Critica Sociale - Anno XXI - n. 18 - 16 settembre 1911

CRITICA SOCIALE 277 con un prato fiorito, un pantano con l'azzurra va- stità dell'oceano... Ed. è appunto quest'ultimo pericolo, che bisogna urgentemente sventare. Dare perciò linee definite all'e ideale proletario e civile senza socialismo », racchiuderlo nella vasta cornice d'un programma proprio, peculiare, netto, pieno, virile: ecco il còm- pito dell'ora presente. .... Salvo che non si preferisca celebrare, nel sacrario della propria coscienza, un arcano ed ari- stocratico mistero metafisico: immergere, cioè, come nella suggestiva « intuizione » bergsoniana, il pro- prio spirito nell'azione, inserirlo nel movimento, e così lasciarsi andare, e così sentir fluire le cose... Un solo rischio si corre: credere di poter andare dovunque... Anche al socialismo! Timm Cominci. SI; proprio « il capitombolo »! Tullio Colucci ha cento volte ragione. Ma non — ahimè! — il capi- tombolo del socialismo; soltanto — ci perdoni l'ami- co la franchezza — soltanto il capitombolo della nostra polemica. Il che è, forse, un guaio alquanto minore! E, d'altronde, era inevitabile. Quando un dibat- tito, che dovrebbe pascersi di cose vive, di fatti, di storia, lo si impernia tutto sulle frasi, sulle pa- role, sulle argomentazioni astratte ed elastiche, si finisce.., per non finire mai più e per nulla con- cludere. Basta un briciolo di ingegno (Colucci ne possiede cento volte più del bisogno) per prolun- garlo all'infinito. « (Mando due uomiìii disputano interminabil- mente, senza capirsi l'un l'altro, Si dice che essi fanno della metafisica ». Così, a un dipresso, Bia- gio Pascal, o altri che gli somiglia. Poco importa sapere citi scrisse. Certo, fu scritto, e risponde al vero. Ma noi, allora, non ci divertiamo più. Allora, la- sciamo correre. Siamo tentati di gridare al con- traddittore : « ma sì, che hai tutte le ragioni! Hai vinto! Raccogli!». Tanto, che cosamuta nei fatti ? È come nel bat- tersi a fioretto col bottone. Affare, unicamente, di destrezza, di eleganza nel giostrare. Sul terreno, per esempio, sarebbe già tutt'un'altra cosa. *** Colucci, invero, ripete quel che aveva già scritto: lo ripete, soltanto, in forma un pochino diversa. L'ideale, il vero ideale (marca brevettata!) non può essere che il sogno, il miraggio, quel qualcosa, tutto d'un pezzo, che precede l'azione, la dirige, la inventa, la foggia, la crea; il contrario della realtà, ecc., ecc. Quale concezione fantastical quale sogno, quale miraggio, per l'appunto, in questo pensieror-È l'illusione del sognante, che crede ai buoni morti che riappaiono, liberali di terni e di primi estratti; è l'illusione dell'inconscio errante nel deserto, col capo e l'occhio fra le nuvole. Se- nonché arriva 'il dottore,- e vi spiega che il vostro sogno é composto di frammenti mal connessi di quello che, svegli, avete fatto, veduto, sentito e, sovente, anche di un tantino di indigestione; arriva il sabato sera, e vi dimostra.che il torno e il primo estratto sognati furono una truffa; arriva.., una folata di vento, e vi palesa che l'oasi del miraggio non era che il mobile riflesso di uno stagno dentro una nube vagabonda. L'azione e la realtà, spregiate, sfigurate, calunniate, sono dentro, sono sotto, sono prima, dopo, durante: a vostro marcio dispetto! E allora Colucci ci domanda: — ma il « vostro » socialismo è miglioramento o è ricostruzione? per- fezionamento o inversione? rivoluzione o riforma? Gran Dio! l'una cosa e l'altra; l'una cosa, anzi, che sbocca e si tramuta nell'altra. Il quantitalito che, accumulato, diventa qualitativo. Vecchio as- sioma di Hegel! E il « nostro » socialismo é il so- cialismo, tutto intero, quale fu intuito dai padri, quale la storia, mano -viene-svolgendo,- -pro- cisando, correggendo, attuando. Non vi basta ? ma vi contenta ? Preferite la fiaba? . . Ci s'incalza: -- l'ideale (al singolare), gigante, s'è sbriciolato e sperduto nel groviglio degli ideali (al plurale), anzi nel « verminaio » de- gli ideali-pigmei; nei « fini contingenti », nei seni- (beh! che miseria!) « fini -progressivi». 11 monolite cade in minuzzoli. Dei quali ben potrà gio- varsi, anche meglio, forse, l'azione economica; ma l'azione politica ne è paralizzata, intristita, disfatta. E, anche qui, specioso é il dilemma, artificioso il contrasto. Perché non si arriva al più, senza passare pel meno. Perchè si cammina per passi. Perché ogni cosa è « contingente » nella vita e nel mondo. Tutto sta nel vedere se la direttiva sia giusta, se sia quella, se conduca lontano. Si soggiunge: — ma allora voi ubbidite ai fatti, non li dominate. — Risponde l'aforisma, antico, non antiquato: natura non, nisi parendo, vineitur. E tutti si ha ragione ad un modo. Il dibattito, ripetiamo, può continuare sine clic. (,*(‹ La questione, quella che è possibile ed utile in- dagare e risolvere, è un'altra, una sola : e il nostro contraddittore l'accenna di passata, inviluppata in un suo inganno subiettivo. Egli dice: voi camminate a ritroso; voi sconfeS- sate il cosmopolitismo operaio; la solidarietà na- zionale; la battaglia al capitalismo; e vi lasciate superare da questo, e, per confessione vostra, dai fatti, che risultano, alla fine, più progressivi di voi. Voi fate lotta di gruppi e di campanili. Il vero so- cialismo è morto: or voi, che abbandonaste la cosa, siate logici e sinceri, so[Trimete anche la parola. Isolate, definite, creale « l'ideale proletario e civile senza socialismo ». Rispondiamo: — ,tanzie del consiglio! Ma qui si confondono visibilmente due cose: un fatto -(o un supposto fatto) e uno stato d'animo. Il fatto— il preteso tralignare del socialismo nelle lotte egoistiche di gruppi — non basta asse- rirlo; converrebbe anche dimostrarlo. Si tentò, da taluno, all'ultimo Congresso: vorremmo si riten- tasse; e invitiamo Tullio Colucci, il 15 di ottobre, a Modena, per questa prova. E allora, anche, for- se, gli dimostreremo questo paradosso delle cose: come spesso avvenga che i fatti, che corrono più • lesti di noi, sono stati preparati, determinati da noi; senza noi, non camminerebbero, nè lesto, - nè piano. Quanto allo stato d'animo, che Colucci Presta a noi e al partito, di rinnegamento, di diserzione ideale, si tratta, supponiamo — e a suffragio del- l'ipotesi sta il suo consiglio finale — di un curioso fenomeno di automorfismo; di una proiezione in- consapevole di sè nel mondo circostante. Il nostro ottimo amico — e, come lui, forse, più altri noto- mizzatori della « crisi » famosa — si suppone af- facciato a una finestra, quando sta di fronte a uno specchio. E protende l'indice accusatore; lo proten- de, senza averne il sospetto, contro Vimagine pro- pria, dicendo : « voiL:. » Un passo avanti, amico, con coraggio, con im- peto; il tuo indice urterà nel cristallo. -Se lo spezzi (e questo è l'augurio), troverai la stagnola; la allu-

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