Critica Sociale - Anno XXI - n. 22 - 16 novembre 1911
348 CRITICA SOCIALE partito progressista). Il Convegno non secondò la pro- paganda di Eichler, ma è notevole il nesso fra questa e la propaganda iniziata sei mesi dopo da Lassalle, nella sua « Risposta al Comitato di Lipsia o, colla sola differenza che Lassalle chiedeva la fondazione e la sovvenzione di Cooperative di produzione a uno Stato democratico. Già allora, di Lussane, il discorso, inti- tolato poi « Programma per gli operai 5, e le confe- renze sulla questione Costituzionale, accolti .con scar- so interesse dagli operai e con benevolenza dalla, stampa conservatrice, erano stati attaccati con inau- dito furore dalla stampa liberale. I demagoghi conservatori dell'epoca si agitavano pel suffragio universale, sperando servirsene, sull'e- sempio di Napoleone, contro i liberali. Bismarck stes- so, tre mesi prima della guerra del 1866, si pronun- ciava pel suffragio universale e per la elezione diretta, come garanzie di politica conservatrice, le sue espe- rienze avendolo convinto che le masse erano più in- teressate a mantenere l'ordine sociale, che non lo fossero i loro capeggiatori. E forse, pensa Bebel, l'i- dea dell'aiuto di Stato alle Cooperative, già matura in mente di Lassalle sin dal 1862, filtrava tra i con- servatori a mezzo dell'ambiente ibrido in cui egli viveva; forse Wagener la coglieva e la presentava ad Eichler come piano di Bismarck, ancor prima che questi se ne fosse occupato. Nel settembre 1878; discutendosi alla Camera la. legge contro i socialisti, Bebel, accusando Bismarck di voler distruggere quel partito socialista, che aveva prima tentato di sfruttare per i suoi fini politici, gli ricordava le offerte di Eichler e i suoi rapporti con Lassalle. Bismarck, pur negando aver dato istruzioni Eichler pel Convegno di Lipsia, riconobbe che egli era ai•servizii della polizia; affermò poi che non egli, ma Lassalle area desiderato la conoscenza reciproca; nè Lassalle — soggiunse — era un repubblicano, bensì un imperialista ambiziosissimo, in dubbio sol- tanto se l'Impero tedesco dovesse costituirsi colla dinastia degli Holienzollern o colla dinastia dei Las- selle (l). Come potesse finire questo giuoco d'astuzia tra Lassalle e Bismarck, osserva Bebel, è inutile discu- tere, perchè la morte di Lassalle, nell'agosto del 1864, eliminò una delle parti. Nella stessa discussione del 1878, Bismarck ammise di aver a lungo conversato con Lassalle circa i sussidii di Stato alle Cooperative di.produzione, cosa della cui utilità egli si diceva an- cora convinto. Ciò che non potè ottenere • da Lassalle, ottenne Bismarck da Jean Baptist von Schweitzer, l'autocrate successore di Lassalle alla presidenza dello Allge- meiner dentscher Ai'beiterverein, da questi fondato nel maggio 1863. Cotesto fascinatore di masse, servì, secondo Bebel, consapevolmente agli sforzi di Bi- smarck, diretti a far servire la associazione lassal- liana alla sua politica per la prussificazione -della Germania. Nel suo giornale, il Sozialdemocrat, fon- ' dato 'nel dicembre del 1864, e nei suoi discorsi, egli sosteneva la lotta del partito socialista dovere sopra- lutto dirigersi contro i liberali . « Capaci di azione in Germania sono ancora soltanto due fattori: la Prussia e la Nazione, le baionette prussiane o i pu- gni proletari ». Queste affermazioni reazionarie de- (I) Sulle idee Imperialiste ai rasatale ai vedano le Lettere ignorate di inesatte stilla " legge di bronzo „ e culla monarchi«, da noi tra- dotte per la Critica Sociale del 3 maggio. terminarono il rifiuto di collaborare ulteriormente al giornale da parte di Marx, Engels, Lieliknecht ed altri. La politica del Sozialdemocrat recò, presto i sudi frutti: un socio della Federazione Lassalliana, nel 1865, dichiarò, in un discorso, di preferire « l'attuale Governo ad un Ministero liberale »; un Congresso di operai a Barmen approvò, poco dopo, la politica del Sonni-democrat, dichiarando doversi attendere, pri- ma di giudicarla, le proposte del Governo prussiano, che aveva dato più volte affidamento per il miglio- ramento delle condizioni operaie e che forse avrebbe largito il suffragio universale. i soci !assali iani di Iserlohn telegrafarono auguri pel suo onomastico al re di Prussia, che rispose ringraziando. Che queste politica dello Schweitzer non fosse di- sinteressata, risulta, secondo le prove raccolte da Bebel, dalle relazioni di „quello colla polizia e coi conservateli e dalla sua condotta contro i socialisti internazionalisti durante la guerra del 1870. Conve- „niva,.. del resto, essere :asSolutamente ciechi per sup- porre che Bismarck farebbe serie concessioni .al par- tito socialista, al nemico cioè della soeiela borghese, mentre egli non mirava che ad alleare il capitalismo alla propria politica, e all'uopo il socialismo dovea servirgli da spauracchio. Ma fossero anche state pure le intenzioni di Schweitzer, non iwaciò la sua tat- tica 'avrebbe fruttificato; il partilo socialista non è più un branco di pecore. « IMa politica socialista non è possibile. a lungo anelare, se 7II 1,1 COliabOrgri011e C011.51.1pCI.1111• delle masse e Nen o,, Che si segua una strada onesta e diritta. Le masse non vogliono sa- pere di finezze diplomatiche, e il dirigente,. che pen- sa diversanzente, si accorge ben presto che ha sba- gliato i calcoli ». Il vero scopo dello Schweitzer, e il principale per Bismarck ch'egli indubbiamente serviva, fu, secondo Bebel, creare un movimento operaio politicamente servo del Governo. Di qui la sua lotta contro il par- tito liberale, ch'ei denunziava come, nelle questioni sociali, un partito reazionario. Ma allo Schweitzer, per riuscire, occorreva la dittatura nella associazione lassalliana; onde i continui grandi e piccoli colpi di Stato, coi quali egli si liberarti dei legami, che gli imponevano i Congressi. Dopoché le'vittorie del 1870 condussero quasi tutta la borghesia tedesca ai piedi di Bismarck, e accesero nello stesso partito liberale il più sfrenato « sciovinisrm»,, un uomo come Schweit- zer diventava per Bismarck più, nocivo che utile. E allora il Sozialdenwerat,.. passò decisaniente -aliti op- posizione. Caduto nelle elezioni del 1867, Schweitzer si ritirò dalla presidenza del Verein; ma il Congresso del 1872, di fronte, a gravi accuse sulla stia Onestà nel- l'amministrazione della Federazione e circa i suoi rapporti colla polizia, decretò, a notevole maggio- ranza, di non accoglierlo mai più come Socio ('). 111 È da ricordare che lo Schweitzer aveva trovato In Erano Mehring un caldo difensore contro l'accusa di essere un agente pagato di Blemarok e che ti dott. Gustav Ilider, nel suo libro su Jolian ~- Usi von Schauetteer and dia Sozialdentocratie, difende pure lo Schweitzer contro 11 sospetto di corruzione politica. Anche II Bernstrin, In una Interessante e affettuosa resenslone del libro di Bebel, nel Sazia- listische Monatabefte del 9 novembre (Bebel and die Parigi), mentre riconosce l'Importanza dei materiale d'accusa raccolto da Bebel a sostegno della propria tesi e che spiega come I contemporanei di Schweitzer potessero ritenere che egli al fosse lasciato comperare, ritiene non raggiunta la prova della disonestà politica dello Schweitzer. Sobweitzer, come del resto riconosce anche Bebel, ha continuato a
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