Critica Sociale - Anno XXII - n. 4 - 16 febbraio 1912

64 CRITICA SOCIALE gli è riuscito di conservarsela nelle strettoie della routine - alla porta o appenderla, tutt'al più, al– l'attaccapanni col cappello e col pastrano. Si dice che, solo quindici anrn fa, l'ambiente dei pubblici servizi era assai più caserma, convento e prigione che non oggi. Ed è vero. Ma ciò non toglie che le condizioni attuali siano insopportabili. Il piccolo spiraglio, attraverso il quale è passato nei chiusi della burocrazia un fil d'aria ossigenata, ha creato in tutti il bisogno e il desiderio ansioso di ancor più aria, di tant'aria libera. Net secolo che ha visto battere dall'uomo vitto– rioso le regioni impervie dell'aquile e realizzare il sogno che fu di tutte le generazioni, da Icaro in poi, e nel quale tutte le energie di lavoro si affer– mano dignitose e fiere, gli impiegati non possono e non vogliono rassegnarsi più alla disciplina, illo– gica e conseguentemente coatta, di un lavoro che. umilia -· perché macchinale, inanimato, irrespon– sabile - all'obbedienza cieca - deprimente ogni di– gnità, ogni personalità, ogni sforzo di attività e di pensiero - voluta da un regime assolutista anacro– nistico. Essi non vogliono essere più dei cittadini in sottordine. Quale operaio oggi - prendete pure il più umile, sfruttato e abbrutito - si adatterebbe a rimettere supinamente nelle mani del padrone, come son costretti gli impiegati, la fissazione della sua mer– cede, della durata del suo lavoro, le modifiche a tali condizioni, il trattamento· di disciplina e di vec– chiaia, il licenziamento e cosi via? Perché è proprio cosi: l'alta burocrazia, che è il braccio destro del potere pubblico, si affanna a mantenere in vigore e difendere nei pubblici ser– vizi l'antica teoria regale, secondo la quale gli amministratori, i sudditi, dovevano porre tutta la loro confidenza nel Governo e attendere con piena fiducia da esso la tutela dei loro interessi. Pel poco pane, per cui vendono la loro opera tecnica e professionale soltanto, si pretenderebbe dagli impiegati la cessione di tutti i diritti del cit– tadino: l'atto unilaterale, che lega l'impiegato al– l'amministrazione come il galeotto al remo, è la ca– ratteristica più evidente di una disciplina dogma– tic_a, ecclesiastica, che ripugna ad ogni libera co– scienza. In virtù di qual dogma si nega all'impiegato, ac– cusato di mancare al suo dovere, il diritto di ri– spondere alle imputazioni che gli si fanno; in no– me di quale altro gli si mantiene nell'ombra, dietro le spalle, la insidia brig;antesca delle « note se– grete>>, con le quali il primo caporaluccio scarpon– cello che gli è burocraticamente preposto può, a se– conda chP- gli talenti e per fini più o meno puliti, facilitargli o stroncargli la carriera, tenendo cosi in mano il suo avvenire e tutti i destini della sua vita e quelli della sua famÌglia? La disciplina è monopolio incontrastato dell'alta hurocrazia : questa stabilisce le pene, questa le in– fligge - impersonando in un essere solo il legi– slatore e il giudice - il più delle volte a casaccio, talvolta con bieca malignità criminale('), Gli è che al sommo della scala gerarchica dei servizi pubblici prettamente industriali è ancora con– servato buddisticamente il feticcio dell'autorità on– nisciente; dell'autorità regale « ancien régime ,,, tutta esteriorità, .tutta orpello, tuUa... stoppa; e non già l'autorità riconosciuta e ammirata, fatta di compe– tenza, di tecnicità, di equità. A dare un'idea del concetto umoristicamente reli- ( 1 ) A distanza di quattro anni dallo solopero rerrovlarlo del 1907, ho veduto punire senza alcuna raglone degll agenti pel solo fatto ohe erano stati degll scioperanti. Per 0!Luseatratto slmlll gll altri non rurono mòlestatl. gioso che hanno della loro autorità i funzionari, anche quelli che vanno per la migliore, basti dire che, almeno negli Uffici ferroviari, è ancor a in uso quella che io ebbi a battezzare, ad 1.ln supe– riore che voleva farmela subire, « la preparazione spirituale per avvicinarsi al SS. Sacramento del– l'autorità,,. · È difficile che un impiegato sia ammesso, a trat– tare cli cose che lo riguardano, coi pezzi grossi; . e, secondo l'antico « sistema della .casa >>, si può dire che non vi sia alto o rriediq funzionario il quale, ammettendo alla sua, ·divina più che augusta, pre– senza, un «inferiore», non faccia mostra sprez– zante, per qualche tempo, di neppur accorgersi di lui, e non lo lasci li in asso un qualche minuto a fare « la macerazione dello spirito » e a prepararsi colla dovuta umiltà e col necessario raccoglimento. · È un dogma gerarchico che l'autorità del funzio– nario è data, non dal suo, valore intrinseco - che ... non v'ha a vedere - ma dal posto che occupa. E questo è ciò che si chiama il regime burocratico, il quale pertanto non può riposare che sul favo– ritismo e creare quella potenza tenebrosa e male, fica che è la burocrazia centrale, la quale si ac– campa oggi come uno Stato nello Stato e contro lo Stato. Essa è più potente dei ministri che passano, poi– chè rimane;· « più potente dello Stato - come scri– veva l'amico prof. Giovanni Piazzi - chè bada soltanto all'incremento ·di se stessa, e alla propria difesa, infischiandosi di partiti e di ideali, di giu– stizia e cli onestà >>. « Il paese è tutto percorso da un fremito di vita; aumenta la ricchezza, aumenta il lavoro, le cascate dei nostri fiumi cantano l'inno grandioso delle future vittorie; un senso profondo di rinnovamento, di gio– vinezza, di f.ede si spande dai nostri mari, dalle no– stre officine, dai nostri fondaci, e vuole libertà, e vuole strade, e vuÒle spinta a salire sempre in alto l'erta della vita moderna ... « Ma tutto questo- fremito, tutta q.uest'ansi•a, ·tutta questa fede, che dovrebbe trovare l'appoggio entu– siasta di tutte le forze direttive, è intralciato, è osta– colato, è impedito come un pericolo, come una mi– naccia al queto vivere,- come un insulto perturbatore del mandarinismo burocratico allucinato ». Orbene, gli impiegati organizzati· no~ vogliono più che a questo regime, che non può dare nessuna garan2ria di capacità tecnica e di imparzialità, siano arbitrariamente commessi tutti i loro interessi e quelli ancor, più vitali ed alti del Paese. Essi muov0no contro la tirannia gerarchica che, più ancora che non la miseria economica,· riu– scì a sospingerli alla loro difesa di classe - al grido, che ricorda quello di Leone Gambetta con– tro il clericalismo : « La burocrazia centrale, ecco il nemico». E il Paese, rimasto dapprima perplesso, finisce per riconoscere in essi i suoi migliori alleati. (Continua). GINo BAGLIONI. SYLV A. VIVUNI LAVERITÀ SULLE S.PESE MILITARI Un opuscolo di pag. 48, con copertina Centesimi 25 (Presso il nostro Ufficio) GIUSEPPE RIGAMONTJ, gerente responsabile. Milano, 19/2 1912 - Cooperativa Tipografia Operai - Via Bpartaoo, e.

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