Critica Sociale - Anno XXII - n. 9 - 1 maggio 1912

. t Critica Sociale .RIVIST.Jl QUJNJJ/CIN.JlLE DEL SOCI.JlLISMO Nel Regno: Anno L. 8 - Semestre L. 4 - All'Estero: Anno L. 10 - Semestr!l L. 5,50 DIREZIONE:Milano - PorticiGalleriaV. E., 23 - AMMINISTRAZIONE: Via S. Damiano, 16 - Milano Anno XXII - N: 9 Non si vende a ninnei·i sepm·ati Milano, 1 ° maggio1912 ' SOMMARIO Politica ed Attualità. Questo l't'imo Jllaggto (LA CRl'l'ICA SOCIAU;). Jt 11azto11allsmo aU'o1m·a (Go1·0FnEpo BRUT'fONCI). Studi economici e sociologici. li socialismo di Marx (Avv. TULLIO COLUCCI). JCezzad1·ia e bracCiantato ·iu. Romagna: VI. 1 mezzi di m.igUonmieuto e di emaucipazioue deL b,·accianti (oontlnuaztone) : La disoccupa– zio,ie dei braccta11U • !'emigmzione (Pror. A~1'0NIO GRAZIAD1':I). Filosofia, Letteratura e Fatti sociali. L'Ette11ts1110di fronte a!la ctvl!tà (G. BONAGIUSO). À1'illle t11 tonaca (Pror. ENRICO CARRARA). Fra Libri e Riviste: L'assicurazione operala In Inghilterra (f. v.). Pe,· la coitm·a socialista (STICUS). . Biblioteca di Propaganda <!ella CRl'flCA SOCIALE, QUESTOPRIMOMAGGIO Forse, in ventitre anni, dacchè abbiamo inscritto questa data nel nostro calendario di Partito, dac– chè il proletariato ,di tutte le nazioni - la nazione, si direbbe meglio, di tutti i proletariati - ne ha fatto il " suo giorno ,,, l'onomastico della sua soli– darietà internazionale di classe, il " santo ,, dei suoi dolori e delle sue speranze, il ricorrente ge netliaco dei suoi proponimenti di rivendicazione e di conquista -- forse non mai come quest'anno, ai socialisti e _ai proletari militanti d'Italia, un qualsiasi " Primo Maggio ,, disse parole altrettanto gr~vi, che invitassero a più feconde meditazioni., E la Pasqua di nostra fede. All'approssimarsi ,ii Pasqua, i credenti nelle mitologie c)le agoniz– zano nei_ cieli espugnati, ancora oggi, prima che ·da tutti i campanili i bronzi commossi cantino gli inni delle anime, sogliono prepararsi nel raccogli– mento, tentano purificarsi nel rito della confes– sione. E noi pure, seguaci di altra fede, che i miti cari al nostro spirito non mendichiamo al passato, non rincorriamo nelle vacue lontananze dei cieli, ma li proiettiamo sulla terra e nell'avve– nire, perchè la virtù nostra, e dei tigli, via via li traduca in palpitanti realtà; noi pure, a quest'ora dell'anno, ci raccogliamo e interroghiamo, ci con– ('essiam,o: soltanto, nei nostri templi, le confes– sioni, noi le pronunciamo a voce alta, alta la fronte, alta l'anima, nella comunione dei fedeli. Or che cosa confessano quest'anno a se stessi e ai compagni i socialisti, i proletari militanti d'I– talia? La vittoria o la 13ooutitta? L'orgoglio o la contrizione? La speranza o la desolazione? Tutte insieme, forse, queste cose; e più o del– l'una o dell'altra, a seconda che, nell'intimo di ognuno, nella nostra personale filosofia o nel tem– peramento - e in sostanza· sono sinonimi - pri– meggi l'ottimismo ò il pessimismo, piuttosto sor– rida Democrito o Eraclito pianga. L'anno socia- lista che trapassa ci ha travolti e sconvolti con violenza insolita, ba scompùsti i manipoli, ha me– scolate le insegne, e ci lascia, tutti, altrove e di– versi da quel che fummo, o stimammo di essere, e con altri vicini. La " fatalità storica ,, che so– spinse il Governo d'Italia nelle arene di Libia, ossia nel mondo del sogno; dell'inverosimile, del– l'inesistente, ricondus-se noi.. .. in Italia, cioè a dire nella dura, presente, irrecus<tlilile realtà. La guerra ha squarciato veli, ba denudato coscienze, ci ha, in qualche moclo, rivelati meglio a noi stessi, ha fatto, in qualche· giorno, nelle nostre file, con -la brutalità che è propria dei fatti, ciò che non rie– scirono, nè sarebbero iesciti a fare, interi anni di polemiche, di duelli verbali, c9mbattuti col fioretto sottile delle formule, colla scherma elegante e mal– fida dei sillogismi. Un partito, che è di tutto il mondo, che ha i venti della storia nelle proprie vele, che natural– mente si accr~ce per ~ante cagioni e così diverse, e spesso così estranee alle ragioni prime e _profonde del suo essere; un movimento proletario, che, ap– punto perchè tale,· deve ancora, per così gran parte, trovare la propria espressione teorica e rap– presentativa in uomini tolti a prestito da altri strati sociali, e inoltre -· perchè proletario - su– bisce esso stesso e non può non subire, col do– minio economico, anche, per quanto reagisca, il dominio intellettivo e morale della classe avver– saria, gli influssi del pensiero, dei bisogni, della coltura (ii questa; un partito e un movimento sif– fatti, mentre dura attorno ad essi la quiete e in essi il torpore della vita normale, non potrebbero anche non subire una certa somma di filtrazioni, di adulterazioni, di mimetismi, di equivoci, che l'ambiente, con osmosi assidua, insinua ed alimenta dentro di loro. Ed avviene ad essi come alle Chiese, che, della fede primitiva, conservano - nei µiuturni accostamenti alla vita pagana - le eti– chette, i riti, i dogmi, le forme; e lo spirito primo, via via, si evapora o si attenua. Degenerazione inevitabile, fino a un certo segno, provvida forse, se ubbedisce alla legge mercantile del ricambio, che domina la natura vivente, e impedisce il cri– stallizzarsi settario ed inerte delle fedi ermetica– mente sequestrate e chiuse. E qual è il punto - si chiede - a partire dal quale un'idea, un partito - nei contatti necessari e fecondi - dà di sè più che non prenda, è frodato nel cambio, e, per voler superarsi e vincere troppo, incomincia a negare e a rinnegare se stesso? Dov'è il punto, a comin– ciare dal quale la spirale saliente di un partito, nelle sue volute incessanti, prende a declinare? Nel trambusto dell'azione quotidiana, quale bussola è così perfetta che ce lo segni? Quanti erano ieri, nella più schietta buonafede, socialisti di nome e di consuetudine, nei quali l'ardore socialista si era, lentamente, inavverti– tamente, placato? Quanti operai, mili_tanti nelle organizzazioni, il cui spirito si era fa,tto, a loro insaputa, borghese, e che avrebbero ripetuta la

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