo politico dell'azione rispetto al popolo. « Dove troveremo la forza?)> - Questo il proble- ma dei partiti. Il Socialismo disse: Nelle masse. E questo è il primo punto fondamentale, pregiudi– ziale, inderogabile, questo davvero è un dogma, o . un assioma, a cui non si può mancare, se vogliamo esser ·noi. Quali gli obiettivi a cui dovremo indirizzare il nostro esercito? Quali i punti d'attacco, e i campi dell'azione? - Tutti. Dovunque la classe capitalista s'annida, noi dobbiamo assalirla. Nell'officina con le Leghe, nel Comune con la lotta elettorale, nel Parlamento con la nostra battaglia. Tutte le forme d'azione, tutte le armi son buone: tutte la massa deve valutare esattamente, ,fredda– mente, lungi da ogni impaziente dispregio, da ogni miraggio puerile. • Nell'alterno ed eterno oscillare del pendolo della Storia, quanto sforzo per vincere la diffidenza anar– coide della massa verso le co_nquiste dei poteri: e quanto sforzo di poi per impedir che sperasse dal Par}amentarismo la manna, dal Comune le facili e più vic'ine cuccagne! , . ' . ,, Ogni cosa vale - ma fino a un certo segno: ogni cosa vale, ma non per sè, bensì in ragione di quel che valete voi, lavoratori. . (Apro una parentesi per scusarmi coi colti lettori della Critica, se ripeto questo abbicì elementare. Non è colpa mia se può esser utile o necessario oggi richiamar l'alfabeto!). · L'azione dei vostri deputati è proporzionata alla forza che realmente voi possedete; così come ogni riforma ha valore, secondo che in voi è la coscienza di usarla, la energia di farla applicare. Ogni conquista insomma è, o dev'essere, princi– palmente· la espressione di una vostra forza effet– tiva. Nell'edificio che andiamo costruendo, deve es– sere una rispondenza sincera tra i fastigi e le basi. Perchè la rivoluzione socialista non è il colpo di Stato, il mutamento d'un Governo, una sedizione di palazzo felicemente compiuta dai pretoriani. Essa è un nuovo mondo che sorge, e deve maturare len– tamente negli strati più profondi del popolo, onde poi duri nei secoli. Quanto più' nella sostanza è rivoluzionaria, tanto più è tarda e pacata in appa– renza. Non dev'essere pianta cresciuta artificiosa– mente in serra, che presto fioriscè e tosto muore : deve crescere da sè, temprarsi ai venti e alle bu– fere, indurare il suo tronco alla vita, alimentare frutti· fecondi e perenni. Perciò una .grande sincerità, una savia modestia, un costante concetto di preferire la forza vera alla pompa ostentata; una s,incerità ·che è onestà verso gli altri, ed è .onestà verso noi stessi - e diventa la più abile delle accortezze; tale a me sembra debba essere la psicologia del movimento socialista. Tale fu l'insegnamento di Camillo Prampolini, dei primi e migliori nostri maestri; di coloro, voglio dire, che più intimamente furono « socialisti», cioè più animosamente e tenacemente affermarono il pen– siero e la concezione socialista, fra le apatie delle masse, fra le irrisioni dei democratici vecchi, fra gli scherni e le calunnie dei rivoluzionari nuovi .. Chi segul questa scuola non credette mai, con leggerezza orgogliosa, superata una fase, inaridita e resa inutile una forma di attività: ma tutte, via, via, le accettò e le innestò una sull'altra, con opera di integrazione che tutte abbracciava e non ne sva- lutava nessuna. I 1 · Cosl la propaganda evangelic; dovea continuare, non sorpassata e soppressa, ma anzi avvivata e fatta, di verbo, carne, dal sopravvenire dei problemi tecnici, politici, amministrativi più ardui; la Resi-

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