Critica Sociale - Anno XXII - n. 4 - 16 febbraio 1912
tl\lT1CA SùC1ALB 59 SUL CONCETTO DEL PLUSVALORE (l) Là teoria del plusvalore non è una pura e semplice conseguenza della teoria del valore, accolta dal Marx e dall'Engels. Può sembrare che la proposizione: « il valore dei beni prodotti col lavoro è coslituoito dalla quantità di lavoro socialmente necessario a produrli », coRduca, per l'uguaglianza che stàbiHsce fra valore e lavoro, alla conclusione che il valore creato appar– tenga al lavoratore. s·e non che in tal modo si viene per l'appunto e enunciare quel diritto al prodotto in– tegrale del lavoro, che· il Marx e l'Engels hanno sem– pre respinto perchè ormai senza significato anche. in una società senza divisione di classi ove: 1) vigendo la divisione del lavoro, la produzione è fatta per lo, scambio e nÒn per il consumo diretto, e quindi si tratterebbe non di appropriarsi il prodotto proprio, ma di trovare l'equivalènza nello scambi-0; 2) data La natura sodale della produzione, nessuno può dire: . qu~stò è mio'prodotto, questo m'apparti~ne; e· quindi• . anche per lo scambio, ché non avviene direttamente fra gli individui produttori, non può valere il pr.in– cipio dell'equivalenza col. prodotto proprio. Inoltre il fatto, che la conclusione su enunciata non possa esprimersi se non in termini giuridici di pro– prietà, mostra che usciamo, non soltanto dal campo della pura eoonomia, ma anche da quello dei rapporti economico-giuridici di· scambio. · .Indubbiamente il concetto del sopravalore, in quan– to è concetto· di una detrazione, .non è concetto eco– nomico: e ciò anche senza tener conto del rilievo · importantissimo del Cr-0ce, che sopravalore, che è quanto dire extravalore, è in pura economia una pa– rola priva di senso. Ma, pensa il Croce, si tratta di un concetto di differenza, ottenuto per via del para– g_one di ciò_, che avviene neUa società ~apitalistica, col concetto tipo del valore-lavoro ( 2 ). II problema dell'interpretazione del plusvalore si complica quindi oon le questioni sul significato della teoria marxistica del valore. Le tendenze, segnate dallo Schmidt, dal Sombart, dall'Engels stesso, da Antonio Labriola, dal S-0rel, dal Croce e da Arturo Labriola ( 3 ) convergono verso il concetto che l'uguaglianza lavoro-valore sia per il Marx e l'Engels un fatto pensato come concreto in una soci~tà economica in quanto società lavoratrice, in cui viga la divisione1 de.I lavoro,,~ la prodl.lzione · pér lo scambio,• ed assunto come tipo. Ma, ammesS-O· questo, dobbiamo intendere la nozione del plusvalore come semplice differenza fra la nozione-tipo del va– lore e il fatto concreto che si realizza nella società capitalistica? Per rispondere a questa domanda ci è utile richia– m,arci alla differenza, che intercede su questi punti fra la scuola ricardiana e la dottrina marxistica, quale fu lumeggiata dall'Engels specialmente nelle prefa– zioni al Capitale e salario, alla Misère de la phifoso- (') Da un libro di Imminente pubblicazione: Ii maler!aUsmo sto,·lco In F, Engels. L'articolo presente è In parte tratto, In parte riassunto dal cap. XIII del libro (A. F. Formlgglnl, editore In Genova). ('1 Mater. stor., eco., 101-2. ('J crr. BOMBART: zur Krlt. 1%. oeTcon. svst. "· K. Ma,·a: (In .Arei>. f. soz. Gesttzgeb . ... Statisi., 1894' j. ENOELS: Dal 111 voi. 1181 Capitale, Roma, 1896 j ANTONIO LABRIOL.l: Discorrendo, eco., 21 ;·SOREL: Saggi 1%1 critica, 196, 878 j CROCE: Mater.. stor., 86-108 i ARTURO LABRIOL.l l Mar~ nell'Econ., 90-104, .phie e al II vol. del Capitale, oltre che in vari luoghi deJl'Antidiihring e di altre sue opere. La dottrina ricardiana e le numerose derivazioni socialistiche, che se ne hanno da Owen in poi con Edmonds,. Thompson, Bray, Gray, ecc., si fondano sempre su un concetto, che gl,i stessi Marx ed Engels, agli inizi dei lorò studi di Economia, avevano accet– tato-: che, nel contratto fra capitalista e lavoratore, la merce, che è oggetto di compra-vendita, si,a il lavoro. Allora, se il salario è corrispettivo del lavoro, se è. il suo valore, deve presentarsi la uguaglianza ricardiana valore-lavoro. « Invero come si determinerà il valore del lavoro? Col lavoro necessario in esso contenuto. Ma quanto lavoro· è contenuto nel lavoro di un operai-0 per un giorno, per una settimana, per un mese, per un an– no?» ( 1 ). L'unica differenza, che socialmente potrebbe stabilirsi, fra l.avoro effettivamente speso e lavoro so– ci,almente necessari-o, potrebbe apparire nella pratica individuale, ma scompare in una scienza sociale dei ,r_aJ?porti ec'?nomici ( 2 ); • • • . Quin<i_ila .giornata di lavoro dovrebbe equivalere ne più nè meno che a se stessa, cioè all'intiero suo prodotto. Ma Ri,cardo stesso, all'esordio dei suoi Prin– cipii, aveva messo, accanto alla proposizione dell'ugua– gli;inza v•alore-lavo-ro, l'altra della ripartizione del pro– dotto sociale. complessivo nelle tre classi dei proprie– tari fondiari (rendita), capitalisti (profitto) e lavo– ratori· (salario). Il valore del lavoro (salario) appa– riva non più misurato dal lavoro stesso: l'unità di • misura di tutti i valori non era più tale per il valore proprio. Contro questo scoglio del plusvalore, dice l'Engels, andò ad infrangersi la scuola di Ricardo. li fatto del plusvalore non era una soluzione, era un problema: i ricardiani, che si stavano contenti alla. sua scoperta, credevano d'aver trovato il phlogi– ston e dovevano ancora oercare l'ossigeno; dovevano, cioè·,· risolve.re il 'problema della contradizione, obiet– ~ata contro Ricfrdo dagli economisti avversar!: « Se ,ii· .valore di scambio d'un prodotto è uguale al tempo di lavoro che vi è ·contenuto, il valore di se-ambio di una giornata di lavoro è uguale al suo prodotto. Os– sia oil salario dev'essere uguale al prodotto del la– voro. Ora, il contrario è vero. » ( 3 ) La difficoltà non si risolveva col cercare il valore della merce• 'nelle spese di produzione: per questa · via, mostra ,l'Engels, non si poteva concludere che col trovare, o per i prodotti un valore, che supera .,Je. spese ìiil' 1 uira sorlima uguale ahprofitto; 10 0 per il lavoro due ~aJ,ori diversi tanto in misura di danaro quanto in misura di tempo. L'uscita la trovò il Marx. Per intend-ere il significato e l'importanza . della sua correzione occorre tener presenti alcune conside– razioni. Tanto la teoria ricardiana quanto le critiche mosseJ:e-,·si aggiravano intorno all'uso equivoco del termine, lavoro; dietro esso si comprendevano due con– cetti distinti: que.Jlo della capacità produttrice (forza di lavoro)· e quello dei risultati cui essa dà luogo (prodotto). Ora, al momento del contratto, la merce, che effettivamente esiste, è la forza di lavoro, cui quindi si può applicare l'uguaglianza valore-lavoro, . (') Pref. a. Capitale e salarlo, p, 16 ;· In Biblioteca d·ella • Critica Soclal_e" (edlz. esaurita). ('} crr. Prefaz. dell'Engela all'..4.ntipro11dllon, 8-9 (edlz. ctccott!'. (') L'obiezione è riassunta In questi .terlll,.\nA dal Marx nella c,·Ulca tlell'econ. poUt. Ma è evidente che qui si suppone che 11lavoratore venda non già la giornata di lavoro, sl bene Il prodotlo di questa, Sulle conseguenze di questo scambio v. più oltre neJ testo,
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