Critica Sociale - Anno XXII - n. 7 - 1 aprile 1912

104 CRITICASOCIALE rente vedere .se, parlandosi di una nazione, si debba intendere tutto l'aggregato sociale, oppure soltanto la classe dominante; se l'impresa coloniale, a c~i una nazione è tratta, risponda ad un inter,esse o bisogno economico di tutte le classi, oppure a quello soltanto di un gruppo; da cui queJ.la nazione è in quel mo– mento politicamente rappresentata ~ govern~ta. A questa stregua, il giudizio è necessarirunente d1v~rso, che alla stregua di una dottrina, la quale prescmda da ogni divisione di classi. Ma non è questa la sola riserva da fare riguardo al.Ja premessa; ce n'è un'altra ancora importantissima. La politica economica cui tende il socialismo è, _pe_r definizione, cosmopolita. Ora, ,!,e imprese oolomah, non so se proprio tutte o quasi tutte, sono state di– rette ad accaparrare, a fav-0re di un determinato g•rup– po capitalistico, un qualsiasi mercato di vendita o di approvvigionamento, e, il più delle volte, non tanto per l'impulso di un bisogno presente, quanto p,er un ingoroo desiderio di assicurarsi un vantaggio futuro. Molto spesso, le' ,imprese coloniali (e valda,no P•er tutte gli esempi della Spagna e della 'Francia sopra ricordati) non hanno avuto l'effetto di aprire nuovi mercati ai bisogni delle nazioni più popolose e più progredite, ma di chiudere anzi questi mercati a gente, che avrebbe potuto profittarne con beneficio generale, ma il cui intervento av_rebbe frustrato le in– tenzioni dei colonizzatori, di costituire_ sulle terre conquistate un loro monopolio. Il Mondaini, che ha studiato cosi bene le origini degli Stati Uniti d'Ame– rica; ci offre, nel sesto capitolo di quel suo laivoro, _ un esempio luminoso di quel metodo di colonizza– zione, che è il metodo necessariamente seguito nelle imprese ·coloniali, quante volte esse non sorgano « da-Ile viscere profonde del popolo, ma obbediscano soltanto a interessi di Compagnie mercantili (o rii altri consimili gruppi, ,organi;zzati o no) e ai fini po– litici dei Governi». - Ora, sono appunto queste le imprese che i socialisti combattono; e a me pare chiaro che abbiano ragione di farlo, ,in omaggio ài loro principi dottrinali e per considerazione degli in– teressi attuali del proletariato. A questo proposito ,appunto, bisogna fissa•r bene· il significato di una frase, che ricorre spesso quando si parla di colonizzazione. Il Mondaini nega che possa parlarsi mai di penetrazione pacifica; e forse ha ra– gione •se, con queste parole, voglia intendersi una penetrazione, che non richieda lotta, nè abbia biso– gno di abbattere alcuna r-esistenza". Ma nessuno pé½;sa di dare alla espressione un'interpretazione cosi ri– gida: la denominazione di pacifica o di. violenta deve essere considerata e •attribuita in relazione agli in– tenti e a.J modo oon cui la impresa è iniziata: e, con questo ·criterio, può chiamarsi pacifica la penetriaziòne inglese nel Nord-America, violenta quella degli Spa– gnuoli e dei Francesi nelle stesse e in altre te~re del continente americano. Ora, alla penetrazione pacifica, anche intesa in cosi largo senso, il Partito socialista non ha mai inteso di opp-0TSi,nemmeno in Italia, dove pure è necessità confessare che il problema non fu mai stud,iato seriamente: ha inteso, invece, di opporsi all'altra, che è espressione genuina delle competizio.ni internazionali del capitalismo, e che non s oltanto non risponde ·ai bisogni e agli inter-essi di tutta una na– zione (mollo meno poi di tutta l'umanità civile), ma è ,spesso intrapresa in aperto contrasto con quei bi– sogni ed interessi: ne è esempio luminoso l'atteggia- mento, iissunto fra noi, di fronte al problema del~ l'emigrazione, dai gruppi nazionalisti, che furono 1 propulsori dell'impresa di Tripoli. •*• Concepiti cosi, in maniero sostanzialmente diversa da quella del Mondaini, i mov•enti delle imprese co– loniali, ne deriva un dissenso su quasi tutti i punti trattati nel suo studio. A me paiono fondamentalmente giuste tutte ,le obiezioni addotte dal Partito socialista contro le forme borghesi di colonizzazione. Si potrà infatti anche ritenere sia assurdo esigere che le na– zioni più prògrèdite rinunzino ai lovo bisogni di espansione e' di vita per rispetto ai presenti diritti delle popolazioni barbare sulle terre loro; ma, a parte che quei bisogni non sempre sono _reali e, il più delle volte, potrebbero trovare adeguata soddisfazione in altri modi che nelle imprese coloniali, se non lo im– pedissero le contese e gli ostacoli e i protezionismi creati dall'ordinamento borghese (donde viene ap- 1 punto la legittimità e la logica dell'opposizione so-– . cialista), - a parte questa considerazione fondamen– tale e importantissima, è anche vero che i1 sistema capitalistico di colonizzazione ha manifesta~ioni fre– quenti di violenza brutale, contro cui il Partito so– cialista non potrebbe non insorgere senza negare tutte !,e sue .idealità. Basterebbero a provarlo le rivelazioni recenti sul .Congo Belga, che è una illustrazione ter– ribilmente ironica dei deliberati presi nei Congressi, tenuti precisamente nella capitale del Belgio, nel 1889-90, nel 1899 e nel 1906. P,er quel che riguarda il pacifismo, b~ti, almeno - ciome indicazione del dissenso, quanto si è detto ,so– pra. Per quanto s'altieqe agli interessi economici del proletariato, una cònclusione sic.ura potrebbe venire •solo da uno studio analitico e documentato; ma, an– che senza ricorrer,e a statistiche e a testimonianze precise, si può· tuttavia afiel1Illare ehe quasi tutte le imprese coloni,ali, avendo il fine di assicurare mono– poli a favore de!,le classi capitalistiche di questa o di quella nazione, hanno più spesso nociuto che gio– valo agli interessi economici delle classi -lavoratrfoi: hanno prodotto sperperi di ricchezz,a, crisi mone– tarie ,e di lavoro (basta pensare alla Francia dopo Luigi XIV), diminuzione dei consumi, ecc., e non - hanno determinato nè collocamento consider·evole di mano d'opera, nè abbondante rifornimento di generi di consumo e di materia prima: è n-0to infatti quanto si,a: ,limitata la. quantità ·degl~ scambi-, ohe le 'nazioni europee hanno con la maggi0r parte de'lle loro co: · Ionie, anche con quelle che appartengono loro da de– cine e decine di anni. L'Italia d'oggi è uno degli esempi più eloquenti del contrasto fra le tendenze oolonizzatrici di una parte deUa borghesia e gH in– teressi del proletariato: è .noto, ·per es., che il n0- stro nazionalismo, mentre vorrebbe porre ostacoli al– l'emigrazione transoceanica, pensa che !':impresa d:i Tripoli debba essere non la mèta, ma S-Oltantol'inizio d,ella nostra espansione nel Mediterraneo; e pensa già a Tunisi italiana. Ora, anche se questa idea non fosse delittuosamente pazza per la guerra rovinosa, micidiale che scatene·rebbe la sua attuazione, è certo che a.J proletariato italiano .giova .assai più• la do.mi – nazione francese sulla Tunisia che non ·Ia d om ina– zione italiana, pe; la ragione che la Francia h~ mag~ giore esuberanza di capitali e può impiegare· una ~aggior quantità d•i mano d'opera. Non (si badi -bene)_ che nello scritto del Mondaini

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