Critica Sociale - Anno XXII - n. 12 - 16 giugno 1912
CRITICA SOCIALE 179 svilii.ppo della borghesia nostrana - in nessun luogo mai il fenomeno fu cosi accentuato, perdurante e produttivo di effetti. Cosi fu conquistata una maggiore moralità nelle pubbliche amministrazioni; così fu cominciata a vin– .cere la sordida avarizia dello Stato italiano per tutto ciò che è igiene ed istruzione; così il diritto di riu– nione e di associazione e di propaganda divenne me– po rudimentale ..e meno irrisorio; cosi il Partito giunse a formulare la domanda del suffragio· universale, e a- far presentire, così si'curamente che l'avrebbe sa- . puto ottenere, da vederselo concedere senza lotta, se pur non ottimamente, nè per intiero. · Se non che, proprio queste stesse vicende storiche maturavano lo sviluppo economico e politico della borghesia. Questa si accampava più decisamente e più abilment,e contro il proletariato, intuiva la· pos-. sibilità e trovava il coraggio di ottenere, con una grande avventura militaresca, l'affermazione della propria coesione e della propria forza. L'allargamento del suffragio e la guerra italo-turca concludono così il periodo della lotta di classe non perfettamente de– lineata - e aprono l'era di un più logico e più coe– rente contrapporsi delle resistenze di chi difende il privilegio, e degli sforzi di chi, vuole l'eguaglianza sociale. III. I nuovi atteggiamenti della borghesia italiana. La corsa accelerata al militarismo, al protezionismo, alla bancocrazia. · Ripercussioni sulla tattica proletaria. In conseguenza di questi stessi atteggiamenti po– liti'co-sociali della borghesia, che delinearono una tale impostazione della lbtta di classe; apparve subito chiaro che - almeno in un primo momento - il Partito Socialista sarebbe rimasto privo di quel tanto di influenza, che. aveva potuto esercitare qualche tem– po addietro sulla vita politica italiana. In conseguenza di ciò, ogni seria riforma sociale fu da gran tempo sostituita da minime concessioni legislative, riducen– tisi a pure affermazioni teoriche, tanto soarsa e nulla ne è la efficacia sociale. Sempre in cons,eguenza di ciò, il militarismo ,ha rialzato il capo come non mai, il protezionismo più parassitario si espande e si raf– forza; e g.ià ricomincia la compressione poliziesca contro la propaganda di avanguardia, e un cosidetto ··nazionalismo ancora non nato. tenta coonestare questa ripresa reazionaria coi luoghi comuni di un patriot– tardismo egoista e invadente. Nè taJ.e situazione della lotta di class,e in Italia è da ritenersi transitoria: sia perchè corrisponde ad una fase storica necessaria; sia perchè deriva imme– diatamente dalla forma speciale che lo sviluppo ca– pitalistico ha assunto in Italia. Scarsezza di inizia– tiva, forti dislivelli di sviluppo e di preparazione, facile asservibilità dell'opinione pubblica e de' suoi organi, così come dello Stato e dei suoi rappresen– tanti: tutto concorre in Italia a rendere possibili e facili le intese fra i ceti interni della classe borghese, per una concord,e vita p.irass-itaria a mezzo di trusts, di ,protezionismo, di intervento dello Stato - senza rispetto eccessivo pei diritti del consumatore e del lavoratore, senza bisogno, pel capitalista, di grande iniziativa ed operosità, e col finale risultato dell'in– contrastato dominio di una ristretta bancocrazia po- liticante. ' In questo stato di cose, il Partito Socialista deve riconoscere che lo specialissimo còmpito, impostogli dalla crisi formativa della borghesia: il còmpito di organizzare il fascio dei partiti popolari e di farsene l'alfiere nella battaglia democratico-popolaristica, è cessato; che il proletariato non può illudersi di tro– vare, fra i partiti borghesi, alleati disposti ,a ricono– scere i suoi specifici bisogni di class,e e a soddisfarli con sostanziali riforme legislative. Il proletariato de– ve quindi esser ricondotto alla sua specifica batta– glia sul terreno economico, e ad una tenace opera di organizz,azione socialista, che ne aumenti la pres– sione politica, e gli procuri quei potenti organismi collettivi di propaganda e di agitazione, che soli af– fidano e che, liberando le masse dal predominio dei maggiorenti, le emancipano davvero. · IV. Inanità del collaborazionismo nella presente ora sto– rtca italiana. A. quali riforme condurrebbe?' - As– sicurazioni vecchiaia e malattia; Riforma tribu– taria; Trattati doganali e politica estera; Contro le conseguenze della guerra; Lotta anticlericale. Contro questa sin.tetica ricostruzione storica, che conclude a favore del doveroso ritorno del Partito ad un atteggiamento intransigente, si tenta far valere la possibilità di tutta una serie di conquiste positive -e di necessarie difese, per· Je ·quali sarebbe utile, e quindi consigliabile, la continuazione di una politic'l di accordi. Ma. una rapida analisi sfata ogni illusione. I. 0 La prima delle conquiste dovrebb_e essere quella della ASSICURAZIONE SOCIALE CONTRO LA VECCHIAIA E LA MALA.TTIA. Ma l'esperienza recentissima (relativa alla Cassa per la maternità, all'Ispettorato del lavoro e alla stessa riforma sulle assicurazioni-vita) impone di non sperar-e nulla di serio, fino a che la reciproca posizione dei partiti politici in Italia non sia radi– calmente mutata. Nè va taciuto che cotesta necessa– riissima e utilissima riforma sociale è fra le più co– stose, sì per lo Stato,· che per le singole imprese ca– pitalistiche; ,e che quindi il proletariato non può il– ludersi di conseguirla, in Italia, senza superare :for– tissime resistenz,e. Tanto più che, in questo campo, la borghesia ben poco vantaggio può trarre dal con– cedere anticipatamente, perchè l'onere da imporsi al capitale e allo Stato è reale; e la borghesia non ha altro s-oampo che nel resistere e nel procrastinare. Se, dunque, il proletariato italiano vuol ottenere dav– vero la pensione per la vecchiaia e l'assicurazione contro la malattia, -esso non ha che un mezzo: di– ventar forte di forza propria. Come avvenne per la legge sugli infortuni, nel '98 e nel '904, la borghesia ooderà non appenà abbia la sensazione che è pronta una forza politica capace di imporsi! 2. 0 LA RIFORMA TRIBUTARIA. - Non poche volte, gli uomini rappresentativi del nostro partito sono stati meno audaci degli uomini di Governo. Non poche volte, alcuni intenti, che la riforma tributaria do– vrebbe proporsi, sono apparsi pauros-amente urgenti. Ma la riforma ancora si attende! Anzi: abilmente, a quando a quando, l'ordinamento tributario italiano è stato persino peggi,orato: come, per es., in riguardo ai tributi comunali. Egli è che, in un paese come l'Italia, nel quale l'iniziativa pubblica, e più preci-
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