Critica Sociale - Anno XXII - n. 7 - 1 aprile 1912

CRITICA SOCIALE alle operazioni militari e all'o,rdinamento civile della Colonia, e veniamo all'ultimo decennio, nel quala si sono svolte le iniziative del -Governo e dei privati per mettere iil. valore la Colonia, .per attivarne i com– merci, per e.strarne le ricchezze dal sottosuolo. E com.inciamo dall'oro. Nei primi rp:esi del 1902, la Direzi-0ne della Società, che' esercisc~ le miniere d'oro eritree, annuncia di av,er rioevuto dalla sede di Asmara i primi lingotti di oro puro -colà estratto; lingotti del peso di oltre 500 grammi .l'uno, di oro giallo _purissimo (1); e, il 10 aprile dello stesso anno, il· Consiglio di ammi– nistrazione :çiferis,ce eh~ in Eritrea -jl clima è sa– lubre, l'acqua appare sca;rsa alla sup~rficje, ma ab– bonda nel sottosuolo, e si potrà provvederne con opere non molto costose; ii° legname ncm difetta; manca però il èarbon -fossile; la mano d'opera in– digena è molto numerosa se non molto attiva, è so– bria, intellitl'ente, e costa L. .1,52. in media al giorno; quella bianca L. 7,09. ~ , / ,.. « Noi riteniamo - osserva - che questi prezzi si equilibreranno meglio, quando, in avvenire, i no– . stri numerosi -operai, i, quali· emigrano ovunque in paesi stranieri alla ricerca di· lavoro, acquisteranno ·la convinzione che la Colonia- può loro offrirne; e ehe questa, anche in ràgione del buon mercato dei ·viveri, dell'ottimo ·c1ima, della fertilità della terra, ·può dar loro ·quel .benessere, che altrove è loro va– namente fa!to sperare » (2). Da notarsi che, nel fascicolo precedente della stessa Rivista, un ·àvv. G, B. 'P. insisteva sulla ·neces~ità di costruire la ferrovia .sino a ·Ghinda e, meglfo, sino ad Asmara, _anche ·perchè si _hanno·« molti disoccu– pati da parecchi mesi, e ans-iosamente attendono l'i– nizio dei lav-0ri per rifarsi della lunga e forzata oziosità, e specialmente del cons.umo improduttivo e anche çlei debiti contratti, coi produttori di generi alimentari, principalmente, e eziandio con mo1'ti altri » (3). Da un lato si auspica l'immigrazione di operai, dall'altro si invocan-0 lavori pubblici per i disoccu– pati,· come in. una qualsiasi plaga. dei ·Ravennate.· Tornando· all'oro, il Consiglio della· Società con– clude: « i fatti -esposti non lasciaho dubbio alcuno che ci troviamo in un campo aurifero, nel quale i fattori di suocesso non mancano ». E, nel maggio del 1903, ripete che dalle ricerche « si ritraeva la con– ferma, ormai indiscutibile, dell'esistenza di un esteso ba_~!noaurifer@ in ,Eritrea», e anquncia' che, intanto, le spese di esplorazione erano ascese a L; 506.975,40, e quelle generali, dal)a costituzione deila S-0cietà, n L. 68.026,77 (4). _ Quant'i lingotti di oro_ giaìlo e puro sono stati estratti dal 1902 ad oggi? quale è il b-ilancio com– plessivo della Socie¼? impianto attuale, di trattare 4 tonnellate di minerale al ·giorno, ritraendone 90 grammi di oro? « Malgrado' tutto questo - prosegue la Rivista la miniera giace là infruttuosa, e resterà forse an– cora per molti anni, perchè priva del capita:ista che si dedichi a sfruttarla, unicamente perchè ha il torto di trovarsi in Eritrea. Purtroppo, finora tutte le ini– ziative coloniali hanno simile sorte; il capitale ita~ liano non si è voluto impegnare. L'occupazione della Tripolitania sembra che debba mutare indirizzo alle cose; noi speriamo che porti i suoi benefici effetti anche alla lontana Eritrea ». Ah! quel capitale, che, nonostante le infatuaiionJ nazionaliste, ha il fiuto di non andare a investirsi in impieghi scarsamente fruttiferi, come è antip.a– triotal Ma dal ,sottosuolo risaliamo alla superficie;·· 'par– liamo dell'agricoltura. Sempre nel 1902 il Belcredi pubblica:va·· una intervista coll'ammiraglio Candianì, il Lquale:· ~arlando p\ù' coine agridoltore che come' marinaio, di6hiarava, dopo una visita in Eritrea, che i legnami vi abbondano, ma occorrono altre strade per utilizzarli; gli ulivi abbondano pure, ma selva– tici, e il fortissimo pendìo delle colline non consen– tirà di tutti innestarli; dai moltissimi innèstati nei terreni pianeggianti si spera un buon raccolto. A Ghinda ha visto campi di cotone, _dei quali stima sicuro il successo; non così degli agrumeti, che si sviluppano splendidamente, ma per la cui coltiva– zi0ne su larga scala l'acqua scarseggia. Anche al– l'Asmara scarseggia, ma si troverebbe a pochi me• tri ne'1 sottosuolo e il vento non manca per attivare gli aeromotori. L'altipiano potrà produrre gran C9- pi~ di ortaggi. La ferrovia e un servizio di vapori settimanali, muniti di camere frigorifere, guarenti– ranno un commerdo sicuro e rimunerantissimo di -car– ciofi, di cavoli enormi, di fragolè ;,quisite. M.eno è da sperare sulle frutta, perchè, non essendovi .iber– nazione·, la pianta non riposa e si esaurisce .. Pel grano,. già si è impiantato un mulino a ci– lindri; _gli Abissini, che or sanno di poterlo sme.r– ciare, ne -estenderanno le e9lture, e il mugnaio e.onta di comprarlo, fra pochi anni, a IO lire ir quintale. Quanto alle i:niniere, oltre al macchinario, converrà trasportare il combustibile, e, consunto il legname c!_eidintorni, occorrerà il carbon fossile; necessaria p.erciò ·la ferrovia fino all'Asmara. « Chi debba pa– garne le spese è altra questione ». Confortato dai. risultati di questa ·sua visita, l'am– miraglio soggiungeva che « non esitere];)be u_n. istante ad occupare Tripoli, per tema di giunger tròppo tardi per esportarvi •i nostri emigranti» (f). Saggio diversivo, poichè la emignazione italiana in Eritrea · era sempre J!.n pio desiderio, gli stessi colonialisti sembravano avervi 'rinunciato, e Belcredi giudica:va l'Eritrea «-fin-0ad ora non lieta nè fiorente Colonia·»-. ciò in calce a un discorso .di Gabriele Hanotau;, · n~i '· quale, fra l'altro, si legge: Ha essa dato i risultati delle miniere .aurifere di Barentò, la cui Società' (si legge nella Rivista colo– niale del 10 gennaio 1912), con un capitale v,ersato di L. ·216.500, chiudeva il Bilapcio al 30 settembre 1911, con un deficit_ di L. 60.706,85, pur non .avendo speso che L.. 20.000 di impianto e sebbene .['ing. Baldacci. , « Dacchè, per coltivare la terra africana, ·bisogna assegnasse ad. uno dei filoni un tenore medio di 65 , poterne soppo~t~z :e.il <?lima,non ~e i:isulta egli forse; grammi a tonnellata ·con 60.000 tonnellate di mate- che 1~ popolaz10m. md1ge_ne so_nomd1spensabili e ehe . la prima cura dei nuovi capi dev'essere di conser- riale disponibile, ripromettendosi, pur col modesto varie e svilupparle; perchè, da hmg,a pezza acèlima- (!) Ìtaua colonwile; 1902, N. 1, pag. 16. (2) Ibidem, 1902, N. 6, pag. 42. · (8) lbjdem, 190i, N. 4, pag. 29. (4) Ibidem, 1908, N.. 6, pag. ,66. tate, esse• costituiscono la sola mano d'opera ·indi– spensabile? E non siamo noi infine autorizzati ·a completare la prima formula, con quest'altra: l'Africa (t) Italia coloniale; 1902 1 N. s·, pagg. 4tod7,

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