Critica Sociale - Anno XXII - n. 6 - 16 marzo 1912
90 CRITICA SOCIALE di trasformare tecnicamente e psicologicamente il bracciante quanto sarebbe necessario per renderlo atto ad un lavoro agricolo permanente. La soluzione non si può ottenere che per due vie: o appoderando i terreni di recente bonifica nello stesso modo degli altri, oppure sistemandoli sulla base di unità culturali pii1 vaste e diversamente organizzate. Nel primo caso, il contratto di lavoro diverrebbe quello della mezzadria o del piccolo af– fitto; nel secondo, il più razionale ctei contratti sa– rebbe quello delle grandi affittanze colletti ve da parte delle organizzazioni cooperative dei lavoratori. Come abbiamo accennato in una nota al principio del presente studio, noi riteniamo che, dal punto di vista prevalentemente tecnico-economico, la seconda soluzione sia la migliore. Gli scopi ed i limiti del nostro esame ci impediscono di esporre con suffi– ciente larghezza le ragioni che militano a favore di questa opinione. . In rapida sintesi, anche valutando il foraggio a sole lire 5 al quintale, il reddito lordo medio dei terreni di recente bonifica ·si può stimare a circa 515 lire per ettaro, mentre quello degli altri -~~rrr,n:i del Ravennate è di circa lire 580. Ora, per· appotle– rare le terre di recente bonifica secondo i sistemi usati nelle altre, occorrerebbe un minimo di spesa di 2000 lire all'ettaro, delle quali: lire 1000 pei fab– bricati, lire 500 per fossi, scoli e simili, e lire 500 per scorte vive e morte. Sembra dunque che lo sforzo per procurarsi capitali cosl ingenti ed il peso dei relativi interessi· siano sproporzionati alla diffe-· renza di reddito fra i terreni delle due specie. In rapporto al costo, ~n reddito di lire 515, con una minor spesa di lire 2000 all'ettaro, è maggiore che un reddito di lire 580 colla detta spesa in più. Inoltre va rilevato che; colla sistemazione dei po– deri, usuale in Romagna, si perde molta superficie utile, specialmente per gli spazi. sotto le arborature. Questa superficie vien calcolata dai competenti fra l'8 e il 10 per cento di tutto il terreno. Più in generale, Ja ricordata sistemazione, se dà risultati molto vantaggiosi nei terreni collinosi e di alta pianura, in cui le proprietà sono molto frazio– nate e in cui molte volte la posizione del suolo im– pedisce, o rende molto costoso, l'uso dei mezzi mec– canici; non può certo presentare lo stesso grado di convenienza pei terreni di recente bonifica, i quali, appartenendo ad un numero limitato di grandi pro– prietari, e trovandosi situati in un piano perfetto, sembrano prestarsi piuttosto ad una grande ·cultura, prevalentemente industriale. Ad ogni modo. questo è certo: che i terreni di recente .bonificaidel Basso Ravennate possono assor– bire una somma di lavoro molto maggiore di quella che oggi impiegano, e che - in una razionale siste– mazione - tale assorbimento non può avvenire se non trasformando definitivamente una parte deKli attuali braccianti a terzeria, o /n mezzadri, od in soci delle affittanze collettive. E difficile stabilire a priori a quanto possa ammontare tale parte. Certo, essa sarebbe notevolissima, e varrebbe quindi a di– minuire in modo molto sensibile il numero dei brac– cianti, proprio nella zona in cui questi sono più addens.ati. · Così dal punto di vista degli interessi immediati di categoria, come dal punto di vista dell'interesse generale, la sistemazione dei terreni di recenttl bo-· niflca dovrebbe dunque rappresentare, per i brac– cianti ravennati, uno dei problemi più importanti. Se, invece di correre dietro a principi astratti, o di prestarsi a diventare il corpo vile per tristi lotte di setta, avessero più abilmente e più tenacemente premuto per la soluzione di un tale problema, essi oggi si troverebbero in condizioni migliori. Far coin– cidere questa soluzione colla utilizzazione dei propri organismi cooperativi, avrebbe dovuto essere e, co– munque, potrebbe ancora diventare il· loro fine pre- valente e il loro vanto più nobile. ·. Quando si pensi che la sistemazione definitiva, cioè l'estrema bonifica agraria dei terreni più re– centi, rappresenta la logica conseguenza di quella bonifica idraulica, della quale le organizzazioni dei braçcianti Ravennati sono tanto benemeriti, sèmbra assài strano che essi non abbiano sentito oon suffi– ciente ardore· la necessità .e la gr·andiosità della questione cui ci interessiamo. Forse uno degli osta– coli, ·che essi hanno incontrato nel prendere un at– teggiamento sicuro di fronte alla questione med~sima, è dipeso dalle erronee concezioni che ancora li oc– cupano. Infatti, essa .importa .che i bràccianti, che ne vengano assorbiti, accettino una sempre maggiore e più intima interessenza al prodotto; ed importa inoltre - non potendo d'altronde applicarsi al caso la pratica già abusata del turno - che quella parte dei braccianti, la quale potrà trovare colloc_am~pto in una sistemazione definitiva dei nuovi terreni, sia, fin dall'inizio, separata completamente e per sempre dldl~altr3:,_cui· 'si dovranno, ce~c~re_altri. ~l;>?~c~i. .,, S1 noti mfine 'che queste cons1deraz1o'n1 7"" dìmo– strando come l'introduzione della coltura intensiva nei terreni di recente bonifica del Basso Ravennate implichi; in qualsiasi ipotesi, la trasformazione dei braccianti collocabili, da lavoratori poco o nulla in– teressati al prodotto, in. lavoratori sempre più' 'inte– ressati al medesimo - stanno a provare ancora una volta che il progresso agricolo non è compatibile colla permanenza dell'avventiziato. ( Continua). ANTONIO GRAZIADÈT. Il possibile embrione di una grande conquista (A omoosito delle "raooresentanze lii categoria " dei ferrovieri) V. Il periodo della tutela diretta d parte d gli! interessat Di fronte a un simile stato di insopportabile sog– gezione schiavistica, creato loro dallo strapotere dell'alta burocrazia e ribadito dall'incompetenza e dall'inettitudine del Parlamentarismo · ad .occuparsi sul serio dei problemi tecnici e amministrativi, gli impiegati acquistano froebelianamente un più alto grado di coscienza e di classe e capiscond -·come già i lavorator~ in blouse - che nessu'no può salva– guardare e difendere i loro'· interessi; · mèglib di loro medesimi associati a talè 'scopo. · Anche l'emancipazione dei lavoratori in giacca e colletto deve essere opera dei lavoratori stessi. Affidare senz'altro la difesa delle loro· ragioni al Parlamento - data la sua sempre maggior~· dipen– denza dall'Amministrazione - equivarrebbe, per le organizzazioni degli· impiegati, rimettersi· inge– nuamente alla discrezione del nemico - la buro– crazia - con la stessa buaggine di quei topi min– chioni della favola, che affidavano la loro tutela alle unghie e ai denti dei gatti. Ciò gli impiegati più avveduti hanno capito da tempo; gli altri - la massa - vanno ·convincénclosene aUa scuola della organizzazione, la quale, mettendoli a con– tatto della realtà nuda e cruda, ha svelato loro tutti gli egoismi borghesi, che stanno appiattati dietro il paravento scenografico dello Stato - che non è quel pan d'oro di giustizia sociale gabella– toci dalla finzione allegra del diritto pubblico - mà. resta pur anche « il Comitato d'affari della borghe-
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