Critica Sociale - XXII - n.10-11 - 16 mag.-1 giu. 1912
CRJTJCA SOCIALE 167 ·Nel frattempo ·inv,ece si sono resi più evidenti ed imperiosi alcuni bisogni, a cui il progetto di legge par– zialmente provvedeva, sicchè .convienè su di essi ri– chiamare l'attenzione del legislatore, perchè dia loro una soluzione audace ed adegnata. Le questioni, che, in questo campo, alle altre sovra– stano, possono ess·ere ridotte a tre: 1 ° necessità di una più larga esenzione fiscale; 2° urgenza della creazione di un Is\ituto di credito specializzato, che provveda, colla dovuta cautela, ma colla ampiezza indispensabile, ai bisogni del credito · edilizio popolare; 3° limitazione del tasso dell'interesse. I tre problemi meritano di essere chiariti, con brevità, ma con precisione. b) La necessità di maggiori agevolezze fiscali. Il movimento per le Case popolari si propone, e deve proporsi, non solo di aiutare le private iniziative e rispondere adeguatamente alle domande di abitazioni, ma di raggiungere alcune finalita sociali importabti e bene determinate: a) offrire alloggi a buon mercato; b) offrire alloggi. sani, efficaci· stimolatori di energie fisiéhe e morali. Le due finalità sono strettamente connesse. Gli al– loggi popolari a caro prezzo diventano ben presto mal– sani, .Per l'eccesso dell'affollamento.· Le energie fisiche e morali non possono sorgere .là dove l'al_tezza dell'af– fitto obbliga a concentrare funzioni e individui in un limitato numero di metri ,quadrati. Il buon mercato è quindi indispensabile insieme per ragioni economiche e per ragioni morali. Ma ad esso non si arriva colle gravezze fiscali. Il legislatore italiano lo ha compreso, e ha portato l'esenzione dell'imposta sui fabbricati per le Case po– polari da 2 a 5 anni e, successivamente, a 10 anni, ed ora intende giungere. ai 14-16 anni. Ma non basta. Tutti ne sono convinti, i. legislatori primi fra tutti., e dispongono già l'animo a maggiori larghezzè future, sicché possiamo lusingarci che la nostra tesi, di una maggiore estensione dell'esenzione, finirà col trionfare. hla perchè non àvere fin d'ora la visione larga ed au– dace del problema? Una considerazione è, secondo me, sovra ogni altra, decisiva. · Le Case popolari, costruite da enti, da cooperative, da Comuni, sono gravate di una guota di ammorta– mento della durata media di 25 an'ni. Questa quota pesa, inevitabilmente, sugli attuali acquisitori e in– quilini. Ora, se all'ammortamento si aggi_unge anche l'imposta, il prezzo delle Case acquistate con ammortamento e il prezzo degli affitti saranno cosi elevati, da essere, per la generalità, proibitivi, e quindi vengono ad elidersi le finalità della legge e i bisogni di questo particolare movimento. Ad ogni modo, se anche così non fosse, si avrebbe sempre il fatto supremamente ingiusto che gli inquilini del periodo attuale verrebbero gravati di un peso che non si trasformerebbe tn loro utilità, ma in un beneficio dell'inquilino futuro o della collettività. Àl duplice inconveniente non si rimedia che in un modo solo: ·estendendo l'esenzi"one fiscale a tutto il periodo dell'ammortamento. In fondo, lo Stato, o meglio la collettività, non fa che una partita di giro: esenta un certo numero di inquilini da una imposta, perchè essi preparino, giorno per giorno, il demanio popolare di Case. Nel contratto non è la collettività che ci perde. Queste ragioni indurranno inevitabilmente il legisla– tore, .come ho osservato, a prolnngare il .periodo delle esenzioni fiscali. Perchè dunque non legiferare fin da ora quella che sarà la concessione di domani, permet– tendo agli inquilini di godere di una maggiore tenuità di affitto nel momento storico che attraversiamo, quando cioè il problema della casa più preme ed angustia, sia nei rapporti del salario, sia nei rapporti della eleva– zione necessaria delle classi lavoratrici? Altri pae8i hanno compreso questa necessità e giova citarne l'esempio a conforto della nostra tesi. In Austria l'articolo 1° della legge 8 luglio 1902, " concernente le agevolezze ai fabbricati con alloggi operai sani ed economici,,, stabilisce: " In conformità alle disposizioni della presente legge, godono detta esenzione per 25 anni dall'imposta sulle case per classi ed altresì. dall'imposta sulle p(qion( e dall'imposta del 5 Ofo del réddito sui fabbricati tempo– i·aneamente liberi da imposta, quei fabbricati per al– loggi che, sovra terreni finora non edificati o sovra l'area edificabile di una casa demolita interamente sino al suolo, sono coRtruiti per offrire agli operai alloggi sani ed economici, in quanto ·gli alloggi della casa sono ceduti ad operai a pigione o gratnitamente o contro un tanto della mercede non determinato numericamente nel contratto di lavoro. ·" I medesimi benefici sono pure consentiti alle case di alloggi (case per famiglie) costruite della specie ed allo scor,o predetti, le quali dalle persone giuridiche o fisiche (~ 7) sono vendute ad operai, in modo che l'in– tero prezzo di compera o almeno la sua metà sia pa– gata al minimo in 15 annualità, e senza tener conto se si è co_nvenuto che la proprietà del fabbricato si tra– sferisce agli operai immediatamente o solo dopo un periodo di tempo ,,. La legge belga del 9 agosto 1889 stabiliva di già (articolo 10): "Sono esenti dal contributo personale e da qualunque tassa analoga provinciale e, comunale, in ragione del loro valore locativo, delle porte e finestre e del mobilio, le abitazioni occupate da operai, se essi non sono pro– prietari di altro immobile oltre quello che abitano, a se non coltivano per sè oltre 45 are ,,. Se, anche in Italia, la [legge si ispirasse ad una vi– sione altrettanto larga, il movimento per le Case po– polari riceverebbe uno stimolo assai forte, e la Finanza non ne avrebbe notevole danno, perchè si tratta di materia imponibile che oggi non esiste e che certo so1·gerebbe in misura assai limitata, se non vi fosse l'opera benefica della legge. Ma, accanto a questo problema, un altro di pan Im– portanza non va dimenticato: quello del dazio sui ma– teriali da costruzione. La sua imposizione, la sua in– tensificazione, sono andati di pari passo coll'acuirsi del problema della casa. Mentre, da un lato, i Comuni, per la legge sulle Case popolari, erano costretti ad eso– nerarle dalla sovrimposta, dall'altra essi ricuperavano le somme apparentemente donate, elevando i dazi locali sui materiali. E che si tratti di somme non indifferenti, può· essere chiarito dal caso di Torino. Per i quattro ultimi gruppi di fabbricati costruiti dall'Ente autonomo, sotto il nuovo regime daziario, sono presunte queste somme: Gruppo di Corso Racconigi . ,, Bor:go Vittorio Corso Farini . Cascina Cerea ,, ,, L. 54.032,89 ,, 18.877,12 . ,, 37.112,40 n 29.000,58 L. 139.022,99
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy