Critica Sociale - XXII - n.10-11 - 16 mag.-1 giu. 1912

. I CnITICA SOCIALE 149 Organizzare una Scuola socialista sarebbe stato còm– pito della Direzione del Partito, per preparare quei propagandisti che dice di non ayer più a sua d;sposi– zione, che la giovane borghesia, attratta più natural– mente e più logicamente nMl'orbita del pensiero cattolico e nazionalist.a, non offre più; ma· che· la classe ·Ìavora– trice può esprimere dal suo seno e che è dovere dei socialisti di preparare e formare. Il Congresso socialista di Reggio non dovrebbe dare un mandato siffatto alla nuova Direzione del Partito? ALESSANDRO $CHfAH. Chi non ignora quale e quanta parte della sua qualsiasi attività il compilatore di questa Rivi~ta ·abbia dato, insieme a tanti valentuomini anche di colore politico diverso dal suo, a varie opere dì coltura e segnatamente allé Biblioteche popolari, che trovarono, dapprima col Consorzio milanese e in seguito colla Confederazione nazionale, retti l'uno e l'altra dalla apostolica· infaticabilità del Fabietti, così larga diffusione e sempre crescenti appoggi e simpatie - opere di carattere aconfessionale e af– fatto· moderno, ma senza precisa colorazione di partito - riceverà l'impressione che il nostro amico e collaboratore Alessandro Schiavi, dettando il suo articolo, abbia tirato dei sassi in piccionaia. Ci teniamo quindi a dichiarare senz'altro che noi, in massima, consentiamo con quanto e'gli scrive. L'appello ch'egli muove· al Partito, in vista. del pros– simo Congresso, ha dei precedenti in innumere– voli nostri scritti e discorsi, e fu tema di non po– che pagine e di proposte concretè persino nella no– stra Relazione sull'Azione politica al Congresso so-· cialista di Milano (1910), dove non solo esaltavamo e invocavamo a modello la grandiosa opera di col- · tura specializzata, operaia e socialista, che si am– mira specialmente in Germania, ma si può dire che, di tutte le magagne e le deficienze del P;i.rtito .e del movimento proletario in. Italia - contro ·le cabale tendenzaiuole e le infatuazioni teoriche e tattiche - indicavamo causa principalissima, quasi unica, il difetto dì quelle opere, la sc~.rsa coltura delle masse, anche nel Partito, onde la fiacchezza e incertezza dell'azione, e lo scarso peso dell'opinione del' Par– tito nell'opinione pubblica generale del paese. Soltanto, non crediamo che da queste ammissioni teoriche sarebbe giusto derivare una specie di sco– munica maggiore verso quelle opere, ·che lo Schiavi taccia di « agnosticismo » politico e sociale. E ciò per un doppio motivo. Anzitutto, ·perchè la coltura può essere anche so– cialista e operaia, ma non è tutta e soltanto sociali– sta e operaia, nè il proletariato è la. sola classe che ha bisogno di rinforzare la propria coltura, nè, so– pratutto, il proletariato stesso - specialmente ru– rale - è cosi politicamente indipendente, forte e maturo, in Italia, da accedere facilmente a opere di cultura che avessero uno spiccato carattere di partito. Forsechè le stesse Camere del Lavoro, le stesse Federazioni e Leghe operaie, malgrado il loro carattere proletario per definizione e, tenden– zialmente almeno, sociali~ta, non si astengono - per· le necessità del reclutamento - dall'afficher qualsiasi bandiera di partito o cH dottrina sociale· de– terminata? E _chi sa quanto le stesse Biblioteche po– polari, malgrado il loro agnosticismo, durino fatica à introdursi in tanta parte d'Italia, e più ancora a mantènervisi e a prosperare, soltanto per la guerra· mossa loro dai padroni e dai preti, imaginerà facil– mente ohe cosa avverrebbe· quando se ne accen– tuasse il carattere politico. Fino a un certo segno è sempre vero che la coltura ·elementare - sopra– tutto scientifica e tecnica - non ha e non può avere colore politico. Opère dì coltura, poi, contrassegnate da una ban– diera di classe o di partito, presentano - insieme ai vantaggi - altri inconvenienti notevoli. Non solo suscitano le più• accanite ostilità, allontanano a priori tutto l'elemento non ancora acquistato a quelle determinate idèe, creano divisioni, antagoni– smi, rivalità, sminuzzano le poche forze esistenti in. opere che si paralizzano e si distruggono a vicenda: ma, quando - com'è nel maggior numero dei casi - nascano in ambienti vergim e rozzi, veramente deserti di ogni coltura elementare diffusa, si pre– stano, se anche riescano a vivere, a creare una mezza coltura affatto unilaterale e dogmatica, che è la negazione dello spirito critico, e che lascia i suoi adepti affatto sguerniti di quella, che è la con– dizione prima di ogni vera e vittoriosa lotta di idee, la conoscenza cioè dei punti di vista e delle ragioni avversarie, attinta alle schiette e legittime sue fonti. Segue da ciò - parliamo sempre di paesi dove, come in Italia, in fatto di coltura delle masse, quasi tutto è da fare, e al già vasto analfabetismo ana– grafico si sovrappone, ben più largo e profondo, un secondo analfabetismo, non diverso negli effetti dal primo, la repugnanza ad ogni seria lettura e la assoluta incapacità di giovarsene - segue, dicia– mo, che un movimento di esclusive opere di col– tura, sul tipo di quelle create dai socialisti in Ger– mania, sarebbe quasi sempre prematuro, nel senso che solo in pochi centri potrebbe allignare, e preci– samente in quei pochi già alquanto dissodati e nei quali perciò ne è meno urgente il bisogno. Prima ancora di ins~gnare a leggere dati libri, ad appro– fondire date dottrine, ad ascoltare dati oratori, ecc., è pur necessario creare la capacità elementare e il gusto del leggere, dell'ascoltare, dello studiare, del pensare, del comprendere. E per questo, pur di riescirvi, ogni mezzo è buono. Ed ecco allora che anche le opere di coltura « agnostiche » si dimo– strano non solo utili, ma indispensabili. . D'altro canto - eccoci al secòndo motivo - crede proprio lo Schiavi che il Partito socialista italiano, che le nostre organizzazioni operaie - nella loro presente fase di sviluppo, nelle condi– zioni economiche in cui versano, colla ripugnanza tutta italiana ad elevare anche di pochi soldi le quote sociali persino ai semplici fini immediati della re– sistenza, della organizzazione e della propaganda generica - avrebbero potuto, e potrebbero oggi, seriamente creare, su scala alquanto vasta, quelle istituzioni di coltura, di partito e di classe, che rap– presentano già uno scalino tanto superiore? L'esito delle nostre insistenze e di tanti tentativi che lo Schiavi non deve ignorare, fatti anche in taluno degli ambienti, che dovrebbero essere i più pro– pizii, è abbastanza eloquente; e non è carità di par– tito indugiarsi più oltre sul doloroso argomento. Ond'è che, pur troppo - si consenta l'apparente paradosso - il guaio che lo Schiavi paventa : che cioè le istituzioni « agnostiche » sottraggano troppe forze all'azione specifica del Partito e del movimento proletario - cotesto pericolo, finora, non ebbe dav– vero occasione, almeno in materia di coltura popo– lare, neppure di affacciarsi lontanamente. E il gior– no che quel pericolo· si affacciasse, noi ne saremmo ben lieti; significherebbe che .il Partito e l'orga– nizzazione operaia si interessano seriamente alla dif– fusione della coltura; e allora non sarebbe davvero difficile .distrarre una parte .di quelle energie no– stre dal terreno dell'« agnosticismo», per inalvearle verso opere ed istituti di colore e meglio specializ– zati. Per ogai, e, temiamo per del tempo ancora, la propaganda e le iniziative. che lo Schiavi raccoman– da, e alle quali noi aderiamo toto corde, sono senza

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