Critica Sociale - Anno XXII - n. 8 - 16 aprile 1912
122 CRITICA SOCIALE La, collaborazione non s'improvvisa. Anzitutto, per– chè, a collaborare; convien essere e consentire in due. Se no, è il matrimonio d'Arlecchino. Poi, perchè bi– sogna saperlo fare; e non s'impara che a gradi. Fm il debole ed il forte, fra l'avveduto e il sempli– cione, non v'è collaborazione; v'è la wa parodia. Vi sono dei cor·bellatori e dei corbellali. E ciascuno si rinvigorisce e si aclclotlrina come può. Spesse volte . l'errore, il brancolamento, la e/elusione sono i viottoli imprescindibili per riescire alla strada maestra e per imparare a percorrerla. Ecco allora - valga il rilievo a temperare il pessi– mismo e l'ottimismo, forse qua e là 11n po' spinti, ciel nostro amico ·a11tore, ed eventualmente cli qualche ipo– tetico lettore - che i contrarii si accostano, e quasi si riconciliano. Il sindacalismo - adoperiamo il vo– cabolo nel senso più largo e grossolano, senza pretese filosofiche o finalistiche che cl'altr.oncle non son mai nelle masse - il sindacalismo che, parlando un lin– guaggio più semplice e più universalmente compreso, crea e raccoglie e tempra l'esercito, diventa il pre- • snpposto ciel còtlàb'orazionism'o, cli cui semora'va '/'an– titesi; cli 11h collabomzionismo acéorto, pratico, ve– nuto. alla sua ora, capace cli imporsi all'avversario 1< cli farselo amico. , La cliffìclenza, la ,·esistenza, l'intransigenza nega– tiva sono il presupposto e/ella collabomzione - le clan · ten1po cli rendersi possibile ecl efficace, - cli evitarsi i buchi nell'acqua. Il sindacalismo (in quel senso) è il punto di partenza, la collaborazione- è lo sbocco. Quello non vale senza questa,. a questa deve tencle_re,, e averne la viva coscienza, che gli darà la misura e la direttiva, Ma anche la reciproca è vera. Conviene, per, collaborare utilmente, aver combattuto; aver·e edu– calo se stessi e il proprio avversario; avere dimo– stralo al proprio avversario e a se stessi l'inanità ecl il e/anno dell'urto perenne - ma anche, la possibilità e la capacità cli procurare, questo e/anno. E allor·a col– laborare è ancora combal/ere, in forme più civili, con . minore sperpero cli forze, con risultali sotto ogni ri– spetto maggiori; combattere, per giungere a questo, è stato, se anche inconsciamente, collaborare. È la conciliazione dei contrarii?. È la formula dia– lettica hegeliana: « posizione, negazione, negazione della negazione »? È la figurazione ciel progresso a forma cli spirale? Sia quel_ che vuol essere - la astrazione non ci interessa; è la via più consueta e/elle formazioni naturali clei fatti sociali. La ragione nasce e/agli errori; la pace dalla lotta; dai contrasti · /'a,rmo.n,ia-su•periore. 1 A patio, si capisce, che gli occhi siano aperti, che 1 lo spirito sia vigile, e gli animi pronti. Questo scritto ciel nostro amico è appunto uno squillo cli campana. Milano, aprlle 1912. FILIPPO TuR;.Tr. i· sotto i torchi: GINO BAGLIONI Il possibile e:rnbrione di una grande conquista (Aproposito delle • rappresentanze dicat goria • deiferrovieri) con proemio di FILIPPO TURATI Centesimi 25 (franco di porto) Presso Libreria dell'Avanti!, via S. Damiano, 16,Milano. Commissioni coll'importo, - Per almeno 20 copie, 20 °lo di sconto. MfllADRIA E BRA[DAltIAIO In R MA61ff VI. I mBzzi d miglioramBnto BdiBmancipazlon , PBP i braccianti. ( Conti11uai,io11e) la disoccupazione dei braccianti e i lavori• pubblici._ Abbiamo parlato finora dei mezzi strettamente economici coi quali i braccianti romagnoli possono, · all'infuori della emigrazione, tentar di eliminare, o, quanto meno, attenuare la loro disoccupazione. Prima , .di occuparci della emigrazione, consideriamo l'ultimo mezzo, a cui i braccianti, all'infuori sempre dell'emi– grazione 'Stessa, possono ricorrere: mezzo qhe, è in– timamente collegato colla pressione che i braccianti sono in grado di esercitare sui pubblici poteri (dai Comuni allo Stato), e che però chiameremo politico. L'assunzione di lavori pubblici da parte dei brac-, cianti è fatta pel tramite delle loro stesse Coopera– tive, '.ch'ein questo ramo sorsero ,molto prima delle Cooperative agricole, sono numerosissime e fiorenti in tutta la Romagna, e, specialmente nel Ravennate, hanno dato vita ad una vasta ed imponente orga– nizzazione federativa. Di tutte le creazioni del brac– ciaIJ,tato romagnolo, la più nota e la più caratteri– stica è proprio la Cooperativa per l'assunzjone dire,tta di lavori pubblici. I quali, poi, si concretano quasi esclusivamente in movimenti di terra per arginature,, livellamento dei letti di corsi d'acqua, ecc.; in una parola, in quei lavori per bonifica idra1;1lica,nei quali risiede oggi la principale specializzazione tecnica dei braccianti romagnoli. Per date un'idea dello sviluppo di tale ramo, basti ricordare che, nell'ultim'o decen• · nio, nella sola provincia di Ravenna, le Cooperative, dei braccianti hanno eseguito lavori idraulici e di, bonifica per oltre 12 milioni. Intorno all'azione di queste Cooperative, si è molto discusso in vario senso. Dal punto di vista dell'interesse collettivo, le cri– tiche che si sono mosse loro riguardano principal– mente i prezzi ai quali assumono i lavori e l'utilità• sociale dei lavori stessi. Per la prima questione si dice che le Coopera'– tive, creando un vero· e proprio monopolio della mano d'opera in un mercato chiuso, combattendo con ogni sorta di sistemi l'impresa privata, e s_ervendosi– di pressioni politiche, sono riuscite a sbarazzarsi nelle gare da ogni concorrente, e a far aumentare il costo dei, lavori in doppio modo:_ sia, perchè non concedono ribassi sui prezzi d'appalto, sia perchè hanno. ottenuto che le stazioni 11,ppaltantielevassero, sino dall'inizio, i prezzi medesimi. · ··• · In' realtà, è certo che si sono verificati entrambi questi fenomeni. Ma il secondo - a parte la, mi-' sura diversa - si sarebbe prodotto in -ogni caso· come conseguenza ineyitabile del rialzo della. mano,. d'opera e dei materiali. Quanto al primo, è certo che, le Cooperative non fanno i ribassi che prima con– cedevano gli imprenditori privati; ma non è vero che la differenza corrispondente rappresenti un danno definitivo per lo Stato. Gli imprenditori priva,ti, nel– l'atto stesso che, per vincere l'asta, offrivano ribassi notevoli, preparavano,-per compensarsene, tùtta una· serie di liti onerosissime per lo Stato. Cosicchè l'Erario perdeva, da questo lato, più di quello che non sembrasse guadagnare dall'altro. Le Cooperative, invece, si sono sempre astenute dalle liti, e. hanno, affermato di volere un certo margine appunto per evitarle. Che, in complesso, lo Stato non debba, sotto questo aspetto, lagnarsi, sembra risulti irrefutabil– D)eµ,te dal. giuq,izio dei c.orpi tecnici, dagli inge-,
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