Critica Sociale - Anno XXII - n. 4 - 16 febbraio 1912

60 CRITICA SOCìALE misurandone il valore di scambio dalla quantità di la-. voro sociale cristallizzato che essa contiene; il futuro prodotto di questa attività esiste invece solo poten– zialmente e non potrebbe essere valutato come og– getto di scambio, perchè lo scambio è di oggetti reali, non di problematiche potenzialità. . Orbene, nella disputa fra ricardiani e avveI1Sari, mentre tutte le alt11emerci erano considerate in quan– to prodotti, ricorrendo per la determinazione del va– lore aUa causa operante (lavor,o) da cui risultano, per il lavoro invece, oonsiderato come capacità .produt– trice, si ricorreva agli effetti che ne derivano. Dalla non avvertita opposizione dei due angoli visuali na– scevano tutte le contraddizioni della teoria rioardiana: !',equivoco fu risolto dal Marx. La merce., di cui è oggetto il contratto fra capitalista e lavoratore, non è il lavo:w, ma la / orza di lavoro. E. il valore di que– sta si misura, come quello di ogni altra merce, dalla quantità di lav6110 socialmente necessario alla sua produzione (sp,ese di sussistenza e di riproduzione dei lavoratori). Che questa merce abbia la proprietà di essere sorgente d'un valore maggio11e del _proprio, non importa: anche delle macchinie potrebbe dir.si altrettanto, eppure nessuno sogner,ebbe per esse la , rivendicaz~one di un prezzo uguale alla loro capa– cità .di produzione. La merce è .tale in quanto pro-' dotto, non in quanto potenzialità produttrice; il va– lore di s.c.ambio si stabilisce p11escindendo dall'utilità, che dov11ebbe commisurarsi secondo la soggettività individuale dei bisogni: ·si stabilisce quindi per mez- 7;0 dell'eguaglianza valore-lavoro. Ora applichiamo pure questo valore-tipo·. al con– tratto di compra-vendita deHa forza d•i lavoro: dove e come può tale applicazione dar. luogo al conoetto di sopravalore, di detrazione, di sfruttamento, etc.? O riduciamo la nozione di sopravalore aBa semplice constatazione che tutte le macchine (compresa la macchina-uomo) hanno la capacità di estrinsecare una quantità di lavoro (e quindi di valore) superiore a quella, che si è richiesta. per la loro produzione; e avremo nulla più che l'osservazione obiettiva e fredda dell',esistenza di una sproporzione quantitativa tra ef– fetti e cause, di una differenza tra valore di scambio e valor d'uso; ma nessuna violazione della legge del .valo11e(d,i scambi.o) e nessuna possibilità di giungere a conclusioni di detrazione, di sfruttamento, di la– voro non pagato. O vogliamo nella nozione di sopra, valore i!llcludere queste altre, di natura giuridico– morale, e allora dobbiamo riconoscer:"l che per giun– .gervi non basta l'uguaglianza: va!Òre del prodotto . = lavoro produttore. . L'Engels lo l.'iconosce nell'Antidiihring ('): il fatto, che il lavoratore, durante la giornata di lavoro, crei un valore in più del salario, è una fortun;i. p,er il . compratore della forza di lavoro, ma non è affatto, secondo le leggi dello scambio delle merci, una •in– giustizia di cui soffra il venditore. Il l?-voratore, p,er · affermare l'esistenza di un sopralavoro non pagato, di un sopravalore detratto, deve, secon\l.o l'espres– sione dello stesso Antidiihrin.g, « avere un'idea del– l'affare concluso affatto dive·rsa » da quella del capi- . talista. Fin che noi rimaniamo nell'ambito del. prinmpro « c}le la forza di lavoro prende per il lavorato,re stesso , la forma .di una m~rce », non c'è' posto per fondamen– tali e decisive rivendicazioni g.iuridkhe. del pro,léta- ( 1) .AnUa., p. II, o. VII. riato. « Quando questa merce specfàle, dice, i'Anti– diihring, viene sul mercato, il suo valore, come quello d'ogni altra merce, è determinato dal tempo di la– voro socialmente necessario per produrla (') ». Il So– rel ( 2 ) che, seguendo in parte il Marx, ha c11eduto di stabilire su questo terreno tutto il oonflitto del diritto del capitalista come compratore, oontro il diritto del– l'operaio come venditore, no!ll ha visto chiaro su que– sto punto. Su questo terreno il prolell!,riato può pia– tire soltanto in linea criminale, secondo l'espressione del Sorel stesso, reclamando contro i tentativi capi– talistici di togliere alla « macchina che produce la merce forza di lavoro (corpo del lavoratore) » le con– dizionii necessarie. al manten[mento: ma queste riven– dicazioni possono ,essere so.Jtanto di miglioramenti di orario o di salar.io, non di abolizione del rapporto del salariato; possono niguardare la misura dello sfruttamento, non lo sfruttamento per se stesso, non l'esistenza del sopravafore ( 3 ). · E anche .Ja disputa sullra misura riguarderà il limite fisiologico, non il · limite morale. Nè basta sostituir•e al concetto di ope– raio-venditore di. forza di lavoro quello di opetaio– m,acchina produttrice di merce forza di lavoro, per giungere al concetto di plusvalore. Se il lavoratore è considerato quale macchina pro– duttrice di forza di lavoro, il contratto, anzichè di vendita del prodotto di questa macchina, è di loca– zione della macchina stessa, e il diritto del lavora– tore, di fronte al capitalista, è di esigere che esso provveda alle spese di manµtenzione (sussistenza), oltre che a quelle di ammortamento e interesse del capitale macchina (riproduzione) ( 4 ). Ma qual è il limite di tali spese? Per le altre mac– chine potrà determinarsi senza troppe contestazioni o dispareri; ma per la macchina uomo entrano .in oàmpo .i bisogni, che nella loro n~tura soggettiva sono infiniti; e la contestazione, ç,he Sorge sulla di– stinzione di quelli necessari da quelli non neces– sari, porta da_ una parte ,la tendenza, che l'Eng,els avev·a rHevato nella Lage d. arbeit. Klassen, all'in– ,definito abbassamento dei salari per parte dei capi- talisti; dall'altra, per parte dei lavoratori, l'aspira– zione ad un indefinito elevamento. Come si determina su questo terreno il sopravalore? Può mai. dalla differenza fra due tendenze, che -pro– g:r,ediscono indefinitamente in direzioni opposte, ri– sultare una quantità esattamente determinabile in !llu– meri, quale è il sopira:valore che hanno in vista il Marx e l'Enge'ls? Non dunque sul teTreno dei bisogni dobbiamo col– locarci per intend,ere questo, concetto ("), non oonsi- (1) .Aatta., p. III, c. IV. ( 2 ) Saggi, ecc., 201-7 . (•) Cfr, Il Capitale nel capitolo Su la giornata ài lavoro, che da que– st'angolo visuale combatte le tendenze vampiresche del capitalismo, ma ammette ohe l'uso della forza di lavoro appartenga al capitalista. La natu,·a speciale di questa merce, di cui parla Il Marx, consiste soltanto In ciò, che essa richiede di non essere deteriorata con un consumo eccessivo, non In ciò che neghi la legittimità. di un sopra- valore. · ( 4 ) Yon parlo di prontto del capitale, che tornerebbe a Implicare Il sopravalore. SI cfr. su quanto sopra Il Capitaie (Compra-vendita aeua forza ài iavoro) a pp. 126-5 dell'ed. !tal. Ma Il Marx, che tn tale capitolo, a proposito del bisogni, rileva l'elemento morale e sto– rico, ohe dllterenzia la forza di lavoro dalle altre merci, non fa la , distinzione tra la llgura giuridica della vendita e· quella della loca– . zlone, che avrebbe forse giovato a ch\l',rlr la cosa. ( 5 ) .E perciò appunto Arturo Labrlola, collocandosi su tale terreno, è giunto alla conclusione che la proposizione enunciante l'esistenza del plusvalore contenga o una contraddizione o un circolo (Mara,

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