Critica Sociale - Anno XXII - n. 4 - 16 febbraio 1912

s . CRITICA:SOCIALE 61 dera;ndo H contratto di lavoro come locazione di una maGChina potremo spiegarcelo. Il lavoratore è pel Marx e· per l'Engels venditore di forza di lavoro; il plusvalore non .è la differenza fra il salario e· i bi– sogni del lavoratore, ma fra il salario e il prodotto del lavoro. Ma, se ci fermiamo a considerare la f.orza d.i la– voro com.e una merce al pari delle altre, abbiamo vedut~ che, per dichiarazione degli stessi Erigels e Marx, le J.eggi dello scambio delle merci hanno una applicazione pienamente legittima; contro la convin– zione del capitalista di eserC'itue, traendo un sopra– valore, il suo diritto, senza punto venir meno al suo dovere oontratt_uale, il lavoratore non ha ragione di i_nsorrgere, se non in quanto il capitalista esageri; con tendenze vampiresche, lo sfruttamento. · La affermazione: « diritto contro diritto: fra due diritti contrari decide la forza », non si spi-ega nel suo valore essenziale ponendo i due contendenti ad un medesimo angolo visuale. Due diritti opposti sup– pongono due opposte con-0ezioni: se l'una parte dal ooncetto che la forza di lavoro sia una merce, l'altra non può muovere se non dalla ribellione contro quella che il Manifesto comunista chiama risoluzione della dignità personale in valore di scambio. In quanto merce, il valore ·della forza di lavoro è naturalmente fissato, in base all'uguaglianza valore– Javoz:o, da quello che (conv-erteri.do un fatto pensato come tipo in legge) il Lassalle diss·e eherne Lohnge– selz; ma ogni protesta, ogni azione di classe, come ogni teoria di un sopralavoro e di un sopravalore, di una detrazione. e di uno sfruttamento, suppongono un divers·o principio oltre l'uguaglianza valore-lavoro; suppong-0no che si consideri la forza di -lavoro non in quanto prodotto, ma in quanto capacità produt– brice; non in quanto merce, ma in quanto proprietà personale. « Man, by be-ing master çif himself and proprietor of his own person, and the actions or labour of it, had stili in himself tre great foundation of property ». Tale, dal Locke e dal Fichte in poi, il principio del socialismo giuridico. Ora non conviene certamente fare, come diceva An– tonio Lab.riola, « una libera v-ersione di Marx in -stile alla Proudhon » ('), nè confondere il comunismo cri– tico con quello giuridico. Ma il con-0etto del soprava– lore non riguarda soltanto il fatto della produzione o i,Jrapporto deUo scambio, sì bene il rapporto della ri– partizione dei prodotti e il fatto della appropriazione : non si tratta in esso soltanto di lavoro o di merce, ma di proprietà. « Questi valori prodotti dagli opera'i non appartengono _agli operai. .. La classe lavoratrice non rice_ve che una parte della massa dei prodotti che essa crea ( 2 ). La C'lasse dei capitalisti sottrae il plusvalore alla classe dei lavoratori sotto forma di lav,oro non pagato ( 3 ). II plusvalore di Marx è la for– ma generale della somma di valore fatta propria, senza equivalente, dai propri,etar.i dei mezzi di pro– duzione ( 4 )., Il rapporto dello scambio, che è da individuo ad individuo, è rapporto di uguaglianza; J.a disugua- n•ll'econ., 167-8). su tale terreno si può giungere alle. formula: A ognuno seconclo I suol btsognl, non e. quelle. : .A ognuno seconclo il suo iavoro. ( 1) Dlscorr•nclo, eoe, lettera III. (') Prere.z. e.I Capitate e salarlo (Critica Sociale). (') crr. Quest. ablt., 1s, 25; ..Antlcl., p. II, c. VIII, eco. ( 4 ) Prere.z.e.I I[ VOI,del Oa,p"ale, p. Xl (Clccottl). glianza appare nei rappo·rti di ripartizione, che cor– ·rono non più fra gli individui, ma fra le classi. Il plusvalore è un fenomeno di classe('); non appar– tiene più alla pura società economica in quanto so– cietà Javorat11ice, ma alla società capitalistica in quan– to divisa in class.i, in base alle differenze di appro– priazione, onde scaturiscono le differenze di riparti– zione. Ora, qui appunto, nel considerare il sopravalore come fenomeno di classe e la relativa rivendicazione come rivendicazione di classe e non individuale, è la differenza tra il comunismo critico marx-engelsiano e quello giuridico per es. del Proudhon. Quest'ultimo rivendica il « diritto al prodotto integrale del Jàvoro » per il 1 lavoi,atore individualè; ma - osserva l'Engels in quella polemica contro il pr-oudhonismo del MiHber– ger, che precorre, su questo punto, la critica del Marx al Programma di Gotha ( 2 ) - la: produzione industriale moderna non è più un fatto individuale, è un fatto sociale: il diritto al prodotto integrale del lavoro ha un significato sol quando lo si intenda· non per il singolo lavoratore ma per la società intiera dei lavo– ratori. « Che tutta quanta la società, consistente di veri lavoratori, sia posseditrice del prodotto co.Jlet– tivo del suo lavoro, prodotto di cui essa una parte divide per il consumo fra i suoi membri, una parte impiega per il rifornimento e l'aumento dei mezzi di produzi.one e una terza parte infine accumula riome fondo di riserva per la produzione e per il oonsu- mo ( 3 ) ii. · La ripartizione per il consumo fra gli individui può supporsi, precisamente, in questo Vere in freier Me·n– schen (1secondo l'espressione del Marx), in propor– zione -alla somma di Javo-ro che ciascuno abbia ero– gata; ciò, che per i bisogni sociali è sottratto al produttore come individuo•, gli ritorna, direttamente o indirettamente, come membro della società ( 4 ). Ma, appunto per il confronto tra ·Ja ripartizione che avverrebbe in una società di liberi lavoratori- e quella che si compie nella società divisa in classi, la classe dei salariati sente la sottrazione fatta al suo maximum edonistico, J.a coazione a produrre dosi sopramargi– •nali di utilità," e11ogando d-0si sopramarginali di la– voro ( 5 ); afferma quindi la sua rivendicazione, che appare come un nuovo diritto, il diritto cioè della classe dominata contro il diritto della classe domi– nante. La rivendicazione di classe si sostituisee a quella individuale, in quanto alla considerazione del lavoro ind{vidÙale è sostituita J.a nozione della na– tura sociale del lavoro : ma, come vedremo, con ciò noi ci trasportiamo dal teri,eno dello scambio a· quello della ripartizione. Il concetto del sopravalore, quale fenomen-0 di classe, anzichè individuale, è, sì, come diceva il Croèe, un concetto di differenza, ma otte- ( 1) Su queste. considerazione del sopravalore come fenomeno di classe veggansl gli scritti degli economisti che accolsero l'Invito ratto dall'Engels nella prefazione al 'n voi. del Capitale. DI alcuni tra questi (del Lexls, dello Schmldt, del Flreman, del Wolf, del Lorla e dello Stlebellng) discusse l'Engels stesso nella prefaz. al III voi. del Capitale; e.Itri se ne posson vedere ricordati In Lorla: ,lfar:,: e la sw, dottrina a pag. l0S; ~una questione è tornato recentemente anche li Leone nella sue. Revisione cl·el ma,·xismo (126-lS0). (') Pe,· la questione clelle abltazto11i (1872): lo scritto del Marx è del 1875. (') Q1'est.ablt., 19-20; cfr. nell'.Anticl., p. I, c. XIII. Il richiamo di quanto Marx scriveva del Verett1 (rete,· Menscllen. (') Orr. la critica del Marx al Programma di Gotha. ( 6 ) Tra I concetti d'1 plusvalo,·e e sopra,na,•git1altlà non so vedere l'antitesi che vuol porre Il Leone (La revts. ciel ma,·xismo, 27-28, 120- 186, 259·61).

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