Critica Sociale - XXII - n.10-11 - 16 mag.-1 giu. 1912

174 CRITICA SOCIALE citamenle, toglie qualsiasi fondamento alla credenza che esso sia estraneo a qualunque valutazione morale dei fenomeni sociali. La pretesa antieticità del materialismo storico si basa su di un equivoco. Negli scritti di Marx e di Engels, debitamente vagliati e raffrontati, la morale del proletariato è una morale, che, per sua natura, trascende i confini di classe e acquista valore univer– sale. Il proletariato, liberando se stesso, libera e re– dime l'umanità tutta quanta. L'abolizione del rapporto padrone-salariato porla necessariamente all'abolizione delle classi, all'affermazione più completa dell'uma– nesimo. I valori etici della classe lavoratrice hanno carattere universale, non storico o particolare. La ri– vendicazione egualitaria del proletariato significa in– sofferenza di ogni soggezione dell'uomo all'uomo, e l'elemento umano su cui si fonda questa rivendica– zione è originario e irreducibile. L'ammirazione, tànte volte manifestata dal Marx e dall'Engels per l'altezza -morale del proletariato, si collega con questi concetti, come il loro disprezzo pel Lumpenprolelarial, per gli operai disorganizzati, incoscienti, giocondanti la loro vita coll'alcool e coi piaceri bestiali, è certamente anche disprezzo per la loro insensibilità morale. La riprova del carattere universale, e, di conse– guenza, etico, delle rivendicazioni proletarie si può avere luminosamente nella teoria del plusvalore, che non è un puro corollario della teoria del valore. Tale riprova il Mandolfo fa nelle pagine, che sug– gellano il suo diligente studio e che furono già pub– blicate, or non è molto, su queste colonne. Lo sfruttamento capitalistico, a rigar di termini, non ,esiste quando si consideri l'uomo, il salariato, come semplice merce; date le leggi dello scambio," il valore della forza-lavoro è quello meccanicamente determinato dal generale equilibrio economico, e -non altro. Per le leggi meccaniche dell'equilibrio non hanno senso le parole: sfruttamento, lavoro non pa– gato, ricompensa integrale del lavoro, ecc. Il salariato è una merce, che si trova sul mercato al pari delle altre. Ma, appunto, tutti gli sforzi del proletariato, come classe, sono contrari a questa riduzione in merce della forza-lavoro. Il suo angolo visuale lo porta a negare alla forza di lavoro il carattere di merce e a superare le barriere dei rapporti di scambio. E al– lora i concetti di sfruttamento, plusvalore, ecc., sono prospettati sotto una luce ben diversa e mettono a· nudo il loro nocciolo rivoluzionario. Cade il tegu– mento, l'involucro, e resta il seme, resta l'anima, re– sta l'uomo, resta la personalità umana, anelante al completo e libero suo sviluppo. Questa conquista della libèrtà e della personalità umana, << questo alto liberatore del mondo è la mis– sione storica del proletariato moderno ». Così il regno della libertà sottentra a quello della necessità, e il movimento operaio segna il punto d'approdo della filosofia classica tedesca. Libertà reale, -concreta, essenziale : non formale ed effimera, com'è stata finora. Libertà dinamica, non costringibile entro limiti pr-esegnati, ma avente un ritmo d'indefinito sviluppo, come indefinite sono le energie che dormon-0 in noi. In questa valorizzazione immanente della persona– lità, in questo perenne divenire della libertà, corri– spondente all'ideale etico-giuridico di Amedeo Ficbte, sta tutto il socialismo. E. MARCHJOLI. CRO~ACA INTERNAZIONALE L' organizzazionB opBraia intBrnazionalB DBI 1910. Il Segretariato Internazionale della resistenza che ha sede a Berlino, ha pubblicato, anche quest'anno, l'an– nuale (8°) Rapporto inte1·nazionale sul movimento sin– dacale, che raccoglie i dati pel 1910 (1) e che riassu– meremo, come abbiamo fatto per quelli degli anni precedenti. · Anche quest'anno il Rapporto non è completo, perchè mancano le Relazioni speciali del Belgio, della Rumania e degli Stati Uniti e perchè anche i paesi che hanno mandato la loro Relazione al Segretariato Internazio– nale non hanno potuto fornire tutti i dati riguardanti il movimAnto sindacale in generale o il movimento con– federale; inoltre, dei 19 paesi compresi nella statistica internazionale, soltanto 14 hanno comunicato i dati sulle fi aanze sindacali e nemmeno questi possono considerarsi completi. Di tutto ciò deve tJsser tenuto conto quando si vogliano fare confronti fra i vari paesi. I 19 paesi che figurano nel Rapporto internazionale contavano, alla fine del 1910, n. 9.808.927 soci, contro 9.573.493 alla fine del 1909. Aggiungendo ai dati di que– sti 19 paesi quelli della Bulgaria (18.753 soci), esclusa èlalla statistica del 1910, dell'Australia (239.293) e del- 1'Argentina (22.457), il totale degli organizzati nel mondo, alla fine del 1910, è calcolato dal Rapporto in 10.089.430, contro 9.845.243 nel 1909 e 9.308.157 nel 1908. Non vi sono, però, compresi i dati Sl)lle organizzazioni russe e turche. Gli organizzati in genere e quelli aderentj alle rispettive Confederazioni nazionali del lavoro e al Segretariato Internazionale nei 19 paesi erano nel 1910: 1. Gran Bretagna 2. Francia . . 3. Belgio 4. Olanda . . 5. Danimarca . 6. Svezia . 7. Norvegia 8. Finlandia 9. Germania 10. Austria . . . . 11. Bosnia:.Erzegovina 12. Croazia-Slavonia 13. Ungheria 14. Serbia . 15. Rumania 16. Svizzera. 17. Italia. . 18. Spagna . . 19. Stati Uniti. org_anizzatl 2.347.461 977.350 138.928 · 143.850 123.864 121.180 47.453 24.928 2.668.144 451.232 6.269 6.805 86.778 7.418 8.515 93.797 783.538 40.984 1.710.433 Totale 9.808.927 OPERAI oontederatl 710.994 400.000, 102.511 44.120 101.563 85.176 46.397 15.514 2.017.298 400.565 6.086 5.108 86.478 7.418 8.515 63.863 359.383 40.984 1.710.433 6.212406 Degli operai o,rganizzati nei 19 paesi, l'enorme mag– gioranza sono operai dell'industria, del commercio e dei trasi,orti. I lavoratori della terra organizzati, che figurano nella statistica internazionale, sono, in gran– dissima maggioranza, i lavoratori della terra organiz– zati italiani. Il Rapporto non ci offre per tutti i paesi il dato in– teressante del rapporto tra gli organizzati e gli orga– nizzabili. Su 9 paesi, per i quali il Rapporto comunica i dati in proposito, la Danimarca tiene il primo poeto col 50,50 °lo di organizzati sugli organizzabili nell'indu– stria, nel commercio e nei trasporti; vengono poi la Germania col 31 1 50 °lo di organizzati, la Norvegia col 24,36 ¾, la Svezia col 22,51 %, l'Inghilterra col 19,80 ¼, l'Ungheria col 18,51 °lo, la Svizzera col 17,05 °lo, la Bosnia.– Erzegovina col 13,06 "lo, l'Italia col 12,03 Ofo. Per ciò che riguarda i dati sulle finanze, il Rapporto fornisce dati incompleti, che si riferiscono soltanto a 5.315.402 organizzati su 9,81 milioni di organizzati in totale nei 19 paesi. Questi 5,31 milioni di organizzati (1) Hultl.ème Rapport Jnlernalk/nal ,ur le mouvement s1111dlca1;1910. - Berlln, 1911 ; F.dttlon de Ja Comml88lon générale dea Syndloate de l'Allemagne (C. Ltgten).

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