Critica Sociale - Anno XXI - n. 17 - 1 settembre 1911
CRITICA SOCIALE 259 IDEALISMO E SOCIALISMO Dalla Critià.0 del 10 agosto u. s., che la Direzione .della Rivista ebbe la cortesia di mandarini e la cui 'let- tura mi riuscì assai gradita, ho appreso che ferve abbastanza viva la polemica intorno ai principi fon- damentali e all'essenza del socialismo. Lontano dall'Italia e in ambiente diverso dal con- sud'-', non mi è agevole riprendere il filo del ragio- namento interrotto a Milano; tuttavia, parte in causa- e tirato in ballo, non posso sottrarmi dal rispondere alle obbiezioni mossemi da opposte parti. Difenden- do le mie posizioni dottrinali, farò di essere con- ciso, tanto più che, secondo la Critica, queste sono discussioni un po'... mitologiche, e majora . premunt. Anzitutto; un cenno della mia posizione gnoseolo- gira, che ha fondamentale importanza. La nostra filosofia, infatti, dipende dal modo come affrontiamo e risolviamo il problema della conoscenza. Un positivista ardighiano (F. Feruglio) contesta che non possa parlarsi di qualità delle cose ostruendo dal- la nostra psiche, e mi chiede come, giusta il mio idea- lismo, la mente possa essere recettiva e legislatrice ad un tempo. La risposta è semplice per chi conosca, sul serio, e non attraverso le superficiali confuta- zioni del positivismo, la teoria Kantiana, che, se non si può accogliere indiscriminatamente e in blocco, è pur sempre di gran lunga più accettabile delle altre, e che, nella gnoseologia, resiste vigorosamente agli assalti della critica. La parafrasi del Kantismo è questa: non esiste og- getto senza soggetto, nè soggetto senza oggetto. Come la sensazione sarebbe cieca senza l'intelletto, così l'intelletto sarebbe vuoto senza la sensazione. Nella nostra conoscenza entra un elemento empirico (dato dalla sensazione) e un elemento razionale, che alla sensazione dà la forma. La psiche è recettiva, quanto all'elemento empirico, ed è legislatrice, quan- to a quello categorico. I due elementi sono indisso- lubilmente congiunti. Quando parliamo di « esisten- za », di « qualità », di « relazione », implicitamente adoperiamo le categorie a priori dello spazio e del tempo. Lo spazio e il tempo Sono le condizioni for- mali dell'intelligenza; coo esse noi coordiniamo le sensazioni e le leghiamo l'una all'altra. Per compren- dere, esse sono tanto necessarie, quanto al pittore la tela per fare un quadro. Esse non sono affatto un risultato dell'esperienza; ne sono bensì la condizione imprescindibile. L'esperienza solo è possibile, in quanto si usano le categorie. Dedurre q posteriori le categorie dall'esperienza è il colmo dell'assurdo. Come chi volesse dimostrare che il padre è generato dal figlio. 2 una grossa illusione di Ardigò e di altri positi- visti credere che la nostra psiche sia del tutto un for- mato a posteriori, dimostrabile sperimentalmente. Le « comuni leggi dell'associazione » non servono e non possono servire alla dimostrazione. Sono esse stesse un prodotto dell'esperienza, possibile solo nel quadri delle categorie. L'associazionismo inglese (da cui procede diretta- mente la teoria dell'Ardigò), che tutto riduce a sensa- zioni e ad associazioni d'idee, fa della cattiva metafi- sica quando vuol dimostrare che la nostra coscienza è il risultato di sensazioni, sovrapposte le une alle altre malamente congegnate, a seconda dell'abilità e della fantasia dell'espositore. La sensazione è passiva, men- tre l'intelletto è attivo. L'io, nella sua totalità, è sem- pre presente nella serie delle percezioni e rappre- sentazioni della nostra coscienza; senza l'attività spon- tanea, creatrice, categorica dello spirito, non s'ar- riverebbe mai alla comprensione di noi stessi e del mondo. Il più grave errore del positivismo è questo per l'appunto: non intendere in che cosa consista l'a priori formale della psiche, non capire tutta l'im- portanza del giudizio sintetico a priori, non ammet- tere l'attività spontanea e creatrice dello spirito, risol- vere la coscienza in un completo a posteriori. 2 appunto nella gnoseologia che il positivismo zop- pica alquanto; è nell'analisi critica del soggetto pen- sante, che esso si appalesa erroneo, unilaterale, con- traddittorio; ed è perciò che si può dire superato dalla filosofia contemporanea, e che il Colucci, su queste stesse colonne, l'ha potuto dare per morto. All'ul- timo Congresso internazionale di filosofia, a Bologna, molte voci si son fatte udire; solo il positivismo fu assente. Il suo punto debole ormai è stato denudato; le frecce colpirono a segno, e il ciclopico organismo non si riavrà dalle ferite mortali. F.Feruglio assicura che i socialisti militanti hanno le maggiori simpatie pel positivismo; me ne condolgo; ma vi é, credo, un Vero più vero di quello dell'Ardi- gò, e mi auguro che i socialisti sappiano conquistarsi una filosofia più consistente e più salda. L'idealismo critico non isola affatto la psiche dal mondo: solo chiarisce i rapporti che intercorrono tra la nostra mente e le sensazioni, dote a noi, non poste da noi. Aiuta altresì a comprendere in che consista la libertà (postulato necessario all'azione, non già mera illusione, come vogliono i positivisti) e quale sia la priorità logica (non cronologica) della psiche sulla natura. La coscienza non. è urv fenomeno tra gli altri; è sL fenomeno, per cui tutti gli altri divengono perce- pibili e comprensibili. Essa ha una priorità assoluta (non temporale) su tutto; e tutta quanta la natura ne è, si può dire, una funzione. In questo senso noi pos- siamo esaltare l'uomo sulla natura e postulare prati- camente la nostra libertà. *** Quanto al conservatorismo implicito nel detenni- nisrno, evidentemente io intendevo alludere al deter- minismo materialistico e fatalistico, che nega la li- bertà, e parla d'ideale solo ponendosi in contraddi- zione con se stesso. La questione della libertà morale è tra le più dif- ficili a trattarsi in filosofia, nè si può dire risolta per- chè Enrico Ferri ha creduto dimostrare che la li- bertà non esiste. Siamo dinanzi a una delle famose antinornie della nostra mente, che Kant credeva ri- solubili dalla ragion pratica, non dalla teoretica. Un certo determinismo è ammesso anche dall'idea- lismo critico; ben diverso però dal determinismo ma- terialistico. In ogni punto dello spazio e del tempo, Vi è una situazione storica, che forma il canovaccio passivo della nostra azione; su di esso, e in con- fronto di esso, noi agiamo e reagiamo liberamente, secondo l'attività spontanea e creatrice della nostra coscienza. Così creiamo la storia. Teoreticamente, il materialismo deterministico, pel quale noi siamo. un puro riflesso dell'ambiente, pone in evidenza il solo lato passi*, dell'esperienza; l'idealismo, invece, in conformità alla gnoseologia che gli è propizia, tende a dar risalto al lato attivo, che è preminente
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