Critica Sociale - Anno XXI - n. 17 - 1 settembre 1911

262 CRITICA SOCIALE insegna pure qualche cosa. Insegna, ad es., che il materialismo si è mostrato nel pensiero umano, ma è stato superato e vinto da altre concezioni. Lo stesso Colucci ammette che, oggi, il positivismo, come filo- sofia, abbia pronta dinanzi a sè la fossa. L'ideali- smo, invece, nelle sue grandi direttive, è vivo e conti- nuativo da Socrate a Kant, da Platone ai più grandi filosofi contemporanei. L'errore esiste anche nel pen- siero speculativo, per quanto sia di evidenza un po' meno appariscente di altri errori dell'attività teore- tica. Lo scetticismo fu sconfitto sempre, e sempre ebbe forme sporadiche di corta esistenza. Il socialismo ha una propria filosofia, che non è nè il materialismo, nè il positivismo, nè lo scetticismo sofistico. Questa filosofia gli insegna che l'uomo non è un fenomeno tra gli altri, che ogni personalità ha in sè un valore assoluto, .che la natura ha significato solo nella nostra coscienza, e che ci si avvicina tanto più alla dignità umana, quanto più si è fini a se stessi, e non strumenti nelle mani altrui. Accanto a ciò, la storia gli dice che le istituzioni sociali sono suscettibili di infinite trasformazioni, che le forme di schiavitù si andarono sempre più attenuando, che esiste una tendenza innegabile verso l'uguaglianza, e che solo nella proprietà (individuale o collettiva, materiale o spirituale) la personalità trova la sua necessaria integrazione. La storia e la filosofia possono ancora infondere una fede ragionata nella priorità dell'uomo sulla na- tura e nella perfetta umanizzazione dei rapporti so- ciali, bastano ancora a far credere che lo stato di lotta e d'antagonismo siano transitori e non rappre- sentino la norma del viver civile; che le volontà il- luminate possano accordarsi tra loro, e che la vo- lontà buona (necessaria all'armonia) non sia contra- ria alla nostra natura, perchè già di fatto la com- prendiamo e la desideriamo esistente ed operante in tutti. Ciò è sufficiente a stabilire che l'ideale non è una chimera, e che il socialismo può morire sotto una forma per risorgere con un'altra. Tale la Fenice del- la leggenda, che risorgeva dalle sue ceneri. La prospettiva idealistica può fornire una fede ra- gionata nel socialismo, senza bisogno di ricorrere a credenze mistiche .o trascendentali. Questa fede non piove dall'alto, come la manna, e non balena al no- stro spirito, come l'estasi divina dei neoplatonici. Il mezzo di rendere prontamente, taumaturgica. mente, direi quasi, comunicativa questa fede, non esiste; io almeno non so indicarlo. Perciò non mi faccio illusioni. A me basta che, per ora, la sottile eresia penetri in qualche cervello rappresentativo. L'indifferentismo ingenuo di coloro, che reputano la verità definitivamente acquisita; l'indifferentismo ci- nico di quelli, che si servono' del partito per mire personali, infischiandosi segretamente di tutto e di tutti, mi sono perfettamente estranei. Lo scopo, che mi muove, e mosse, a' scrivere i recenti articoli è, e fu, più che altro, teoretico. È la passione, che, a questi lumi di luna, parrà un po' romantica, per le questioni (li principio. Ciascuno tesse, come può, la propria tela. Per mio conto, se, alla luce dell'idealismo critico, sfuma e svanisce il socialismo materialistico, non per ciò l'idea è spenta. Le ragioni del socialismo rimangono intatte, benchè una sistemazione di esso sia sorpassata. Mal si appongono coloro che, dalla decadenza di un sistema, argomentano la fine dell'i- dea. Più di tutti errano quegli economisti, che, in nome della loro scienza, vogliono giudicare e con- dannare il socialismo. Negli schemi e nelle catalo. gazioni della scienza non entra tutta la realtà. Cercando provare che le basi del socialismo SOMA idealistiche, non si vuole affatto intonare il sociali- smo al la della moda filosofica oggi imperante. L'i- dealismo non è una moda passeggera del pensiero. è, piuttosto, l'unico modo possibile di filosofare, che non sia monco o contradditterio, I suoi vincoli col socialismo non sono artificiali, come accadeva col positivismo. Quanto ai principi 'informatori (lel so. cialismo,:questi dovrebbero rimanere idealistici, an- che se, domani, per ipotesi, si avesse un'effimera re- viviseenza del positivismo é del materialismo. Socialismo e idealismo si fondono, si compenetra- no, si illuminano a vicenda. L'uno è il presupposto dell'altro. Il socialismo è l'idealismo 'dall'aspetto pra- tico, e una pratica idealistica non può non essere so- cialistica., Se volessi finire con una frase accentuata, direi, il socialismo sarà idealistico, o non sarà! Lublin (Polonia Russa). ETTORE MARCHIOLI. CUAINALITA E LOTTA UI CLASSE La delinquenza dei braccianti Emiliani e la loro partecipazione alle lotte economiche e politiche Nel 7 0 volume della « Inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle provincie me- ridionali e nella Sicilia » viene studiato, la prima volta per l'Italia (ed anche per gli altri Stati Euro- pei, eccettuati i Paesi Bassi), il rapporto fra l'in- tensità della delinquenza e le condizioni delle classi sociali, classificandosi all'uopo i Condannati secon- do la professione, il luogo e la specie del reato. questo, del prof. Francesco Coleth, un contributo nuovo e importante di elementi statistici, grezzi ed elaborati, alla demografia, la quale va così av- viandosi a sempre più diventare demografia so- ciale. Ed infatti, la tendenza a osservare i feno- meni demografici alla luce dei modi di lavoro, delle forme di attività umana e delle condizioni economiche, va penetrando eriche nelle statistiche -ufficiali, talche conosciamo già, ad csumpiti, la mortalità infantile in Firenze in rapporto alle con- dizioni econorhiche dei genitori, i matrimoni in fun- zione della povertà o agiatezza dei nubendi, e così di- seguito. Sgraziatamente, sebbene il prof. Calotta, riassu- mendo le indagini dei delegati tecnici per l'Inchie- sta del Mezzogiorno, le abbia estese, con savio pensiero; pel decennio 1891-900, a tutta l'Italia, que- sta indagine sembra destinata a rimanere come un'oasi nella statistica italiana, dacchè, •passata la statistica giudiziaria dalla Direzione generale della Statistica al Ministero di Grazia e Giustizia, questo si affrettò, cominciando dal 1906, a sostituire, alla divisione per regioni, quella per distretti giudi- ziarii di Certi d'Appello, la quale è assai mena alta della prima a presentarci in gruppi, relativa mente omogenei, i peculiari caratteri somatici, et- nici ..ed economici delle popolazioni, e, offrisse pure qualche vantaggio sotto altri aspetti, sii-ebbe sempre procurato, come ben nota il Coleiti, il danno di gran lunga maggiore di interrompere

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