Critica Sociale - Anno XXII - n. 5 - 1 marzo 1912

ClltTlCA soctAL:F. 71 plausi_ all'Estrema Sinistra - Rumori dagli altri banchi). Voi og:gi ci precipi~te all'irrevocabile; vi preclu– dete ogm scampo; voi fate come il giuocatore che punta tutto il suo avere sopra una carta e nasdonde nella tasca la rivoltella. · (Rumori). Il sofisma della pace. miraggi della Libia italiana. Ma la nostr3: oppos~zione; si è. detto, lusingando 'le sp~ranze dei Turchi, renderà più difficile la sti– pulaz10ne della pace. L'argomento, lo ripeto, sa– rebbe ben grave, se avesse un'ombra sola di fonda– ~ent~. ImII_1agina~ed)mque che a Costantinopoli si 1gno~1 ~he m I~aha v1 sono, vi devono essere, opi– mom divergenti su questo argomento? (Interruzioni -:- Commenti). · In fatto di espansioni coloniali, ogni nazione ebbe ed 3:vrà sempre correnti d'opinione favorevoli e con– trarie: Qua~do _Lor~_Asquith, quando Lloyd Geor– ge, divenuti poi mm1stri in Inghilterra fecero in nome del p3:rtito liberale della Gran Bretagna, q~el– la memorabile ~ampagna contro la guerra del Trans– vaal, non perciò furono considerati nemici del foro paese, nè si imputò loro di rendere difficile la fine della _gu~rra; essi bensì_ 1a affrettarono, e prepara– rono ms1eme quella politica di democrazia, che do– veva temperare le conseguenze dell'impresa, e che non sarebbe stata loro possibile · se essi avessero confuso la loro responsabilità con quella del Go– verno conservatore che la guerra aveva voluta. Ora vi sarà anche in Italia una politica del poi; vi sa– ranno respons~bil~tà _da liquidare, conti da pagare, gravezze da d1stribmre... (Interruzioni). qggi - ed è questo l'equivocò sul quale si gioca - m una sola cosa voi avete davvero il pieno con– senso nazionale: nell'ardore, che tutti ci affratella, per il bene e per l'onore della Patria. Ouanto al- 1'.impresà co~oniale, essa, lo ripeto, per i più; è an– cora un: emg~?· Doveva essere, dapprima, una · passeggiata m1htare; era una terra promessa da conquistare; sarebbe stata il provvido sfogo della nostra _emigrazion~ lavoratrice; noi eravamo gli. ?sp_ettatI delle _genti, e v'era 13:ggiùun partito arabo- 1tahano che c1 attendeva ansioso ed entusiasta per liberarsi dalla tirannide ottomana. Si è visto poi, alla prova, che le cose erano, pur troppo, un RO- chino diverse ... (Interruzioni). \ Oggimai il consenso dei competenti - e non parlo di coloro che condannano l'impresa, ma al– ludo a quei che pur la accettano, da Gaetano Mosca all'Einaudi e a tanti altri valenti - ci ha dato la certezza obiettiva del valore economico assoluta– mente negativo della nuova colonia; essa non pro– durrà, ma piuttosto_ assorbirà, per un tempo inde– finibile, quelle nostre ricchezze sudate, che non ba– stano ancora a redimere la nostra stessa penisola da tutti i suoi guai; Di emigranti è probabile che ·pochi più vedremo andarvi, · all'infuori dei funzio– narii e degli imprenditori sovvenuti e guare·ntiti dal– l'Erario. E solo· potrebbe guidarci laggiù un sogno di altruismo superbo ~ quale forse nessun altro popolo osò mai concepire - : l'intento di recarvi gratuitamente, anzi con nostra rovina, una civiltà che, ahimè, mal si annunzia, frattanto, col rombo del cannone, col parificare i belligeranti a bande armate di ribelli, e cor.t quei tristi arnesi di morte, che mi ripugna rievocare, e che nè la legge musul-· mana, nè l'italiana, nè il costume dei popoli civili consente, e da cui, per lungo tempo, su quelle terre, pur trpppo, si proietteranno ombre sinistre di odio e di vendetta. (Interruzioni). C'è guerra colla Turchia? La mancata crbciera nell'Egeo. " Il deserto nel deserto! " Ma tornàndo ' al discorso della pace· · che noi renderemmo più difficile; chiedo : cli qu~l pace si parla? e con chi? Colla Turchia certamente. Or. questa non sarebbe che una parvenza di pace. P_erocc~è,_una co:ia è pur da dire, che sembra si d1mentich1 da tutti: che quella, che da noi· si com– batte, non. è affatto la guerra con la Turchia. Bensì è guerra nella Libia e con la Libia che nessun trat– tato di pace coll'Impero ottomano' avrebbe virtù di arrest_a~e; è_ gu_erra d~ assoggettamento, forse di stermm10, dr cm non c1 è dato presagire le vicende e !a fine, che f~rse, per condurci alla pace, dovrà prima aver realizzato questo macabro sogrio : fa're 11 deserto nel deserto. La Turchia non sta di casa in _Africa, la Turchia è nell'Egeo e nel Mar Nero. Y_ 01 q1:1est3: guerra avevate bensì un giorno annun- .Jtata, 1mmmente, come una soluzione doverosa e necessaria ... (Comment9. Oh! mi guardo bene, non t~mete, dal domandarvi perchè la annunciata cro– ciera nell'Egeo non l'abbiate fatta e ancora non la facciate. Ammetto che vi è stato impossibile. Que– sto sì! GI_OLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'mterno. Questo poi no! (Vivissimi applausi). TURATI. E allora che vi trattiene? Che vi trat– tiene se, nel pe?sier vostr_o, come proclamaste, sa– rebbe una soluzione? Se v1 consentirebbe di cessare alfine tanta quotidiana effusione di sangue e di de– naro, tanta dolorosa .ansietà cli madri italiane? Le due politiche coloniali. Nazionalismo e reazione. Il valore proletario. Ma non io certo vi censuro perchè non estendiate la guerra. Bensì perchè, in circostanze, che vi chiu– dono le, più rapide vie cli risolverla e che non po– \e ~a.te , non dovevate ignorare, voi la guerra abbiate LlllZiata. . E questo n_on_ già in o~aggio a un insulso pa– cifismo, utopistico e sentimentale. Non sono tol– stoiano; neppure eccessivamente, forse, cristiano. Nè ignoro che la storia e il progresso civile sono an– cc_;>ra fatalmente seminati di crudeltà, .di sacrificì, d1 sangue. Ma le crudeltà e il sacrificio non intendo scopo a se stessi. · · E so che, di politiche coloniali, ve ne sono due· · tipi ben diversi. Una è dei commerci, del lavoro, d~lla penetr~zione pacifica, delle opere della ci– viltà; essa vmce soprattutto col buon mercato dei prodotti, colla diffusione del benessere. L'altra è della violenza e delle armi. E può esservi una forma intermedia che, in varia misura, sorregga e assiouri la civiltà colle armi. Ma la civiltà o p 0 recede o ac– compagna. La vostra è della violenza e delle armi solt3:nt?! E allora, ii:i che_cosa ci rialza e a che può servirci, se non a risuscitare, anche nelle folle, gli istinti primitivi brutali, a scatenare la infatuazio'ne « sciovmista », una malattia che noi ignoravamo, e a preparare il ritorno di quegli spiriti reazionari, che voi, onorevole Giolitti, e fu la vostra grande benemerenza storica, tanto contribuiste a debellare e a disperdere? · Oh! a dimostrare il valore del nostro proletariato non vi era bisof{no della guerra; esso affronta con– tinuamente i disagi, i pericoli, gli infortuni (Ru– mori - Interruzioni), tutta la sua vita è una bat– taglia, nella quale esso solo è insieme il combat– tente e la vittima.

RkJQdWJsaXNoZXIy