Critica Sociale - XXI - n. 23-24 - 1-16 dicembre 1911

CRITICA SOCIALE 365 Su di ciò la storia, anche italiana e recente, può molto insegnare! • Il proletariato, se fosse interrogato, penso che rispon- derebbe: " Vogliamo essere, si, una grande potenza; ma una grande potenza civile, per il lavoro, per la coltura e per la saviezza. Non vogliamo essere una grande potenza militare. Sappiamo troppo bene che cosa questo significhi; lo abbiamo sperimentato a nostre spese e non vogliamo riprovarci; non abbiamo questo diritto. E, quando diamo alla difesa delle porte di casa (per usare questa frase stereotipata) il quarto del nostro bilancio, non possiamo, non vogliamo, dare di più. „ Il discorso dell'ignoranza e del dolore proletario. — Problemi che sanguinano. — Patriottismo di si- gnori e patriottismo di poveri. Si: ignoramus, ignorabimus; nessuno sa leggere il futuro; ma, di fronte a questa nostra e vostra igno- ranza, v'è un'altra ignoranza che chiede di parlare: è l'ignoranza proletaria, la quale, se non conosce i misteri diplomatici, sa le cifre dei bilanci, sa le miserie italiane e sa di che lagrime grondi e di che sangue la vita, la sorte dei lavoratori italiani. E, o signori, certi pisto- lotti e certe commemorazioni non la commuovono più. Il proletariato sa pur troppo, ripeto, la miseria italiana e la sua triste sorte; le sa bene per prova, ed è perciò che vi dice: " noi non possiamo aspirare ad essere una grande potenza militare; non possiamo, e, se potes- simo, non ci tornerebbe il conto „. Non vogliamo la guerra, e le spese esaurienti per la guerra, finché in Italia i maestri saranno pagati meno degli operai; finché le masse lavoratrici saranno av- vilite e trepidanti nell'incertezza del domani; finché le leggi sociali saranno scritte sulla carta, non tradotte nella realtà... (Vivissime approvazioni all'Estrema Si- nistra).... finché l'analfabetismo sarà il vero sovrano dell'Italia, noi non vogliamo la guerra. Voci al Cvntro: Ma chi vuole la guerra? Voci all'Estrema: Voi! Voi! (Rumori — Apostrofi in vario senso). TURATI. La vostra patria non è esattamente quella dei lavoratori.., voi ve ne scordate troppo leggermente. (Rumori e scanbio di apostrofi fra il deputato Po- drecca e il deputato Stoppato). PRESIDENTE. Ma veda di conchiudere, onor. Turati. TURATI. Mi affretto alla fine. Non vogliamo l'esau- rimento e l'anemia per le spese di guerra, finché la scuola sarà in croce; finché il problema della burocrazia (che voi vi illudete sia risolto con quei famosi cento milioni, che in sostanza poi non sono che trenta, e che non hanno aumentato lo stipendio reale, dato il rincaro dei viveri, anzi lo han lasciato diminuire), finché il problema della burocrazia ci batte alle porte, e cresce il malcontento dentro gli stessi più gelosi congegni , dello Stato. Ah! il malcontento, L'on. Spingardi ha detto ieri parole bellissime sul malcontento; che smorza gli ardori, che uccide gli entusiasmi, che paralizza le forze.., ma egli pensava al solo suo Ministero! Io ero invitato ieri sera ad un Comizio postale- telegrafico in Roma, dove si doveva discorrere degli stipendi di fame dei funzionari, della negata pensione ai subalterni, dell'organico che si dovrà discutere qui fra due o tre giorni e col quale pretendete impiantare un grande servizio nazionale con la più pitocca lesi- narla (9. (+) L'organico dei telefoni di Stato. Ebbene, a quel Comizio non sono andato; perché a quel Comizio avrei dovuto dire: "Non ci credete, non ci sperate più. Tutto quello che vi abbiamo promesso, tutto quello che avete pensato, sperato, anche dall'Estrema, non sarà mantenuto! Il voto di domani reciderà tutte le vostre speranze! „ (Approvazioni all'Estrema Si- nistra). E avrei dovuto... No, consigli di lotta violenta, non devo, non so dare; non posso mettermi in contraddi- zione con 30 anni di vita politica; ma neanche avrei potuto proferire parole d'ipocrisia (Vive approvazioni all'Estrema Sinistra). E, finché alle moltitudini cittadine sarà contesa l'aria respirabile, per il rincaro dei fitti, e imminente la tu- bercolosi sulle creature, donde quelle cifre terribili, su cui indugiava il generale Pistoia, dei nostri scartati di leva, doppie di quelle della Francia, al che si vuole provvedere requisendo altri 62 mila giovani, sostegni di famiglie povere, e diminuendo la statura del soldato italiano, che è dire, o signori, diminuendo la statura dell'Italia; finché le lotte civili inevitabili prenderanno tanta asprezza da questa situazione di cose, che l'eser- cito, che le armi che preparate, benedette nei disastri, benedette se vigilino le frontiere (Bene, dovranno essere dirette a certo più facili, ma men degne vit- torie, contro i petti degli scioperanti; finché, in- somma, la preparazione della guerra presuppone una latente guerra civile, noi non vogliamo essere una grande potenza militare! (Vive approvazioni all'Estrema Sinistra — Rumori sugli altri banchi). Signori, voi parlate di patriottismo: ma ve ne sono almeno due di patriottismi; e il vostro mi pare somigli troppo alla preoccupazione di quel leggendario buon- tempone, che voleva uccidere il suo vicino per inse- gnargli a vivere! La vita civile arenata. — La carestia necessaria. Noi sentiamo da troppo tempo ipotecata, da questo enorme incubo delle spese militari, tutta la legislazione sociale e civile. Facciamo le leggi sul lavoro, e non abbiamo gli ispettori perchè non li possiamo pagare; osi ha questa, che è la più sovversiva delle ingiustizie: quella poca legge, che è fatta per i poveri, è sistematicamente irrisa! Che fa il mio amico Cabrini, che si è rintanato da più giorni nella Cassa di maternità? Si tratta delle madri operaie che danno i soldati per voi, onorevole Spingardi; ma il Governo si guarda bene di dare un soldo per assicurare che i vostri futuri soldati nascano in condizioni meno disastrose, non stritolati, già nella vita fetale, dalla macchina; dalla macchina sociale so- pratutto. Il Governo non dà un soldo, non fa neppure il ban- chiere, non anticipa i fondi; li fa anticipare dalla Cassa di previdenza al 4 per cento. Oh! un buonissimo affare pei tempi che corrono! Abbiamo sete di giustizia! Gridate contro gli scioperi e ritardate l'Istituto dei• probiviri agricoli e la riforma dei probiviri industriali-. perché? Sono i segreti di Puleinella; perchè ci vogliono 250 o 300 mila lire per sopperire alle spese. E preferite le conflagrazioni eco- nomiche di Parma e del Ferrarese. Siamo già diventati, scontando in anticipazione il debito futuro, dei pezzenti volontari, che è la peggiore categoria dei pezzenti. Le leggi le discutiamo per burla, perché ormai è ri-

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