Critica Sociale - Anno XXII - n. 12 - 16 giugno 1912

CnITICA SOCIALE 189 del delitto commesso: nelle sue condizioni di vita, nelle s~e abitudini, nella sua famiglia;. in quel['insieme di .fattori (educazione,. istruzione, ricchezza o miseria, lavoro o disoccupazione), che costituiscono veramente l'anima umana e la volgono al bene od al male; al– l'erois:i;no, alla beneficenz11, alla criminalità. · A queste ricerche ed à questi elementi importantis– simi d,i giudizio,· bisogna coordinare i provvedimenti penali e sociali relativi, più e meglio all'imputato, che non al delitto commesso. È tutta la patogenesi, l'etio– logia della delinquenza; la· ricerca delle cause, neces– saria premessa per l'applicazione dei rimedi. Non vi è parola di questo nel nuovo Codice di pro– cedura penale; esso è muto ad una delle più impor– tanti riforme giuridiche, ed è sordo al coro delle voci che da molti anni tale riforma ha propugnato: vi è ~na biblioteca di scienze sociali che conclude, in modo vago e generico, ma con grandiose ricerche sociolo– giche, alla utilità di questa riforma. Si ti-rutta, di estendeFe l'istruttoria alle indagini so-. ciali ed ambientali, per preparare un giudizio, che non sia l'affrettata ed inutile applicazione di una condanna penale, di qualche mese o di qualche anno; ma un complesso logico, morale e benefico di disposizioni ri– paratrici deJi male commesso, emendatriei del.responsa– bile e preparatrici di condizioni psicologiche, econo– miche e giuridiche che fecondino il bene, l'uomo operoso .ed onesto, la redenzione ed il lavoro, · Oggi la pena, unica sanzione giudiziaria, non diviene che creatrice di delitti e di delinquenti: essa deprime il li vello morale dei giudici ; ne indebolisce e discre- . dita la funzione; circonda di- avversione e di paura l'ambiente in cui la giustizia dovrebbe amministrarsi grave, serena e benefica; provoca reazioni di odio e di vendetta; matura, nei colpiti, propositi di frode e di violenza, nella grande difficoltà di rialzarsi e di parte- cip.are alla vita dei lìberi e degli onesti. • È da questo evidente, innegabile e non inteso quadro fosco degli abissi giudiziari, che, nelle folle, nei poli– tici, negli studiosi, sorgono le forme diverse di rea– zione e di protesta: tutte, quasi ugualmente, eccessive e pericolose: - le folle hanno assai scarsa fiducia nel– l'azione della giustizia penale, nesuna fiducia nelle con– seguenze ·e negli effetti delle condanne ; si tratta di un 1·ischio; di un'alea p1·ofessionale per i delinquenti di mestiere; è difficile assai che il colpito dalla sentenza. penale perda la stima, l'affetto o la fiducia della classe alla quale appartiene; perde, talora, la' fiducia délle altre classi, quando la condanna non dimostri un'indole forte e violenta, utile per certi impieghi, come per es., i campieri per i latifondisti, le guardie campestri, ecc.; quasi sempre aventi tra i propri titoli le ·condanne per delitti contro le persone (omicidi, lesioni, ecc.). I poli• tici considerano la giustizia penale come mezzo e stru– mento di dominio, come utile arme di qlas8e o di par– tito: i processi si imbastiscono e si giudicano e le con– danne si graziano o si mantengono, secondo il momento e gli interessi di un gruppo o di un partito politico. Gli studiosi si sono abbandonati a forme diverse di ribellione e di protesta. La più clamorosa ed attiva delle " scuole ,, è stata indubbiamente l'ant1·opologia c1·iminalista: - dalle più stridtnti contraddizioni tra la giustizia penale e la vita sociale, tra le' condanne e le pene carcerarie ·e le statistiche criminali, tra il de– litto commessò - unico elemento di giudizio per il magistrato - e l'uomo delinquente, ignoto, ignorato e trascqrato - la gloriosa e geniale opera di Cesare Lombroso fondò una " scuola positiva ", che oggi ap– partiene meglio alla storia della scienza che non al pensiero scientifico contemporaneo; e che si costituiva di reazioni, di ribellioni e di proteste e, quindi, aveva in sè gli elementi per impressionare e sedurre, ed anco quelli per fecondare dottrine nuove e promuovere ri– forme necessarie, ma non gli elementi per dare auto– nomia scientifica ed organismo forte, vitale e capace di produzione e riproduzione, nella lotta intellettu'Ble incessante per il di venire degli istituti giuridici. Non come forma di reazione e di ribellione, ma come serena e precisa osservazione dei fenomeni della vita collettiva, sorse la Sociologia criminale, di cui Filippo Tnrati e Napoleone Colajanni e Michelangelo Vaccaro diedero i principii fondamentali,. le origini, le finalità, le conclusioni pratiche e benefiche per le riforme del diritto e della procedura penale. Tutto questo rimane lettera morta per l'attuale pro– getto: quando esso sarà diventato Codice nazionale, torneremo a scrivere volumi, a ,pronun~iar !JOnferenze, . per altro mezzo secolo, ed intanto l'inesorabile percen-. tuale di aumento della criminalità italiana segnerà il ritmo dei delitti; l'inesorabile inettitudine dei magi– strati e dei dirigenti segnerà il ritmo delle pene e delle condanne. Tre osservazioni riassuntive, nelle quali culmina la de– ficienza scientifica e la debolezza dell'attuale progetto: a) Nessuna differenza di trat.tamento, di esame, di · giudizio per i fanciulli, gli adulti, i vecchi e le donne. Dopo tre anni di lavoro di una Commissione Reale, che chiamò a raccolta i più insigni magistrati e stu– diosi a preparare la grande riforma relativa ai fanciulli traviati e colpevoli, nessuna traccia, nessuna eco giunge alla nuova procedura penale: - gli 80 mila fanciulli colpiti annualmente dalla condanna penale - quasi a segnarli in fronte per impedirne l'emenda - dimostrata all'evidenza nell'abbandono e nella miseria l'origine del loro traviamento e del loro delitto - non hanno alcuna disposizione speciale che li riguardi, nè prima, nè du– rante l'istruzione, nè pel giudizio, nè per l'esecuzione ... -- essi sono· equiparatissimi ai delinquenti· comuni ed adulti I Nè la don.na, nè i vecchi - questi indici ed espo– nenti di debolezza individuale e sociale, che reclamano pietà ed aiuto, non ferocie di condanne insensate - trovano alcuna disposizione speciale. b) Non vi ha diritto di difesa per i poveri. La gran– djssima maggioranza degli imputati è miserabile, e fu dalla miseria sua, materiale e morale, spinta ed attratta nel delitto. Essi non hanno da vi vere: non possono pagar la di– fesa: dell'uni/:a azione civile che lo Stato potrebbe spiegare, studiandone le. condizioni, le cause, i· rimedi possibili, istituendo quell'Avvocatura dei pove·1·i, che alcuni Governi tram·ontati del dispotismo· ritennero dovere e funzione dello Stato - non vi è neanche un accenno lontano. Si continua nell'indegna commedia di far sedere l'avvocato di ufficio che dica le parole sacra– mentali: "mi 1·imetlo alla giustizia,,, per salvare la legalità della condanna! c) Dopo la condanna, il silenzio più oscurò, sinistro e minaccioso: non uno solo dei cento provvedimenti sociali, che i mille studiosi hanno proposto, dimostran– done la grande efficacia per rialzare i caduti; il grande valore preventivo per impedire nuovi delitti e nuovi delinquenti. Con la condanna e con la sua espiazione il legisla-

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