Critica Sociale - Anno XXII - n. 8 - 16 aprile 1912

CRITICA SOCIALE 125 sta coesione del passato· col presente, ,,cos'tituisce• ·il tempo 'reale, la dztrala ·1•eàbe"Euira.-,/lèllé ·piii gerhal'i in– tuizioni del Bergson), 'è t'éélstituiace altresi la_sostanzia– lità dflll'anima. !L'anima è continuità, è durata reale, è un quid uno e indivisibile; è un unico movimento dal princip.io alla fine, come una melodia eseguita senza i,nterruzioni. Da ciò risulta che il nostro passato éi è tutto presen,te· e, se l'anima ha impulso e movimento,_ ha: anche memoria, .cioè conserva iL passato. .,.Da questo pun-to di. vista, noi vediamo , le relazioni tra coscienza e sensibilità presentarcisi altrimenti che nel modo consueto: Noi usiamo rappresentarci il pas:.. sato come assolutamente scisso dal presente; il passato è·morto; solo il presente vive. Ma l'e.sperienza ci mo.stra che almeno certe parti del passato possono richiamarsi dalla· coscienza. Come spiegare le memorie? - Si,. attribuisce al cervello· la fu.n.zione di registrare una parte del passato; si suppone che il passato in parte vi si incida, come una sonata sul disco d'un gram– mofono. Teoria: now sostMil•ibile .. 1 1nBe:ng8.li ) _n . .:ricor.da..le ·più recenti indagini dei fisiologi e dei patologi; deci– sive quelle sopra gli amnesici e. gli afasici; le quali pr-0vano come la teoria del parallelismo· psico-fisico ·sia un _apriori, costrutto sulla doppia ipotesi erronea, della discontinuità della vita psichica, e del meccanicismo universale. Al contrario, se, da un lato, .l'intera vita psichica è alleata, in un certo senso, all'attività cere:– brale; dall'altro, ~utto il passato è presente sempre alla coscienza. Ma, dàcchè la vita è nell'azione, e ad agire ci .basta la coscienza di parte _del_ passato, l'altra parte rimanendo eclissata; così, nel corso dell'evoluzione, si è formato un organo, ia cui funzione è' appunto di in– cunearsi tra il passato e il presente e di lasciar entrare nella coscienza, di volta in volta, solo la parte del pas– sato necessaria all'azione. Ques.t'organo è- il cervello. Funzione del cervello. - Il cervello è un organo di oblio, è un vaglio che, della massa :fluente del ·passato; lascia passare nella coscienza solo quanto occorré per operare. ,È uno _strumento di direzione della memoria; ed è l'organo che ha fatto acquistare al corpo certe abitudini di movimento, come,· per es., l'abitudine del– l'articolazione. Nel cervello sorse il meccanismo del movimento, che permette .al corpo gli atteggiamenti adèguati 'alle situazioni del µiovimento. Come bussola dell'intelletto di fronte all'azione, la funzi_one del cer• vello segna il punto di congiunzione tra l'anima e la re·ài:tà. Quando questo punto è guasto, si ha la follra, · in tutte· 1 le su'é'forilre/:,.,.u -:: ' ,,.,.,,,, o;c-c ·"·'·" ... ,,,_,,, ·L'è relazioni tra vita mentale e vita cerebrale non s6Ìt'Ò' di semplice identità; per guisa che il cervello sia l'equivailente di tutta là vita mentale; 'sono invece mòlto complicate. Riguardo all'intelletto, alla coscienza; il c'ervello è ciò che è la punta rispetto al coltello. Per la punta, iI coltello ·penetra nella materia: pel cervello, l'intelletto penetr-a nella realtà. II cervello, in· altri· termini,'· rispetto alla psiche, ha ,una doppi-a funzione. Da un lato, limita il campò visivo dell'intelletto e gli impedisce di vagolare follemente; dall'altro, gli fornisce ·direzione ed ·equilibrio, Il rap– porto tra cervello ·ed intelletto è analoga a quella della prua colla nave. Come la prua segna la ·direzione e àpre l'onda avanti alla nave, così il cervello.(o, più ge– neralmente, il corpo) permette all'intelletto di contrarsi, di concentrarsi, per penetrare nei flutti della realtà. Ma, come la prua ·non è l'equivalente della nave, cosi la vita ·cerebrale non lo- è della menta:le, Il èérvello non è tutta la psiche. ,&na•·dif!icollà moderna. - A q1ìal puntò ·1a materia entra in contatto coll'intelletto e in che senso differ"i– acono? La· questione era- semplice ai platonici e aglì aristotelici. Senza difficoltà e~si inserivano il corp·o nel– l'intelletto, e viceversa. La difficoltà è affatto moderna e condusse certi 'filosofi a dubitare della nostra capa– cità a comprendere l'essenza del corpo ti dello spirito. Il problema data da Cartesio e dal Rinascimento, da quando, cioè, la scienza è stata ricostruita su basi es– senzialinente matematiche e si è considerata la materia come unicamente sottoponibile al calcolo e divisibile · all'infinito. Da allora i pensatori sorio stati traviati dalla confusione tra l'estensione concreta e lo spazio mate– matico. La scienza, intimamente pratica, è costretta a dividere la materi-a; la divide e·suddivide in molecole, atomi, elett'roni; ma, insieme, è costretta a riunificarla in qualche forma. La natura non è discontinua, è il mondo mentale è più esteso che non si pensi; non è _sottoponibile al calcolo, nè ripartibile in porzioni. Fra , la' JJSiche e la materia, per quanto si penetrino a vi– c~nda, è que~to divario radicale:' in quellà ii' p'assato persiste sempre e totalmente, se anche non sempre di– stintamente visibile; nella materia o non è memoria · affatto, o appena quanto basta a gettare un ponte fra due momenti successivi. Ques·ta distinzione tra materia e intelletto ci lascia intendere come, e sopratutto perchè, si sieno uniti. In una frazione di secondo, la materia sa compiere un numero sbalorditivo di eventi successivi; ad es., quelle centinaia di trilioni di vibrazioni, che ci dànno la sensazione della· luce. Contarle occuperebbe dei mil, lennii; alla percezione basta un attimo. Onde il signi- -ficato della enorme differenza fra questi due ritmi di durata? In maniera generale, quando, in una sola visione, ab– bracciamo gran numero di eventi umani, meglio ci riesce di padroneggiarli.- Gli " uomini d'azione ,, con– densano la durata esterna, .e gi_ungono così a dominare gli eventi. Per analogia possiamo congetturare che l'e– norme differenza di tensione fra la durata della nostra coscienza e quella della materia sia ciò che consente all'intelletto di agire sulla inerte materia e farne uno strnmento di libertà. Da quest'angolo visuale l'intelletto appare una forza libera, che, posta in presenza della materia e -desiderosa di dominarla, imprime alla stessa il ritmo di durata necessario a porre l'intellétto in grado di condensare, in uno de' suoi momenti, iinormi periodi pella ,st·9ria_delle· cose. Molti fatti confermano l'ipotesi: quelli, ad es., del– l'organizzazione nervosa. Un corpo, simile all'umano, è essenzialmente un sistema nervoso, inserito su apparati la cui funzione è di sostenere, riparare, pulire qb.esto corpo, e, sopratutto, di fornirgli l'eDeÌ·gia. E, come nel sistema nervoso la parte essenziale è il cervello, organo di scelta, così verso l'esecuzione di azioni scelte con– verge tutta l'attività del nostro organismo fisico. L'anima come forza ·creatrice. - Dobbiamo ora noi consideràre il nostro organismo morale? Esso comprende tre parti essenziali: sensibilitii, intelligenza e volere, Ma lo studio della sensibilità e quello dell'intell•genza (tla non confondersi con intelletto, che, per Bergson, ha significato ben più ampio) ci rivelano sempre più che . . queste sono due facoltà in servizio della volontà. Qui ancora è verso l'azione che tutto converge. L'anima (azione, volontà e libertà) è, pertanto, la forza creatrice par exèetlence, l'agente produttivo della novità nel mondo. Essa crea atti, e, in aggiunta, può aumentare la

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