Critica Sociale - Anno XXII - n. 5 - 1 marzo 1912

CRITICA SOCIALE 69 Ma non sarebbe, ben lo veggo, che un discorso accademico! La pregiudiziale avversaria : " non è questa l'ora... · L'obiezione del preteso fatto ~ompiuto. . Senonchè; al i:iostro at~eggiamento, si oppone, a!1~he da colleghi benevoh, una. specie d~ pregiu– drzia~e,. c~e potrebbe formularsi ·così: « m fondo - cr si dice - voi potreste anche avere ragione ma .... » ' Voci. Dove sono? chi sono? (Rumori). TlJRAT~. Non è ~ia intenzione di appassionare la d1scuss10ne, nè dr offendere anima viva. D~ NAVA. Ma non dovete affermare cose non vere. TlJR~ TI. ,Questo discorso si è fatto perfino iri m~ltr grornah: esso è anche, un po' la tesi dei no– stri colleg~i s9cialisti di destra; « f~rse non avrete t<?rto - c1 ob1ettan.,o- ma non è questa l'ora di <lnlo. S-e,'aveste potuto prevenire l'evento bene sta saremmo forse .con voi; ma oramai il fatto è com~ pi~to. La p9l!tica non è nè poesia nè letteratura; a~luom@ pohtrco, quando un fatto è compiuto, non rrma~e che_accettarlo, rassegnarvisi, e fare quanto è · eia lm, se 11. fatto è dannoso, per scemarne .il dan– no, o per rrvalersene, traendone anche oò-ni van– t3:ggio po_ss_ibile; le querele di Cassandra s 0 ono tar– dive, fastidrose, pettegole, inutili». E taluni ci in– calzano ?On quest'alti'o argomento, anche, in appa– renza, più grave: «. la vostra opposizione, in que– sto momento, non giova alla pace, che tutti benedi– remmo e alla quale voi specialmente mirate; anzi l'attraversa, l'allontana, ne raddoppia le difficoltà; perchè, senza certo che voi lo vogliate la Turchia ~all3: n.otizia dei nostri dissemsi, si se~tirà vieppiù mammrta a sperare e quindi a resistere». Argomento che ci ammutolirebbe, se contenesse la più piccola anima di verità; ma non è, per buona ventura, che un pretto ed evidente sofisma. Non accenno neppure all'immoralità, in astratto della tesi dell'ossequio necessario al preteso fatt~ c?mpiuto : per la qu!!,le, i!1 sostanza, quanto mag– grore fosse la temerità dr un Governo nell'impe– gnare arbitrariamente la nazione, e tanto dovreb– b'e~sere più certa la sua immùnità da qualunque cen– sura. Non soltanto in Tripolitania esistono « beni immateriali», e fra questi è, per ogni Parlamento, la sanzione morale, il diritto e il dovere della ri– provazione, di fronte all'arbitrio e alla sopraffazione dei Governi. · · Il Parla,nento soppresso. Ma, nel caso concreto, il fatto non è punto com– piuto. L'impresa stessa, si può dire, è. appena ini– ziata; e finora essa non fu che il fatto del Governo, che agì di sua esclusiva iniziativa, senza, nè prima, n~ durante, aver consultata la Rappresentanza na– zronale. Il fatto, parlamentarmente, non comincia che oggj;_ oggi soltanto ha p,rin?ipio 13:nostra respon– sabilità, e a nessuno dr voi è lecito ad essa sot– brarsi, con qualunque ·ragione o pretesto. Le iniziative del Governo, in tanto avranno real– mente, definitivamente, irrimediabilmente impegnata la nazione, in quanto e dal momento ·che noi le aivrefllo approvate. Oggi, se it• Governo fosse ripro– va<t.0e abbattuto, tutto potrebbe essere rimesso in questione; e, ancora, ai maggiori guai potrebbe la nazione, lib,ra di sè e meglio illuminata, pur sal– v~rido intera_ la propria di~nità, apprestare tempe– stivamente rimedi adeguati. E in verità, .quando gli eventi precipitarono nel settembr~, _il. Gruppo. socialista, adunatosi a· Bo– logna, nohredeva al. nostro presidente che solleci– tasse - dat:3 la gravità estrema delle circostanze - Il!,convoc~mone della Camera. Ma l'on. Marcora ci rispose, I!1, sostanza, che non a lui spettava di farlo; ossia, che la· Camera elettiva - la quale ~a pure come suo supremo mandato di controllare il_Governo, e che sola rappresenta la sovranità na– zronal~ -_non ha ~odo. di convocarsi, se al Governo non piaccia. ?oggmngeva che, ad ogni modo, una l~le convocazrone, nè a lui, nè ad altri, in quel– I ora, sarebbe parsa orportuna. Il che significa che la Rapprese_nta1'.zanazionale allora precisamente si d~ve porre m disparte, quando il Governo mette in gr~o_cola s~lute, l'avvenire, l'onore, i più alti e vi– tali mteress1 della nazione! Fra i benefizi dell'impresa africana inscriviamo anche queste singolari teoriche costituzionali! E vedemmo giornali, che pur si dànno vanto di democratici, lodare la chiusura del Parlamento du– rante cinqu~ mesi? in momenti di supremo pericolo per la. Pélt~ia. «. Fmal1:1e.nte_ si respira (scrivevano):· non s1 chrac?h1era. più, si agisce; tace il Parla– mento, la nazrone s1 eleva >l. Questo anche a un di– presso, dovette essere .il discorso del ter~o Napo– leone, all'atto del colpo di Stato del 2 ·Dicembre. . E doveva toccarci questa umiliazione suprema : dr vedere lo stesso Impero ottomano darci una le– zione di costituzionalità e di democrazia· mentre in Ital~a si ç.onsiderava il Parlamento come' un ingom– bro, la Turc~ia ci insegnava che il Parlamento può e deve funzronare anche, dovrei dire tantopiù, quando ferve la guerra. (Vivi rumori). LIBERTINI GESUALDO. Potreste essere candi– dati in Turc;hia, voialtri! TURATI. Ma io di questo non faccio soltanto una questione forJilale. Dico che il Governo doveva convocar~ il. P~rlamento, .perchè tale è lo .spirito delle cos~1tu;uop.1 democratiche; ma aggiungo che la convocazrone del Parlamento, la discussione libera e_pacati!,, non_costretta, come oggi av:viene, da pas– sronate impazienze, avrebbe, non mdebolito, ma rin– forzato il Governo; avrebbe illuminata la coscienza n:3ziona~e, salvandola forse dagli inganni e dai tra– viamenti; e avrebbe potuto evitare errori formida– bili, che oggi la nazione sarà forzata a scontare. Un primo dilemma all'onorevole Giolitti. Convocazi~ne intempestiva. Onore~ole Giolitti, per eminente uomo di Stato che voi siate, voi non vi riterrete infallibile. ~h' io vi chied.o e vi prego di rispondermi: Se voi eravate certo di agir bene nell' interesse del Paese, perchè temeste di consultare la Rappresen– tanza del Paese? Essa non avrebbe potuto che se– conciarvi e fortificarvi. E, se dubitavate di errare, allora, a ben maggior ragione, perchè non consul– taste la Rappresentanza nazionale? Essa avrebbe potuto corregi~erè l'azione vostra e impedire che l'er– rore vostro diventasse. irreparabile. Questa formale domanda, questo dilemma pre– ciso, io sento di dovere oggi qui proporre al Go– verno a nome dei miei elettori, il cui mandato io debbo tutelare, e .a nome, onorevoli colleghi, anche dei vostri elettori. (Denegazioni e rumori vivissimi)'. Aci ogni modo, se a voi piace consentire alla sop– pressione della Camera elettiva nei momenti su– premi del Paese, noi non possiamo consentirvi. È anche questo un modo di essere patrioti; ed è ap– punto il nostro! E soggiungo che, non avendoci il Governo Cc)'l– vocati all'inizio dell'impresa africana, tantopiù è singolare che esso ora lo abbia fatto. Oirgi, infatti, o è già troppo tardi, o è ancor troppo presto. \_

RkJQdWJsaXNoZXIy