Critica Sociale - Anno XXII - n. 8 - 16 aprile 1912
CnITIC~ SOCIALE 119 dél Compartimento di Milano», per spianare la via. alla suaccennata trasformazione delle rappresen– tanze. Dopo un aspro lavoro di propaganda verso gli amici delegati, dapprima o ostili, o increduli, o indifferenti, riuscimmo; il 19 novembre, a riunire ·tutti - salvo soltanto due o tre impegnati in servizio -'---i delegati delle 42 categorie del Compartimento _:_ .funzionari, impiegati ed agenti - i quali ap– provarono e nominarono il proposto Comitato ese– cutivo delle Delegazioni con l'incarico : a) di convocare, ·ogni volta che occorra - di prdpria iniziativa o per richiesta di uno o più de– legati - i delegati di tutto il Compartimento e, su quest,i·oni particolari, quelli delle categorie affini intéressate, studiandosi di armonizzarne gli inten- 'dime·nti e l'aziQne; . b) di provvedere a ciascun delegato del Com– partimento o ai rappresentanti che ne lo richiedes– Séto - facilitando così il loro lavoro - tutti quei dati, quegli elementi e quelle istruzioni, che potes– sero occorrere loro, attingendoli direttamente agli •Uffici locali· . •· · 1 ' -· 1, ·' ·c) 0 d1 c~ordina'rè .:_ -tl'accordo c·on" gli: analoghi Comitati che sorgeranno negli altri Compartimenti -· il lavorò che i delegati e i rappresentanti do– vranno iniziare sulle que_stioni generali interessanti la classe. e su _quelle particolari delle categorie; . d) di· studiare e promuovere· la soluzione d1 tutte le questioni disciplinari di massima; per man– canze .derivanti dall'esercizio delle funzioni, e delle questioni relative ·agli orari di servizio, ai turni, ecc., interessanti gli agenti del Compartimento. Il Comitato neo-eletto avanzava subito la doman– da di « un modesto locale, che servisse da studjo, da recapito e da deposito degli incarti, della cor– rispondenza, ecc., del Comitato Esecutivo, nella Se– de stessa della Direzione compartimentale». Intento 'evidente, allargare la sfera d'azione dei delegati alla. difesa - come in Francia - degli interessi locali ed anche individuali - purchè di carattere generale - dej loro rappresentati. Non forse lo stesso comm, Bianchi, inaugurando l'assemblea ple– naria dei rappresentanti, magnificò l'utilità della . nuova istituzione vantandola destinata a togliere « i malintesi e i preconcetti che facilmente sorgono e si estendono in un personale così numeroso come il nostro, e creano malcontento specialmente quando le masse non hanno modo di far sentire diretta– mente le proprie aspirazioni»? O forse non è nei Compartimenti, anche più che al centro - si pensi soltanto ai continui lamenti pei turni di servizio - che le cause di malcontento hanno le radici? Se al· centro si risolvonÒ le questioni generali in- , tere'ssantiiwtto iq personale-o le intere categorie, nei Compartimenti si fucinano tutti ·gli inte1'essi parti- .colari degli agenti: promozioni, traslochi, punizioni, turni, congedi, ecc. Il comm. Bianchi non può igno- • r,!.ri=l come talvolta le sorti non solo di un impiegato, ma di_tutta una famigl_ia, dipendano magari da. un semplice sottocapouffic10, ·puta caso del personale, che, ignorando appµnto le condizioni di famiglia di un agente, ne combini per esempio automaticamente il trasloco dove ai suoi figli non sia dato modo di con.tinuare gli studi o la professione. E saprà pure come talvolta questi piccoli superiori immediati - la c;ui opera può essere. così nefasta - siano poveri ruderi di uomo, sospinti a quel posto dall'onda lenta della routine, come i rottami di un naufragio alla spiaggia, quando non sono addirittura - potremmo far nomi, cognomi e domicilii - dei deficienti, dei rammolliti, degli alcoolizzati. Chiedevamo quindi soltanto questo : che i Comi– tati esecutivi dei delegati - sorti, pel rnom~nto, extra legem, salvo poi comprenderveli dopo esperimento - avessero veste di intervenire, occorrendo, con cauto senso di misura, in via di conciliazione e di chiarimento, presso le competenti autorità comparti- mentali. . Ma le Organizzazioni, con un geloso e miope fu– ror giacobino, ci si schierarono contro, credendo, o fingendo credere, ·si volesse attentare alla _loro auto– rità e alle loro prerogative. Il Sindacato Ferrov_ieri pose il veto ai suoi delegati, e il Comitato Centrale della Unione Nazionale Impiegati ferroviari diffidò chi scrive a smetterla, a scanso di una clamorosa· sconfessione, ravvisando nel suo operare gli estremi della fellonia. Invano c'ingegnammo di spiegare che nessuna confusione o usurpazione di attribuzioni poteva ve-· nire dai Comitati esecutivi delle Delegazioni in dan– no dei poteri centrali delle Organizzazioni; che, men– tre a queste ultime spetterebbe sempre .una funzione direttiva - tracciare le grandi linee dell'azione sin– dacale ed elaborare il programma di lavoro anche per le rappresentanze cli categoria - i Comitati non avevano che la funzione - diremo così, d'ordine -· cli mettere .i delegati e i rappresentanti in condjzione .cli:compiere un lavoro veramente utile pel 'Personale rappresentato. Cosicchè, nel precitato discorso· inaugurale, il comm. Bianchi, parlando della nostra richiesta, ebbe · buon gioco a dichiarare : « Ho fatto osservare ai richiedenti che la funzione· del deleg.ato del personale, la quale non è contemplata nella legge 13 aprile · 1911, n. 310, ma soltanto ·nel regolamento, è unicamente quella di essere. interme– di-ario fra il rappresentante e gli agenti della propria categoria residenti nella circoscrizione elettorale,· e . che il modo in cui deve esplicarsi tale funzione è in-' dicato nel regolamento. . . « Ciò premesso, ho loro aggiunto che ritenevo ·la istituzione di Comitati esecutivi co·mpàrtimeritàli. co– me esorbitante dal mandato ·conferito ai delegati," tanto più che gli incarichi dei Comitati suddetti avreb– bero potuto facilmente risolv,ersi in un~ sovrapposi– zione ed anche in una menomazione (sic/)· delle at- tribuzioni dei rappresentanti. · · « Per tale ragione io non ho creduto (ji poter cor– r(spondere alla richiesta avanzata». Allenati a navigare anche contro vento, non ci scomponemmo per ciò; ed eccoci sulla tolda dac– capo. · A giorni, in Roma, il Congresso dell'U,;iione_Na– zionale Impiegati ferroviari dovrà tornar S\l la que– sti one, e n oi speriamo che l'atteggiamento d~i-nostri di' rlgeri.ti sarà riveduto ·e corretto dai cdmpagrii ·di bu o na volontà, ai quali facciamo appello con queste note affrettate. Quanto alle argomentazioni d'el Direttore generale -- con tutto il nspetto dovuto al suo eminente va– lore di tecnico delle ferrovie - non peccheremo della temerità di Capaneo osservando semplicemente che il tono alquanto imperiale della sua risposta; in cui sembra risuoni un « l'ho detto io, e basta; le ohe– min de fer c'est moi », non basta a dissimularne l'in– consistenza e il cavillo. ·Quand'anche, infatti, si avesse della legge scritta quel concetto feticista d'indiscutibilità e di quasi 1im– mutabilità, proprio alla antica ortodossia, che le. idee di democrazia elaboratesi dall'89 in poi hanno distrutto, per cui oggi nella legge noi rav_visiamo soltanto la f1,mzionetransitoria e sempre .perfettibile della scienza e della necessità - lo stesso rilievo, fatto dal comm. Bianchi, che la funzione del dele– gato non è contempla_t.a. dalla legge, ma soltanto dal , · regolamento, conduce a conseguenza opposta a .
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