Critica Sociale - Anno XXII - n. 12 - 16 giugno 1912
CRITICA· SOCIALE 191 tanti, 2439 reati, fra cui 15,1 omicidi, cosicchè erano detenqti, nel 1909, 15 cittadini per ogni 100.000. * , ** E passiamo 3lle ·fonti della nostra ricchezza. La terra è, per 92 su 100 chilometri, suscettibile di coltivazione agraria e forestale; fra il 1867 e il 1910 furono rimboscati ettari 34.188; il valore della produ– zione agraria complessiva si calcola in 6.814 milioni di lire, cc;,rrispondenti a 259 lire per ettaro. L'industria è ancora tributaria dell'estero per 1'83 per cento dei combustibili'; disponeva nel 1908 di una potenza di circa 510.000 chilowatt nei suoi impianti elettrici; si esercitava nel 1909 in 32.968 opifici soggetti alle leggi protettive del lavoro, i quali occupavano 1.476.722 operai ( 457 per opificio); di essi 618.295 donne e 182.136 fanciulli .sotto i 15 anni. Volete sapere quante vittime novera ogni ami.o questo esercito di lavoratori? Nel 1908, sopra 1.919.274 assicu– rati, avvennero 227.768 infortuni; 759 seguiti da morte, .7936 _da inabilità permanente, 219.073 da inabilità tem– poranea: a indennizzarli occorsero 14 milioni e mezzo. · Che battaglie cruente, ogni giorno, nei campi del lavoro proletario! Eppoi le altre, contro lo sfruttamento padronale. Gli operai si organizzarono in 817.034 nelle Leghe di me– stiere, e in 69.19$ in quelle cattoliche, e, nel 1910, vin• sero nel 23 per cento degli scioperi industriali e nel 39 di quelli agricoli. E e.i sono anche quelle contro la disoccupazione e la fame, per le quali, oltre la massa che varca il confine, 546.222 lavoratori agricoli e 119.006 operai delle indu– strie migrano da una regione all'altra d'Italia per la– vori stagionali. Tutto, sempre, per la fabbrica dell'appetito, che l'ita- liano medio sazia con questi alimenti: frumento . chgr. 155 ¼ per abitante granoturco. ,, 75 1 /2 ,, olio . ,, 3,45 ,, vino . . litri 127 '/ 2 ,, alcool ,, 0,51 ,, birra. . ,, 1,63 ,, zucchero chgr. 3,92 ,, caffè . . ,, 0,67 ,, sale . . » 6,7 ,, tabacco . gr. 539 ,, Per chi trovasse un po' scarso il .consumo degli al– coolici, diremo che, di 100.000 abitanti, quasi 3 muoiono per alcoolismo:.:ronico. La nostra bilancia continua a pendere verso l'impor– tazione, che eccede l'espòrtazione del 54,8 per cento, e presenta sui suoi piatti: impor- espor- · taztone te.zlone materie prime per l'in- dustria, greggia . 37,0 °lo 14,0 ¼ altre materie prime . 19,4 °io 33,3 °lo prodotti fabbricati . . 25,9 ¾ 25,7 °lo generi alimentari ... 17,70/o 27,0°lo Si può dire che i 10 milioni di generi alimentari che vendiamo in più all'estero ci servono a comprare le materie _greggia per l'industria, delle quali .difettiamo. Nelle navi che trasportano questo ben di dio, altri lutti: 48 bastimenti naufragati, e 39 persone perdute; su 4937 chilometri di ferrovie in esercizio, che dànno un reddito di L. 13.268 per km. dai viaggiatori, L. 21.528 dai trasporti, e un'eccedenza di entrata sulla spesa di r.. ,7804 pure per km., 278 morti per accidenti e feriti 2408; e, sulle tramvie, 140 morti e 2067 feriti. Passiamo a cifre più liete .... se le medie per abitante non' fossero necessariamente fittizie. Risulta che ogni cittadino italiano imposta 12 lettere l'anno, emette vaglia per L. 53,5, e ne riceve per L. 59,4, ha in deposito a risparmio L. 153,60, e dispone di L. 77,22· di carta moneta in circolazione. Cittadini proletari, palpatevi le tasche e vedete se la media statistica risponde alla realtà. Certo risponde questa: ogni abitante paga ai Comuni per dazio consumo L. 6,69 l'anno e lo pagano precipua– mente i proletari. si. " UN BEL MUCCHIO " .... << Un hel mucchio ne ho vis/i io slcsso i11 llna delle llllirnc trincee prese dalla b:·irata Rai,w(di: ?.e 1,icJ erano una ventina. Ad uno una scheggia cli granala aveva portato via la lesta di netto ii. · S'intende: si tratta cli « cadavel'i nemici ii. E il leg– giadro fio/' di stile è di 1m animoso COl'l'ispondenlc cli guel'l'CI della scuola bal'ziniana: Guelfo Civinini; ecl è i11casto11ato, con signol'ile spr·ezzatw·a, in llna abbondevole descl'izio11e della battaglia di Zanziu· che aggillnge pregio al Corriere della Sera del 10 cor– l'ente e si distende in più che qllattro colonne della fitta stampa << col'siva » riservata alla prosa cli car- tello. · Già: liii bel ml!cchio! La vista dov.eva essere ama– bile e suggerire virtuose immagini letteral'ie all'ar– guto giornalista in cerca di « impressioni ii belliche! E doveva farlo fremere di voluttà! Ql!el f!lacabro car– naio, quell'aggrovigliamento dì corpi deserti - della luce della vita, qllella salma decapitata · sopratutto, c/ovevan possedue e irradiare intorno a sè una gio– conda virtù di suggestione. Eran belli insomma! L'ag– gettivo dice tl!tto: illllmina il quadro e illumina lo stato d'animo del gaio e « brillante » scrittore. E ca– l'atterizza con evidenza tipicamente icastica la mar– ziale letteratura, onde il Civinini è uno dei più alacri e facondi artieri. Una letteratura insopportabile, che inquina e am– morba la presente ora della vita nazionale e fa quasi rimpiangere con nostalgico misoneismo i tempi quan– do, delle gllerre che si combattevano lontano, non giungevano se non rade notizie sommarie! Meglio ·l'informazione scarna e lenta, che non l'odiosa specu– lazione retòrica, che dà nove mesi in qlla straripa su per le magne gazzette che vanno per la maggiore; meglio il sobrio e gelido bollettino di guerra, che non questa importuna caterva di « componimenti ii di ge– nere, a cui ogni fatto d'arme dà la stura! Chè esula da essi ogni senso di gentilezza e cli temperanza, e l'amplificazione artificiosa, lo sf rultamento frigido e scaltro di qualsiasi particolare descrittivo e narra– tivo, la l'icel'ca affannosa cieli'« effetto» stilistico vi tengono il posto della zelante e çiustera sollecitudine ciel vero. E una ostentala ferocia belluina vi assidera qualsiasi germe di umanità e di cavalleria: llna ele– gante e impassibile ferocia, che saltabecca, con le dubbie grazie della civetteria letteraria, tra le salme, e s'industria ilare a sciorinare, a scorno e in odio de' barbari a cui siamo andati a impartir lezioni di ci– vile cortesia, colonne ributtanti di forbitissima prosa macellaia.
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