Critica Sociale - Anno XXI - n. 17 - 1 settembre 1911

260 CRITICA SOCIALE nella prassi umana. Anche qui, per intenderci, con- vien tornare al problema della conoscenza e compren- dere come noi non siamo un puro specchio della na- tura esteriore. Il socialismo è un idealismo attivo e perennemente rinnovatore; il conservatorismo si trova magnifica- mente a suo agio nel determinismo materialistico. Ogni idealità può essere battezzata come utopistica, perchè non determinata dai fatti, dalle circostanze ambientali. Quando queste circostanze si saranno spontaneamente, automaticamente, modificate, allora si vedrà. Intanto, queta non me sire. Il morto s'im- possessa del vivo. Qui in Russia, ove il marxismo ebbe gran voga tra l'Intelligenz (ora è in ribasso), ebbi occasione ai leggere l'opuscolo di un marxista, il quale, fondan- dosi sul determinismo economico, vuol dimostrare che i socialisti russi possono, per ora, andare d'ac- cordo coi cosidetti cadetti (costituzionali); i socialisti devono essere ragionevoli, non rischiare salti nel buió, non precipitare gli eventi, tener conto, sopra- tutto, dello sviluppo capitalistico del paese. Non co- nosco personalmente l'autore dell'opuscolo, e ammet- to che, nel sostenere una tesi, sia facile esagerare. Senonchè, è questo il modo di pensare, che io chiamo passivo, e che rientra nella cornice del materialismo storico. L'ambiente, l'infantile sviluppo industriale (fattore economico) determina la costituzione poli- tica, che, in Russia, è autocratica con una parodia di Parlamento. Questa costituzione, intanto, permette di appiccare, di proscrivere, di perquisire, di deportare; impedisce il funzionamento dell'organizzazione di mestiere; non tollera l'istruzione obbligatoria, e la libertà di stampa: permette al Ministro dell'Istruzione (un tale l(asso) di commettere ogni sorta di violen- ze contro maestri e professori, tanto che l'Università di Mosca si può dire distrutta, i migliori insegnanti avendo riparato all'estero per la loro dignità profes- sionale; lascia compiere dalle bande nere i massacri degli ebrei, permette le corruzioni, l'arbitrio sconfi- nato della Polizia, ecc., ecc. Tutto ciò deve essere mutato, e sarà, perché l'idea innovatrice e rivoluzio- naria ha ben altre scaturigini da quelle fissate dal materialismo storico. Quest'ultimo, sovente, non è che un alibi alla nostra viltà e alla nostra ignavia. Gli ostacoli all'azione sono già troppo grandi, perchè alla nostra inerzia congenita sia lecito cercare giusti- ficazioni e spiegazioni in vedute unilaterali. Non è scoperta peregrina che si possa parlare 'di idealità, pur avversando l'idealismo. Io notai già che l'idealismo ha tanto vero in se stesso, che, quei mede- simi, che più si dicono materialisti, qualche volta gli rendono inconsapevoli omaggi. Da idealista pensava talvolta anche Marx, che nel Manifesto avea scritto: « la posizione teoretica dei socialisti non si basa af- fatto su idee e principi scoperti o inventati da chic- chessin; i comunisti non sono che un'espressione di rapporti reali, effettivamente esistenti nella società capitalistica ». La questione da me prospettata era un'altra; que- sta: come parlare d'ideale senza cadere in contrad- dizione colla filosofia, che si crede vera? Come af- fermare, con coerenza, una qualsiasi idealità dal punto di vista del materialismo storico? Quando si dice e ideale» ci si riferisce a qualcosa che non è; che deve essere, che sarà; noi lo intuia- mo e, epistemologicamente, lo imaginiamo effettua- bile ed effettuato con un atto della coscienza, che sfugge completamente al determinismo scientifico. Qualora la nostra psiche non fosse che un risultato, un riflesso della natura esteriore (come vuole anche il positivismo), •noi non arriveremmo mai a concepire l'ideale, che, per definizione, è ciò, che ancora nor, esiste. La coscienza non è un semplice prodotto del mondo esteriore: non è affatto un meccanismo, e perciò, il determinismo non può in alcun' modo far cela comprendere. Il determinismo è una comoditi, della mente (dice Poincaré), che ci serve nella costru- zione e comprensione delle scienze naturali, e che solo molto artificiosamente può servire a farci com- prendere il mondo dello spirito. Il torto del positivismo è di credere nella bontà di un unico metodo per esperienze e fatti d'indole as- solutamente diversa. Così resta indirettamente di- strutta qualsiasi nozione di libertà morale e di va- lore. Tutti i fenomeni si equivalgono nella loro co- mune indiscriminazione valutativa. L'idea di valore che è un imperativo dalla coscienza pratica, non ha più alcun diritto d'esistenza. L'uomo non à un automa spirituale; nè sta quei che pensava Spinosa (il più grande dei deterministi nella filosofia moderna), che l'ordo et connexio idea. rum sia una copia, un modello dell'ordo et eonnexio rerum. L'elemento creativo e attivo, che è in noi, si manifesta specialmente quando noi contrapponiamo al fato l'idea e agiamo, rinnovando e trasformando le condizioni esterne. Il constatare positivisticamente che esistono nella società antagonismi tra le classi, non significa al- cunchè dall'angolo visuale socialistico. Molti econo- misti conservatori fanno la stessa constatazione. L'im- portante pel socialismo è credere che questi antago- nismi potranno essere fusi in una superiore armonia. e operare conformemente a questa credenza. Questa azione non Può inspirarsi, coerentemente, che a una filosofia idealistica. Come il mio idealismo non è l'ideologismo astratto e speculativo, così contesto che sia utopistico. L'accusa di utopismo me l'aspettavo, ma, da parte del Colucci, mi sembra un po' strana. Come può par- lare di utopismo chi ammette che l'idea socialista sia eterna, che Marx sia stato un continuatore del- l'opera dei cosidetti utopisti e che « i concetti filo- sofici, gli elementi ideali e sentimentali del sociali- smo vivevano prima di Marx e dell'éra capitalistica, perchè sono eterni quanto è eterno il mondo? n Esi- steva o non esisteva, dunque, il socialismo prima che sorgessero il capitalismo e il proletariato, più o meno cosciente ed organizzato? Se esisteva, siamo d'accordo; se non esisteva, non si capisce in che cosa consista la sua eternità e quale senso abbiano le pa- role testè riportate. La marxistica non fu che un» delle tante incarnazioni dell'idea socialistica, e il socialismo non dipende esclusivamente dall'esistenza del proletariato organizzato, concepito come classe distinta da tutte le altre. Il proletariato è una fra le varie condizioni del socialismo, ma non è la sola. Esso non è la quantità dinamica, prevista da Marx: è réso alla sua volta da antagonismi, attriti, egoismi di mestiere e categoria: il grande e ognor allargan- tesi fiume dell'immaginazione si perde e si frange in mille rivoli. Non solo: .ma vediamo molto spesso (massime nei paesi ove l'industrialismo è più pro- gredito) grosse falangi proletarie farsi solidali con

RkJQdWJsaXNoZXIy