Critica Sociale - Anno XXII - n. 9 - 1 maggio 1912
CRIIT'ICA SOCIALE 141 p~r altro, mi è parso _lecit~.rias~umere uria pagina d1 ·quella enorme satira ridanciana ed accostarla alla pensosa e appassionala opera del· Brocchi. Certo, anche l'Isola, ov'é parroco don Corrado Ran– goni, assomiglia ben poco alla dimora dei Siticeni: essa é un angolo di codesta nostra pianura padana, ricca di biade e di polvere - se non diventa fango; dove i Collegi rurali sono in mano ai socialisti o ai preti; dove l'Agraria lotta fieramente con le Le– ghe coloniche, e non ci sono quasi reati di sangue. Ci si arriva in treno o in tram - non so bene - e il Po, no1i.che il mare, ne è oramai tanto distante, che la na_ve di Pantagruel sarebbe qui arenata in una roggia. . Ma, con tulle queste notevoli differenze, essa f pur sempre l'isola dei Chiericotti, Presbiterotti et ccctera: e non già perchè ivi siano in maggior numero che altrove; ma perché ivi si é tratto l'au– tore ad osservare un piccolo angolo del gran mondo dalla finestra della sagrestia. Piccolo angolo, ma che serve, exempli gratia, a intendere e conoscere gli altri innumerevoli del poligono; e, se tale fu il proposito dell'autore, non deve aver imbroccato giusto quello dei critjci quotidiani che ci vide ri– prodotto l'antagonismo delle folle e degli eroi Ivanoe Bonomi, non dico di te ! -'- e neppur chi vi ravvisa l'impronta del Fogazzaro e deH'Oriani. Perchè le rappresentazioni della folla qui sono rare e fugaci ; dèl Fogazzaro, fra tanto fruscìo di tona– che, manca l'erotismo mistico de' suoi eroi fuori della cleresia; manca la non dissimulata simpatia pretesca, e manca - convien dirlo - l'impareg– giabile arguzia di quelle figurine che· - veneto a parte - son ancora ·il meglio della ineguale arte sua. E dell'Oriani ci potrà forse essere qualche li– nea della persona e della biografia, ma non l'arte (per quello che ne ricordo io) e non gli intenti ari– stocratici. Ad ogni modo, ciò sarebbe una curiosità aneddotica, da dilettare in una causerie di salotto; ma alla critica non giova e non importa. Quel che importa è la verità, l'efficacia della rap– presentazione umana; e, aggiungo ancora, l'impor– tanza dell'argomento trattato. Mandiamo all'aria tutti i comandamenti dell'estetica, la quale, per amor delle definizioni e classificazioni, si é, a poco per volta, ridotta ad essere senza sentimenti, senza con– cetti, senza voleri, per mantenersi purissima saggia– trice del bello. Guai a rallegrarsi se un libro é anche una nobile azione ! Si mostra di non sapere la filo– sofia e - dato il momento - si cade nel mondo dei reprobi. · Non importa; rinuncio a far dell'estetica, tanto più volentieri poichè non è neppur· l'arredo più adatto all'ospitale dimora di questo articolo: e poi t5ià altri hanno fatto lode al Brocchi quale narratore mfaticato ed evidente; quale appassionato rivelatore d'intimi moti d'affetto; di tragiche ore silenziose e di eloquenti e q.ccese lotte di idee. Noi vi aggiungiamo un"altra lode, che dà ragione del dirne qui: egli indaga i problemi sociali, nel modo che conviene ad un_artista: col rappresentarli. * ** Ecco la vita clericale in azione : ecco un fram– mento dell'anima sacerdotale, un episodio della sua uiuturna milizià. Corrado Hangoni è un prete, è un democratico, é armato d'ingegno, di fede e di vi– goria. Figlio d'una serva, ha talvolta dentro di sè torbidi ribollimenti plebei, onde l'educazione <)cl padre e l'auslcrilà del ministero non hanno valso a detergerlo: ma di solito è limpido, drillo e generoso. L'ingegno suo, di minor ala del paterno (che però mole ruit stia), come accade spesso alla gente rigida e 011esla, intende bene solo il proprio pensiero, ma in compenso ne è sicuro. Crede egli nell:l. giustiz.ia sociale· e per questa si adopera promovendo ed aiu– tando uno sciopero agrario. Cosa da monografia dell'Ufficio del Lavoro; incidente da interessare l'a– mico Montemartini: ma l'intuizione artistica lo ani– ma, lo compie, lo fa tragico e comico, lo fa umano. Tutta la sagrestia è con lui; dall'arciprete mitrato, fiacco, vanitoso e· forse con qualche peggior pecca, sino al negro don Coppo, che conserva la losca ignoranza e il lezzo di sudiciume dello « scagnozzo » all'antica. Ma, appunto perché tutta la sagrestia lo asseconda, il suo sforzo ne viene deformato e guasto. Questo, del resto, accade sempre a chi, pur essendo puro e volgendo a fini puri, si trova frammisto a troppo diversi aiutatori, i quali, obbedendogli, fini– scono con il condurlo dove vogliono. La grande lotta agraria si risolve in un reale con– nubio fra preti e padroni, e l'azione, in ultima ana– lisi conservatrice, della Chiesa, trionfa ancora una volta degli sforzi democratici e rinnovatori de' suoi più giovani, de' più inconsci. E tutto ciò per un lento, naturale, logico - e per ciò persuasivo - svolgersi di avvenimenti : il sindaco « liberale ll è sconfitto dalla stessa ideologia che lo fa superiore ai biechi disegni dei competitori. Egli non rappre– senta più nulla fra le forze contrastanti: non è con i contadini, non è con i proprietari, -non é con i preti. È una non-forza sociale. . · Ma i preti, che fanno rovinare una filanda neutra per impiantarne una, dove ci' stan le monache a far da guardia al crumiraggio e alla virtù dei rosari, e dicono di avere con ciò condotto lo sciopero alla vit– toria, non· sort essi quelli che empiono le pagine dell'inchiesta dell'Ufficio del Lavoro, e che produ– cono più duro arresto nelle rivendicazioni sociali che mille Governi reazionari? Padrone della nuova filanda, sindac·o del paese, loro grand'atnicone, di– viene certo ingegnere, tipo di torvo padrone un po– chetto di maniera; chè io ne conosco altri, che sono ben autorevoli fra gli .agrari, ma che fanno ben più accortamente la lotta loro. Quell'ingegnere, se fosse stato meno sciocco, avrebbe potuto fare una politica amministrativa aperta ai problemi moderni, ed es– sere del pari ùn purissimo agrario e caro ai preti: giacché questo ha di interessante la formazione dei partiti economici: che muta il « tipo >> dei rappre– sentanti delle varie classi, da quel che era quaran- · t'anni fa. E l'arte - specie l'arte che piace al Broc– chi - deve tenersi al corrente. Se questo è l'episodio più saliente e grave del– l'Isola Sonante, non è tutto il romanzo: già in altri prec~denti l'autore usò consertare le lotte pubbliche e le vicende private: politica e amore. Ed ecco af– facciarsi quest'altro gravissimo problema della vita dei religiosi. Panurg10 lo adombrava (o lo metteva in luce) nell'apologo dell'asino; qui è prospettato con lieve cenno all'ambigua figura femminea d'un ragaz– zetto caro al prevosto, e con maggiore intensità nella figura di don Renzo Stringari. Ho detto problema d'amore, e non sessuale, che è più semplice a risolversi con una qualsiasi Per– petua: qui si tratta di un bisogno spirituale più as– rnrbente, intenso, decisivo : fatto di senso e di idealità, non domabile e non possibile a celarsi. Don Renzo, infatti, non pare sia nelle condizioni anormali d'un'astinenza assoluta, che provochi i noti fenomeni, le nole .crisi, almeno secondo i maligni, che l'autore non smentisce: nè ci smentisce le ac– cuse che un altro prete, il semplice e non mistico don Savino, fa di lui: è un maneggione; fo11dnlore di ricreatori e di quelle associazioni miste di p0Yer1 e ricchi, che sono nella tradizione borghese e elen– cale uclla beneficenza; allivo, indulge11lc, 11011ma– ligno.
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