Critica Sociale - Anno XXII - n. 2 - 16 gennaio 1912
for:1.are il ·nemico n,elle sue estreme trincee, ci trovere– mo davanti ad ostacoli di terreno talmente grandi, che nessuno può a priori misurare lo sforzo necessario a su– perarli .... Se non interviene qualche ·evento a noi fa. vo1·evole nella situazione interna della Turchia che. in– duca i Turchi alla pace, per Pasqua avremo i~ Africa 200.000 uomini e 200 cannoni » !. M.a, quale evento ·può mai· nascere a nostro .favore: La Turchia non ha il minimo interesse a cedere pre sto e·non può sf!3-sciarsi, perchè vi hanno forze poli t1che ed economiche •mternazionali che la rego-orn validamente. Ad essa la guerra costa quasi nulla < pensa fondatamente che, più tenace sarà la sua ~e sìstenza, più pingue potrà essere il bottino dell'in dennità di cessione, che non mancherà di chiedere , che, per intervento delle Potenze paciere (interessat• a che la borsa della Sublime Porta sia ben fornita per pagare gli interessi dei prestiti contratti all'e stero), le sarà molto probabilmente accordata. Ali, loro volta queste stesse Potenze ~ono interessate a<· appoggiare di sottomano' la Turchia per ingraziar sela o per non perdere tutte le congiunture di un, sfruttamento economico, già iniziato o che si design: ali' orìzzon te. Ostilità, dunque, lunga colla Turchia· ostilità an cor J?iù lunga e perniciosa colle popol~zioni arabo bedume della Tripolitania e· della CirenaÌca chr hanno la possibilità di resister·e, ritirandosi tratt, tratto, nell'interno, e che,' con mistico entusi~mo bel hco, p0tranno sempre prendere un fucile ·contro l'in– vasore infedele. E' così divertente per esse alternan gli ozii dell'oasi coll'avventura della guerra! Tante · divertente, _che_i_Turchi (loro correlig1onarii) nor sono mai rrnscit1 a sottometterle interamente nel ·. lungo p,eriodo di 80 anni di domi•nazione ! _Con rag_ione, pertanto, il Turati parla.di miraggi( di pace,· sia colla Turchia, sia cogli Arabi. E al mi ragg10 ~ella pace, ,deve aggi_ungersi_ anche qu'ello de) colom1;1-hsmo, c~e e stato di sfuggita accennato da., Turati, e che br1lla roseamente •dinnanzi agli occhi di molti socialisti meiridionali. ' Uhe le terre nominalmente nostre siano la terra pron_iessa, o°:de an,1ava.n cianciando dapprincipio al-. cun,i. -fautor1 del! impresa per trappolare l'ingenur opmrnne pubblica, non c'è piit alcuno che lo cred~ sul seri~. C'è, ~ ,v~ro, _un qtimo comm. Luiggi il qua– le de~cr1ve la lnpohtama (sulla Trib·una dell'l: genn~o u. ,s) come :un vero Eden, capace nienteme no d1 assorb1re tutta la· Ii.ost·ra emigrazione transo· ceamca, e ove il nostro· contadino troverà una nuo,,,,a America· rimury,erat1:va nl do1)pio di quanto_ non lo fosse la vecchia; senonchè, questo pa.nglossismo uffi– cioso e semplicione, diffuso p.er opera del Governo per " te~ere su » il morale della nazione. in un momenk cr1trno, ·non ha alcun valore scientifico e non merita la_più piccola. confutazione. Il paese di Bengodi nor, esiste che nella fantasia del Luigg,i, che è bene ri cordarlo, è un regio funzionario. Solò u~a minimis inma paz:te della_ colo:nia è coltivabile, e le oondizio ~i tellunch_e ~ chma~iche della stessa Cirena.ica (cht e la parte piu fertile) sono totalmente diverse da quel.le del tempo dei Romani. Il g,eologo e àgronio– mo mglese Mac Gregory, che fu eapo di u.na Commis– sione di ~tudio per la colonizzazione della Cirenaica, 1 h:3-_ pubbhca.to su questo argomento un esauriente stu– d10 nella Contemporary .Review del dicembre scorso . . .fj;' assolutamente utopistico voler parlare di una colonizzazfone in grande della Cirenaica; e il prof. Mac Gregory conforta, cori efficaci e diretti dati di fatto, q_1.u~st3: proposizione .. Ma, fossero an.che diverse le cond1z10m ·del Nord-Af.nca, ove ora si sta combat tendo, non per questo n,oi potremmo rinunciare a ll,arlare di miraggio coloniale. La più recente storia dell'imperialismo conquistatore è li per dirci come non sia vera la fra.~e clie il commercio ser,11,e la ban– diera, e come l'espansione commerciale e -industriale non avvenga a/fatto secondo i calcoli degli imperia– tisti. La politica coloniale della Germania. e dell'In– ghilterra, che può servirci di ammaiestramento e che è, nel genere, il più riuscito e grandioso tentativo ci dimostra che il colonialismo, dal punto di vi.sta ~co– nomico, è destinato ·a fallire. I da-ti statistici pubbli- 25 cati dalla Royal Statistical Society e dal!' Bconomist ci dicono chiaramente che, in questi ultimi anni, l'In– ghilterra non è riuscita ad attirare ne'· suoi posse– dimenti africani che alcune poche migliaia di per– sone, e che il suo commercio africano è as·solutamente ir-risorio (anche comparativamente considerato) in confronto di quello attivato con gli altri paesi, sotto altre baru:here. E le condizioni di clima e di suolo ·delle còlonie inglesi sono di gran lunga migliori di quelle ct,elle Trioolitania e Ciren::i,ica. Come è detto -in alcuni nostri dati statistici stam– pati sull'Avanti! del 12 gennaio c. in. (arti,colo u Sul ca.mpo » ), nell'anno 1911 il capitale inglese investito e sottoscritto nelle co.Jonie inglesi fu di circa 65 mi– lioni di sterline, mentre nei paesi stranieri fu di 100 milioni. Quanto al commercio, l'Inghilterra nell'an– no 1910 ha avuto cori le sue colonie un totale di im– portazioni-esportazioni di 368 milioni di sterline, mentre pei paesi stranie;i questa' cifra è salita a L. sterline 852 milioni e mezzo. Cioè: ·il commercio estero dell'Inghilterra è. stato più del doppio di quello coloniale. Rispettivamente alla capacità di assorbi– mento della popola.zioné europea da parte dei pos– sedimenti a.f,ricani, ricorderemo che il Belgio nelle sue colonie non è riuscito ad attirare in parecchi lu– stri nemmeno 10 mila europei, e che negli immensi e ubertosi territorii inglesi - compreso l'Egitto - alla fine del 1910 non viveva più di un milione e mez– zo di popolazione euTopea (sempre secoll'do l' E cono– rnist di Londra). Questi succinti, ma attendibilissimi dati, provano quanto s1eno errate le vedute dell'imperialismo e come non basti che una terra coloniale sia coltiva- · bile perchè essa sposti dalle sue correnti naturali il movimento migratorio; occor.rono anche molti altri coefficienti, come la maggior feracità del suolo, più alto tenore .di vita sociale, maggior sicurezza ·perso– '1ale, più fitte reti •di comunicazioni, miglior orga– !lamento del Governo civile, ecc. ecc. Il fattore della maggio,r vicinanza non basta certo a controbilancia– re tutte le altre deficenze e incertezze, che presenta 11 Nord-Africa in confronto delle Americhe ove c'è tutta un'ei.perienza favorevole e ove gli alti salari e le terre ubertose non sono un mito. come il paese della Cuccagna, sognato dal comm. Luiggi; e, per– ciò, non è difficile pronosticare che i nostri emi– granti, nella loro 'immensa maggioranza. continue– ranno ad anda:re verso le .spiagge ove sinora sono approdati e ai infischieranno bellamente del fatto che a Tripoli e a Bengasi sventoli il tricolore anzichè la mezzaltma in campo verde. .l:'er qnale miracolo psicologi<'.o dovrebbero fare altra scelta o seguire altra rottn.? Perchè dovrPbbPro d'Lre ascolto alle cic,.le del nazionalismo o alle lu– singhe menzognere del Govexno? A chi obbiettasse che l'esempio dell'Inghilterra è poco probante, perchè è un pa.ese senza sovrapopolazione e che ha abbondan– za di capitali e non di braccia, opporremo l'esem– pio della Germania, nazione a popolazione molto d,ensn,. Secondo i dati statistici ufficiali, riferiti an– che dal V orwi.irts del 9 corrente gennaio, in tutte le colonie tedesche, (le quali, come è noto. sono. la maR– sima pa.rte, in Africa e ben più fertili dell'ipoteti– camente nostro Nord-Africa), nell'::mno 1910 non es1:: stevano clie 12.671 persone civili· tedesche, e ben 5975 soldati e funàono.ri e narassiti di: Stato. Per lo stef\So anno 1910 tutte queste· colonie, costate allo Stato ger– manico circa due miliardi, oonza contare le vittime nmane, l'ìmportazione non fn che di mk. 49 milioni. l'esportazione di mk. 48 IIllilioni: oifre trascurabili di fronte ai 9539 milioni d'importazione e agli 8079 milioni d'esportazione di tutto il commercio tede– sco. I sudditi del Kaiser amano meglio emigrare, piantare le loro industrie e attivare i loro traffici in paesi stranieri, anzichè in quelli all'ombra delle aquile imperiali. La 'verità è che i movimenti industriali, commer– ciali e m!igratorii ·si determinano in base a criterii ben divers.i da quelli della politica imperialistica,; e che sempre più si dimostra falsa la teoria - inven– tata dagli espansionisti militari - che il commercio segua la bandiera. Gli ultimi dati e le più moderne esp_::~~enzedell'imperialismo inglese e _tedescò (in con-
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