Critica Sociale - Anno XXII - n. 9 - 1 maggio 1912

140 CRITICA SOCIALE Nessun altro popolo ebbe quella -ellloresconzn me– ravigliosa di un pensiero elerntosi da sè a tanto fa– stigio di gloria •elica ed estetica, che, con mezzi nncora così scarsi, pure ha divinato le maggiori leggi della- vita e della storia, spaziando, audacemente ri– belle, nel mondo clell'infìnitamente piccolo - colla teoria atomica - e clell'infìnitamente grande - colla negazione degli dèi. Qualche ebreo impenitente e qualche cristiano ina– cidito, umiliati da tanto splendore, che mortifica la miseria delle loro credenze, mostrano d'inorridire - non potendo altro - degli amori lesbici e delle pratiche omosessuali degli antichi Greci. Anime can– dide, attribuiscono alla civiltà ellenica - così rispet– tosa della santa Natura - le morbosità individuali, fossero pure di Socrate -e di Alcibiade! Ma Sodoma e Gomorra sono -ebree; ma J.e Tavole rotonde sono cristiane; ma i musulmani sono gli uomini i più avidi di amori infantili! Queste dege– nerazioni nulla hanno da vedere col-la civiltà elle– nica, come colle religioni -ebrea, cristiana o musul– mana; sono malattie individuali, che nessuna civiltà e nessuna religione può sopprimere, al pari della· delinquenza. Coteste inversioni non sono solo delle civiltà e delle classi superiori; esistono anche nelle cla&si inferiori, nelle tribù selvagge e barbare; non mancano nelle plebi rurali, che i poeti fingono vi– venti nell'idillio delle Arcadie. Le famigerate so– cietà patriarcali non ne vanno -esenti; i profeti ebrei inveiscono contro i cinedi, di cui era pi-eno il paese! Le religioni tutte, ostili alla ragione e alla natura, perciò alla fìl.osofìa e ,alla scienza, dovettero, appunto per ciò, ricettare in sè tutte le superstizioni e le abominazioni della terra; lo stesso paganesimo non fa eccezione. Ma l'ellenismo non è il paganesimo, anzi, è la negazione di questo, come di ogni su– pernaturale. Nelle demenz-e del paganesimo, però, potè covare una scintilla, che accese un faro cli luce nell'antichità, mantenne un barlume nella nptte del medioevo, -suscitò un vero incendio ai tempi nostri, incendio che purifica l'ambiente bruciando tutte le lordure mistiche; dalle fermentazioni del semitismo non si ebbero invece che perenni esalazioni di mefite superstiziosa. - L'ellenismo, insomma, è il più bel trionfo della ragione umana, cosciente di sè e in armonia colla natura. Prometeo, che si ribella agli dèi, e non piega, perchè sente che in quella ribellione è la vittoria della vita: ecco il simbolo ellenico d-ella redenzione umana, che si concreta, non per mezzo di questa o quella religione - come molti ancora credono - ma al di fuori di ogni religione, contro tutte le re– ligioni. G. BONAGIUSO. Sembmndoci debbano 1·iuscfre opportuni anche pe1· la p~·opaganda spicciola, abbiamo 1·accol/o in opuscolo (pagine 24) gli a?'tico/i di ALESSANDRO SCHIAVI DALL'ERITREA ALLA LIBI.A 61'ilisegnamenli ditr t'anni dicolonizzazione ital -africana nelM r Rosso Centesimi 15 (Per 20 o più copie, sconto del 20 ¼) Libreria della Società Editrice Socialista Avanti! Via S. Damiano, 16, Milano. ANIME IN TONACA Pare che Francesco nabelnis non sia stato « co– gnito » (come dicono qui a Roma) pl'esso i critici italiani, perchè quelli che hanno scritto d'un re– cente romanzo dal titolo rablesiano cli L'isola so– nante (1) non sono andati oltre la citazione che ne porge l'autore, il nostro Virgilio Brocchi, e non hanno saputo perciò entrare un poco più addentro nelle intenzioni sue e nel significato .dell'opera. li processo alle intenzioni al'tistiche è un vecchio pri– vilegio dei critici, che la morale corrente ammelle tutt'ora inviolato. Se i suddetti letterati « quotidiani » avessero ria– perto (o aperto?) il libro ciel nabelais, avrebbero riletto (o letto?) come l'illustre Pantagruel, con la sua degna compagnia, µ;iungesse, tra !'altre pere– grinazioni, ali' isola dei Siliceni; un gran frastuono cli campane, che sono le loro trombe bellicose, e cli salmodianti preci, che sono i loro inni di guerra, dànno al luogo il nome cl' Isola sonante; dentro c'è una copiosa e inerte popolazione di uccellacci, che furono già uomini: ingordi e predatori come le antiche arpie, << che cacciàr dalle St.rofadi i Troiani» e dai significanti nomi di Chiericotti, Mo– nacotti, Pretotti, Vescovotti, Cardinalotti, con un unico Paparotto. Naturalmente le femmine sono dette Chierichesse, Monachesse, Presbiteresse, con le sottospecie dei Cagots (frati mendicanti), dei Cap– puccini e via via. Ma i due sessi non sono causa della troppo folta popolazione : i Pretotti nascono dai Chiericotti senza carnale congiungimento, e così le altre spe– cie, anzi ordini; ma la semenza prima non è· sparsa lì. Tutti sono uccelli di passo e vengono sotto le tenere piume di chiericotti da due terre lontane: dal paese di Troppo-ricchi, ove i secondi· e i terzi nati diminuirebbero la successionG; e dalla terra del Di-senza-pane, dove, allora come oggi, le giornate sono troppo lunghe. E gli uni vengono con le am– bizioni dei ricchi e gli altri con la cupidità dei poveri; tutti vi trovano il loro bene, facili onori e inerti comodità. Unico inconveniente grave una certa proibizione che Panurgio, della comitiva di Pantagruel, rappresenta con un apologo così: C'era una volta un asino che, al servizio d'una povera pastorella, viveva spelato e magro; accadde che la pastorella entrò nelle grazie d'uno .scudiero, o forse accadde il viceversa; fatto è che quella si ebbe una agiata dimora e il· suo asinello una grep– pia colma e una morbida lettiera, ove affondava sino al ventre. Molto bene ! Ma, dopo alquanti giorni, malgrado il bel vivere, anzi forse per que– sto, all'asino vennero altri pensieri e ne parlò con un cavallo vicino. - Zitto, che non ti sentano i palafrenieri· - gli rispose Ronzino : - di queste cose non ti devi ricor– dare neppure per alt.re più i'nnocent.i bisogne. Non mangi e non stai sdraiato? Accontentati di ciò ! Ma l'asino ruppe la cavezza, preferendo un duro cardo condito da qualche bacio asinino, e fuggì via. •*• Come vedete, più d'una delle profonde piaghe corrodenti il gigantesco organismo della società chiericale, della cleresia, sono pure scherzosa– mente ma acutamente esplorate da chi non era men buono diagnostico di malattie fisiche che delle sociali, e ciò avviene precipuamente nei capitoli dedicati all'Isola sonante. Non sarà dunque sicuro indizio, di quel che volle fare l'autore, il titolo stesso del nuovo romanzo? In questo senso, e non ( 1 ) VIRGILIO BROCCHI: L'Isola ,onanù. - P'r.111Treve,. ■nano, 1911.

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