Critica Sociale - Anno XXII - n. 12 - 16 giugno 1912

180 CnITICA' SOCIALE samenlc quella statale, debbono essere onnipresenti, il carico tributario complessivo è necessariamente forte; e mutarne le basi vuol dire ferire una somma di interessi, contro i quali il proletariato non è an– cora sufficientemente istruito e agguerrito. Non si climenlichì quanto già si è verificato: mentre il da– zio consumo sulle farine è stato tolto volpinamente a rate, nessuno pensa a togliere - nemmeno a rate - il dazio doganale sul grano; e, mentre la legge stessa risospinge i Comuni verso il rincrudimento ciel regime daziario locale, e indarno si invoca una meno illusoria tassazione, municipale e governativa, del reddito mobiliare: ecco che il capitale più carat– teristicamente parassitario continua ad assorbire, con spaventosa progressione, il g-ettito di tutte le tass-e e di tutte le imposte a mezzo del protezionismo si– derurgico, delle sovv-enzioni marittime, ecc. Bisogna concludere che la riforma tributaria utile al proleta– riato non appare effettuabile che sotto forma di un suo sostitutivo: la rivendicazione, cioè, di una quota più pingue delle spese pubbliche. Si pretendano più scuole, più igiene, più assicurazioni: ecco la vera riforma tributaria proletaria! Ma non si gabelli la possibilità cli una riforma tributaria seria e radicale, come una ragione di accordi politici con altri par– titi. Il periodo politico-parlamentare, chiusosi pur ora ed in cui gli accordi furono la regola, non solo non ha fatto, ma non ha nemmeno preparato nulla di radicale in fatto di ,riforma tributaria. 3. 0 LA RINNOVAZION!l DEI TRATTATI DOGANALI Il (ma– gari!) DELLEALLEANZE POLITICHE. _:_ Pare impossibile, ma, anche in riguardo a questi provvedimenti, vi è chi si illude di poter sostenere che il Partito S.ocia– lista Italiano è in g.rado, oggi, di spiegare un'in– fluenza positiva! Che esso si debba proporre di avere un opinione e di imparare a farla valere, sarebbe stolto negare; ma l'inoppugnabile constatazione della sua incapacità presente e l'enunciazione di un pro– posito .futuro non possono valere come motivo deter– minante di un'azione concreta attuale! Senza dire che un'azione concreta, se pur fosse tentata da qual– cuno in nome del Partito, non .conseguirebbe nessun pratico risultato, di fronte alla formidabile organiz– zazione cli studi, di interessi e di organi specializzati, colla quale la borghesia farà, anche questa volta, in ç1ueslo campo, lutto quello che le tornerà comodo. 4. 0 La prima delle difese necessarie, che dovrebbe esser predisposta con opportune alleanze, sarebbe quella CONTRO LE CONSEGUENZE D LLAGUERRA LIBICA.Di vantaggi cl-aprocurare al proletariato italiano in Li– bia parlò qualche infatualo nelle prime ore di ubbria– calura; ma già se ne è pubblicamente battuto il petto! Se .non che: a chi chiedere aiuto, se i socialisti fu– rono soli a insorgere? se tutti gli altri applaudivano? Da sè solo, e dalle sue sole forze, il proletàriato può sperare a-iulo. E dovrà, anzi, liberarsi - sia pure c,m rimpianto memore - della paralizzante compa– gnia di quelli fra i suoi uomini, che di fronte alla guerra furono miopi e deboli. 5. 0 IL PERICOLO CLERICALE. - E questa l'ultima trincea dei difensori delle alleanze e degli accordi; ma ba,;tcrà dire che il suggerimento viene da Gio– vanni Giolitti, che gli anticlericali, con cui accor– darsi, sono fra i più fedeli difensori del capitalismo più parassitario, e che l'anticlericalismo da inalbe- rare non sa.rebbe che una lustra ed un ingombro, in confronto della vigorosa azione, redentrice dal pregiudizio religioso e dall'asservimento chiesastico; che il Partito ha il d.overe di esplicare ed esplica da anni - con più profonde mire e con più sovverti– trice efficacia. V. Il qu,id agen.dum attuale. - Rivendicazioni e critica. Rinforzo dell'azione economica. Alla conquista della forza per le vittorie del domani. L'analisi conferma dunque le conclusioni della sin– tesi. Nella fase storica che si dischiude (e di cui la guerra e la conquista del suffragio universale sono piuttosto due portati che due fattori), il Partito So– cialista non può sperare di compiere una funzione riformatrice per mezzo della collaborazione di classe sistematicamente adottata. Una tale via di azione (al– tre volte utilmente 'seguìtà e che, storicamente, ri– sulta essere stata un momento eccezionale della lotta di classe) le è preclusa dal fatto che la borghesia italiana è entrata nella fase storica, .che in altre na– zioni dura da anni, e che (repelila juvanl!) è caratte– rizzata dalla resistenza, non più convulsiva, ma or– ganica e coordinata, con cui le borghesie mature han– no tentato e tentano di opporsi all'emancipazione della classe lavoratrice. La conferma analitica di questa storica necessità serve, anzi, a precisare il contenu_to, da assegnare alla politica intransigente del nostro partito, Più che proponente di riforme attuabili subito, il Partito Socialista deve farsi il f.ormulatore dei biso– gni ATTUALI del proletarìàto, tali quali sono, concre– tandoli in domande precise. Intorno a queste do– mande, esso deve suscitare i consensi e, forte di questi consensi, sottoporre i rifiuti e le monche con– cessioni della borghesia alla critica, che ne sveli i moventi. La esperienza anche recente ha dimostrato quanto sia errata la formulazione, da parte dei so– cialisti, di riforme ispirate a concetti possibilistici. Il possibilismo è ammissibile quando a1dita delle ri– sultanti accettabili; ma si. risolve in una sistematica rinunzia, se gli si lascino dettare le domande. Riven– dicazioni e critiche; ecco i contrapposti efficaci alla resistenza borghese. Rivendicazioni e critiche sostan– ziali, concrete: ecco il contenuto dell'intransigenza politica, ogg\ 'doverosa. Un tale atteggiamento è manifestamente _incom– patibile con qualunque accordo che comunque lo vincoli; ed è chiaro del pari che esso svaluta (almeno transitoriamente) l'azione parlamentare. Ma tutto ciò non è che un necessario portato della fase storica che oggi si inizia in Italia, e non implica affatto co– me conseguenza che i fr_utti positivi dell'attività par– lamentare, in definitiva, debbano esser nulli per il proletariato. Saranno quelli che l'ora consente e che la forza politica prolet.aria saprà meritarsi. E, co– munque, è certo che ben diverso, e maggiore di molto, sarà l'ascendente, che il Partito riacquisterà nel paese, in conseguenza del mutato atteggiamento. Tanto più che la stessa· azione economica avrà lutto da guadagnare, se il Partito le dedicherà una attività meno distratta, e resa più intelligente dalla urgente necessità di trarne tutti i possibili vantaggi; presidiandola di organismi vigorosi e ispirandola a concetti un po' meno impulsivamente possibilistici.

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