Critica Sociale - XXI - n. 23-24 - 1-16 dicembre 1911

366 CRITICA SOCIALE saputo che ogni legge, presentata dal Governo, non può essere migliorata in nessun modo, neanche laddove la giustizia più evidente lo esige, neanche laddove il mi- nistro vi dice, nei corridoi: " Questo sarebbe giusto, tutto questo che dite è sacrosanto; ma — soggiunge — non si può, perchè Paolo Cercano e) ha detto di no; c'è da pensare alle spese militari „. E non è da oggi, è da tre o quattro anni che siamo in queste condizioni. Il Governo, se la emendiamo, ritira la legge. A questa lustra è ridotto il potere legislativo! Tragica condizione, su cui non mi è consentito di far dello spirito! (5) L'onorevole Spingardi diceva ieri che egli coltivava una speranza pericolosa, quella che il pane decrescesse di prezzo, con che egli gnadagnerebbe due o tre mi- lioni di economie. Davvero pericolosa, onorevole mi- nistro della guerra, è quella speranza, ma in ben altro senso e peggiore. Se essa si avverasse, se il pane sce- masse di prezzo, ciò vorrebbe dire che vi fu un buon raccolto, che poco o nulla di grano si è importato dall'e- stero, che i 60 e qualche volta gli 80 o 90 milioni di dazio sul grano sono ridotti a dieci od a zero: e allora, mentre avreste guadagnato forse tre milioni, ne avreste perduti 60.. Auguratevi, onorevole ministro della guerra, che il pane rincari: è la sola vostra salvezza! (Bene! Bravo! all'Estrema Sinistra). Gli armamenti e la politica generale. — Radicali, riftirmisti, rivoluzionari ed anarchici. E "pane è libertà, libertà è pane,,, diceva un grande poeta: di qui la ripercussione di questa discussione su tutta la politica nostra: io debbo fare delle connessioni pindariche per non essere richiamato dal presidente alla brevità; m'intenda chi può. Questo spiega perchè voi dovete rivolgervi a Dio, parche l'onorevole Cornaggia diventa una istituzione in questa Camera, e perché si tenta di scacciare di qui i due soli operai che sono riusciti ad entrarvi, l'o- norevole Quaglino, che se ne è quasi andato, e l'ono- revole Pietro Chiesa, che ha ancora un solo piede qui dentro: infatti, con questa politica, essi non hanno più nulla da fare qui. (i) Allora ministro del Tesoro. (t) Se questa era la reale, vergognosa, e da tutti constatata, con- dizione di cose, già da parecchi anni, nel 1909 — se, per accanto- nare i fondi alla futura guerra d'Afrioa, si negavano allora dal Tesoro le 500 o le 1000 lire che sarebbero eccone per non lasciar ohiudere una scuola professionale; può imaginarsi quale sarà d'ora innanzi la politica governativa in fatto di servizi civili! Del resto, chi ha " pratiche, di interesse pubblico ai vari Ministeri, ha ira potuto avvedersene. A ohi rammenti ai capi-servizio le anspioate riforme dei nostri maggiori servizi pubblici e i promessi investi- menti relativi, si ride in faccia come a gente ingenua, piovuta dalla lima. Persino i fondi stanziati in bilancio in cifre consolidate — quelli, poniamo, per l'attuazione della nuova legge s.lasti. — hanno pena a guardarsi dagli attentati delle unghie adunche del Tesoro! Il Governo — impensierito dell'impressione disastrosa di una inevitabile chiusura di sportelli pei servizi più. necessari — pensa ora a organizzare la compera o il ricatto in grande dei sin- goli deputati, meroè un programma di opere pubbliche, dissemi- nate, naturalmente, con oriter/ politico-elettorali, da attuarsi merce un sistema di debiti larvati, ossia da saldarsi a babbo morto (sgraziatamente lo Stato é, al tempo stesso, babbo e figliuolo di se stesso, e può anche non pagar mai il capitale, purché triplichi quadruplichi la quota degli interessi agli usurai D. Avremo ossi, insieme, i danni presemi della carestia e i disastri Muri della " finanza allegra,, che si proclamò per sempre abbandonata! In- tanto, v'ha dei socialisti bonacoioni, ohe continuano a pensare .1 serio alle pensioni operaie: Non c'è, infatti, l'esempio dell'Ingbil- terra O' Il nostro patriottismo è diverso: noi pensiamo, senza rivolgerci a Dio ne Cornaggia, suo rappresen- tante in questa Camera.... (Ilarità - 'Rumori). Voci.: Mimi! Murri! TURATI. Per il domeneddio ortododosso mi rivol- gerei con più fiducia all'on. Cornaggia che all'on. Murri. Credo stia in migliori rapporti. Noi pensiamo, dicevo, che i 200 milioni annui, che ci prendete oggi, ed i 400 milioni, che ci prenderete in questi altri anni che seguiranno, se fossero invece ver- sati, come olio, attorno alla nave, alla vostra nave, sui marosi della tempesta sociale, in quest'ora della storia, facendo almeno quel tanto di socialismo borghese che si fa negli altri Stati, che armano, ma che prima pen- sano ad armarsi contro la miseria; questo non " difen- derebbe „ l'Italia, nel senso che voi date a questa parola, ma la " farebbe,, o impedirebbe che si " disfa- cesse „; e forse sarebbe più patriottico (Approvazioni all'Estrema Sinistra). E, innanzi di finire, di una cosa sinceramente mi dolgo: che questo non abbiano sentito i radicali, essi che erano nati per sentirlo. Essi, che non rappresentano una classe sociale, un nucleo preciso di interessi, ma stanno come sul punto di intersezione tra la borghesia ed il proletariato, e hanno questo nobile ufficio — se sanno compirlo — di smussare le asprezze del contatto, di provocare — conservando la fiducia delle -masse, senza di che ogni loro sforzo sarà vano — le ragione- voli concessioni dal Governo e dalle classi abbienti; essi, che tanto potrebbero fare in questo senso, perché meno sospetti di no, assi ora, lasciando accendere questa ipoteca terribile su tutti i nostri cespiti di en- trata, presenti e futuri, non avvertono (mi cuoce il dirlo) che rinunziano a se stessi, che rinunziano ad essere! E, non solo essi, ma noi ! Noi, riformisti, che tentammo piegare la rude formula marxista agli accomodamenti progressivi, nell'interesse delle due classi in contrasto; noi ci chiederemo ormai che cosa stiamo a fare qui. Che è questo invito, che ricevo, di assistere al Consi- glio superiore del lavoro? Che è tutta questa com- media? Ah! noi sentiamo che giammai, come dall'opera di questi giorni, i partiti dell'anarchia e della rivolu- zione avranno tratto rigoglio; essi oggi ereditano da voi e da noi; e non per le loro teorie; non sono le teorie che contano al mondo. Le teorie non hanno mai contato nulla; ma è il sen- timento del popolo, che è una forza viva, che evolve, è questo che gli anarchici, i rivoluzionari e sindaca- listi conquistano, pel fatto della vostra renitenza e della nostra impotenza. Altri tempi ed altre nazioni. — L' irredentismo se. polio. — Militarismo e colonialismo. Ah io so bene, o signori, che questo discorso, ch'io vi ho fatto, non è di tutti i tempi e di tutte le nazioni. Vi sono, invero, nazioni, che hanno dalla storia, oggi, • in qualche modo, la missione di dominare nel mondo. Non è mancare di rispetto all'Italia il dire che non è questa per oggi la sua missione. Essa ne ha un'altra, oggi, non meno angusta: quella di " fare gli italiani di diventare un grande. popolo sul. serio. Che sarebbe dell'Inghilterra, se perdesse il dominio sul mare? Essa, isola e paese di colonie, liquiderebbe se stessa. Che sarebbe della Germania senza l'espansione delle sue industrie, protette doganalmente anche colle armi? E che della Francia, dopo la terribile amputazione del 1870, senza possibili difese verso la linea del Reno?

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