Critica Sociale - Anno XXII - n. 7 - 1 aprile 1912
CRITICA SOCIALE apparlerrà a quelli che, per coltivar.la , sapranno as– sicurarsi il concorso delle po polazioni indigene? o (1\. Eppure vi è chi insiste a deplorare la deficienza di coloni agricoltori e, per trapiantarveli, propone crearsi un· « lstituto di Credito coloniale», coi fondi Jel Commissariato dell'-emigrazione, pe-r incoraggiare la colonizznzione e mandnr laggiù duecento coloni con una sco1,1.adi L. 5000 per famiglia (2). ì)fa, in– -~omma, che cosa può essere l'Eritrea: colonia di po– polamento o colonia di sfruttamento? Risponde in un largo suo studio l'avv. G. B. Penne della « Scuola Diplomatica Coloniale», che fu co– laggit'l parecchi anni. Egli ·riconosce che il suolo e1·iti,eo è ovunque feracissimo, che vi sono possibili Lull-c le colture, tutti i prodotti, ma non su rnstis– sima scala, e a patto o di pioggie sufficienti, o di procurnr-c altrimenti l'irrigazione necessaria; vi si trovano, soggiunge, tutte le temperature e climi sa– lubri, ma si sviluppano febbri perniciosissime. Ne d,educ~ che l'Eritrea sembra prestarsi piuttbsto alla piccola proprietà; Colonia cli popolamento, non di sfruttamento. l\fo all'uopo non paiono congrui gli ordinamenti vigenti, dacchè, su 130.000 kmq., dòpo 20 unni (nel 1904), fra 330.000 abitanti, si contano 2800 Europei e solo 2150 italiani, compr-esi i mili– tari; oioè, 2 abitanti per kmq. « La più parte - soggiunge - dei bianchi trag– gono la sussistenza dal Bilancio della Colonia, ossia dai 7 milioni che l'alm? i:iutrice, la madre patria, prodiga annualmente ali av·1da poppante, la Colonia. « Per ora, se non fossero gli Ufficiali pagatori alla fine_del mese, ad-dio Colonia, e cioè addio fornitori, addio appaltatori, addio impresari, a<ldio industriali addio artigiani, addio caffettieri e bottegai d'ogn.i gener-e! Tutto, o quasi, per ora, si regge sullo sti– pendio mensile; con questo, dal · più al meno, vi– vono lutti, e bianchi e neri: e quelli, che ne hanno avuto_ e ne godono i maggiori benefici, sono appuuto questi ult1m1. « Come Colonia di sfruttamento, l'Eritrea non ha d{lto alcun profitto ·a chicchessia dei nostri. Nulla si è ricavato da questa terra, e nessuno vi ha fatto !ortuna, se si. tolgono __ alcuni impresari e fornitori, 111 parte Greci, favor1t1 dal Governo; non si sono nrri~chiti c)1e gli indigeni, qualche Greco e qualche ~amano, m qua_li_n~i abbia~o mig)iorato_ la posi– Z(One e le cond1z1oni economiche, a1 quali noi ab– biamo qu_asi creato l'agiatezza, poichè• il nostro de– naro affimsce nelle tasche loro, ed essi ci sfruttano avendo noi !,'>isognodi l_oroe dei loro servigi manuali'. mentre essi nessun bisogno hanno 'd'i noi e delle cose noslr~. Quindi noi_ non abbiamo operale;.>sfrut– tamento eh sorta, ma' siamo al contrario stati sfi·ut- tati. · · « O.elle diverse fattorie impiantale nell'altipiano nessuna ha- dato risultati rimunerativi, sicchè alcun~ dov-ettero essere abbandonate, altre non vennero nep– pm,e messe in attività, e quelle che restano sono lan– g_uenli e· periranno d'anemia. .... Tutte versano in cat– tive- ac9u~, perchè difettano i mezzi di trasporlo e 1 -0entr1 eh consumo, ~s_sja la popolaz.ione, e per-0hè m~Ma affatto la pos~1b1htà,_ per ora, di spedire ed esitare con profitto, m patria od altrove, alcuni dei loro prodott1. « Se la Colonia Eritrea tirò innanzi e diede qual– che buona pr_ova, lo si deve esclusivamente alla virtù ~Ila ab~egaz1one e all'operosità del lavoratore ita'. hano, d1 gualche c_olono; non al Governo, che igno– rava persino che m Colonia Eritrea si producesse. del grano» (3). Pel grano, l'avv. Penne, nel 1904, chiedeva si aLo– lisse il dazio che lo colpisce, e che « si risolve in una (l), Jlalla co10111a1e, 1902, :li. 5, (2) G. GAMBINASSI,nell'Jlalla coloniale, 1904, N. 7, (8) I/alla co1011ta1e; 190,, N. 9 e 10., ta.s-sa sulla fame, se si ruol aiutar-e la Colonia e il colono»; e avvertiva che, « finchè sussistono gli at– tuali ordinamenti, non possono riuscire molto rimu– nerative nè grandi, nè piccole coltivazioni, e i pro– getti di larga colonizzazione celano nefaste . delu– sioni>>. Ora, convien sapere che, nel 1903, il raccolto del grano fu così abbondante in Eritrea, che In prima volta si verificò una occedeiua •della produzione sul consumo, e si dovettero accettare sino a 5 lire al quintale. Per facilitarne la vendita, l'on. !\fortini ot– tenne nel I904 che si ammettessero in franchigia nel Regno, esenti dal dazio di L. 7,50 al QL, 20.000 quin– tali, dando la preferenza al grano dei concessionari, ossia dei soli Europei, i quali « non meritavano aiuti o facilitazioni per il pessimo modo con cui tenevano le concessioni»(!); e, se non si raggiungevano tra essi• i 20.000 Q.li , ammettendo a fruire cleJ.la fran• chigia chiunque ne avesse fallo domanda. I raccolti degli anni 1904-1905 e 1905-1906 furono scarsissimi per l'invasione delle cavallette; abbon– dante quello del 1906-1907; ma, quando si• vide ne– cessario ricorrere alla esportazione, ess-endo passati i termini per la iscrizione, il Governo ammise chiun– que al riparto. E allora fu chi disse che l'Italia per– deva 150.000 lire di introito doganale, non a bene– ficio della Colonia, ma di alcuni speculatori e cli un paese estero; e che non poco grano etiopico en'.l passato per grano eritreo. . I.I raccolto del 1907-1908 fu pure abbondante, ma in quello, come nell'anno successivo, le iscrizioni per godere lp franchigia non assorbirono tutti i 20.000 quintali, e solo nell'ultimo anno agricolo le iscri– zioni sali.rono a L. 22.25°8 ,di grano, raccolto da-1898 ettari coltivali (2). · Frattanto il Governo ha sospese, dal 1910, l'invio del grano scelto da semina, forse perchè alcuni con– ce,ssionari, o non saldarono il loro debito con l'am• ministrazione, o specularono sul grano avuto. in pre– stito, invece di seminarlo. Non si può dire che siano il fior fiore della na– zione i coloni Eritrei! ALESSANDRO SCHIH I (La (!ne 111 prossimo 1111111e,·o). (!) Rivista co1011tale; 1910, N, XIII, pag. 41. (2) Ibidem, 1912, N, I, pag. 21, POLITIC'A · tOLOftlALE E &OtlDLl&M , Mentr-e .il volume .del Leone su Espansionismo e. Colonie ha attratto l'attenzione di tutti i socialisti che amano studiare con serietà i problemi deJ.la vita. po– litica e sociale e non pretendono di risolverli con la sola 'ricetta delle formule, invece pochi hanno posto mente_ a quest'opuscolo del Mondnini, pubblicato (c1>l titolo stesso di questo articolò) nella raccolta di Studi coloniaili che esce a Roma sotto gli auspici dell'Isti– tuto colon'iale italiano. Eppure il l\londaini è certo, in Italia, fra i socialisti, il più competente a dis-cu– ~re cli problemi coloniali, dei quali ha una cono– scenza cosi sicura ed organica quale poéhissimi hanno, anche negli altri partili. Perciò merita attenzione que– sto suo studio; pur contenuto entro le· linee sobrie e schematiche di una prolusione universitar'ia, anche da parte di chi - come il sottoscritto'~ •non· con-
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