Critica Sociale - Anno XXI - n. 16 - 16 agosto 1911

CRITICA SOCIALE 249 ficativa. Oltre le ragioni d'interesse personale, pos- sono militare, a favore dello scrutinio di lista con la semplice cosidetta rappresentanza delle minoran- ze, motivi di impressione, conciliabili colla mag- gior buona fede, in chi non abbia approfondito il problema: Giova quindi battere e ribattere; a costo di ri- petere, in parte, i medesimi argomenti, con diverso stile e colore. Ecco intanto l'opinione dell'ing. Fer- ruccio nella bella sua Relazione al Con- gresso socialista di Milano, sul tema, appunto, « Scrutinio di lista e rappresentanza proporzionale »; uno dei tanti temi, che al Congresso non poterono neppure venir delibati. La C. S. a Lo scrutinio di lista maggioritario, cioè senza. proporzionale, è da combattersi a spada tratta, sia nell'interesse. generale, sia nell'interesse del nostro partito. Esso è più deleterio del Collegio uninominale. In ogni modo, si darebbe un ben triste spettacolo di inerzia e d'ignoranza col tornare a un sistema, che, nelle elezioni del 1882, dell'86 e del '90, dette sì cat- tiva prova, da farne reclamare l'abolizione fin dal primo esperimento: abolizione che fu raggiunta ap- pena nove anni dopo — nel 1891 — per iniziativa di ' molti che si erano pentiti d'averlo precedentemente sostenuto, e nonostante le timide difese dei pochi che gli erano rimasti fedeli. Le elezioni comunali, che son fatte appunto col sistema dello scrutinio di lista maggioritario con voto limitato ai quattro quinti degli eligendi, cioè rilasciando alla minoranza un quinto dei posti dispo- nibili, ci danno una pallida idea del come funzione- rebbe lo stesso sistema quando fosse applicato, sopra una vasta circoscrizione, alle elezioni politiche. L'unico vantaggio che presenta rispetto al Collegio uninominale è di assicurare una rappresentanza nu- merica alle minoranze. A parte l'artificiosità di assegnare preventivamente una determinata quota — per esempio il quinto — alla rappresentanza della minoranza in ogni circoscri- zione, tanto se questa minoranza è insignificante, quanto se si avvicina alla forza numerica della mag- gioranza, tanto se resulta da un gruppo compatto e concorde di elettori, quanto se rappresenta l'aggre- gato di molte diverse subminoranze — resta il se- guente fatte incontestabile, di cui le elezioni ammini- strative offrono frequentemente la riprova. Se la minoranza, che scende in campo contro la maggioranza, è formata da un Solo partito; fra -i suoi candidati — salvo che nella lista non vi sia qualche personalità eminente — riescono i politi- camente peggiori, perche é su di essi che si river- sano e non sui più rigidi, sui meno accomodanti — alcuni voti degli incerti, degli indifferenti, quando non addirittura degli avversari. Se la minoranza è, invece, costituita da diversi partiti, e la lista da can- didati di diverso colore politico, per le stesse ragioni anzidette sono i candidati appartenenti al partito politico meno distante da quello della maggioranza che prevalgono sugli altri. Insomma, quasi in ogni circoscrizione, la maggioranza, sia anch'essa formata ua un solo partito o da una unione di diversi par- titi, non solo conquista i quattro quinti dei posti, ma influisce decisamente sulla qualità degli eletti per la minoranza. Lo scrutinio di lista acuisce e generalizza la ten- denza ai blocchi, che, appunto per causa del sistema di votazione, sono assai più frequenti nelle elezioni amministrative che in quelle politiche a Collegio -uni- nominale. In queste ultime, il ripiego del ballottaggio tem- pera la passione del blocco a primo scrutinio, e, se il blocco avviene — poichè si effettua necessariamente sul nome di un solo candidato è, in generale, sii.cero e rari sono i tradimenti. Quando invece una lista è l'estrinsecazione di un blocco che v'include candidati diverso colore, e anche quando la lista e di un solo colore, ma non si ha, e nell'un caso e ne.. altro, la certezza della vittoria completa, i di- versi partiti collegati, o i diversi candidati della lista, tentano ciascuno, più o meno consapevolmente, il proprio salvataggio, gettando a mare gli incomodi a.eati: e ciò con una quantità di svariati espedienti, per cui, dal far l'occhio di triglia agli avversar!, dallo occultare, a seconda degli ambienti, Pila o l'altra faccia del programma, si scende talvolta fino a con- sigliare gli amici più fidi a cancellare dalla scheda il nome degli alleati. E, quando pure ciò non si fac- cia e la sconfitta 'di alcuni della lista sia dovuta alla genuina volontà del corpo elettorale, i caduti non si rassegnano a crederlo, e conservano una punta di ran- core verso gli eletti, che furono i loro alleati di ieri e dovrebbero essere presumibilmente i loro alleati di domani. La sincerità, la solidarietà n'escono spesso malconce, infinitamente più che nel Collegio unino- minale. Questo per quanto riguarda, diciamo così, l'educa- zione dei partiti politici; per l'educazione politica dei singoli elettori, è anche a maggior ragione da scon- sigliarsi ogni sistema che li autorizzi o li costringa. a scrivere più d'un nome sulla scheda, specialmente quando i nomi sono troppi: perché in tal caso l'elet- tore è capace di dare un voto per principi politici, se li ha, un altro per gratitudine, un terzo per ami- cizia, un quarto per parentela, un quinto per spirito di campanile, un sesto per ammirazione personale, un settimo per solidarietà di classe, un ottavo a pa- gamento, e via di seguito. In ultima analisi, nel Col- legio uninominale, per il concentramento della lotta finale su due soli nomi, i partiti netti forzano le mezze tinte a decidersi; con lo scrutinio di lista, per la possibilità di accozzare sulla stessa scheda nomi di diversa provenienza, le mezze tinte forzano la mano ai partiti. Con lo scrutinio di lista si credeva, e si crede an- cora dagli ingenui, di poter migliorare la qualità de- gli eletti,. tanto più quanto più è ampia la circoscri- zione, poichè par naturale che si abbiano da Presen- tare, o che abbiano da riuscire, soltanto quelle spie-. cate personalità, che sono note molto più in là della cerchia nel campanile nato. Invece l'esperienza provò, almeno in Italia, che le Camere uscite dallo scru- tinio di lista non erano punto migliori di quelle uscite dai Collegi uninominali. Infatti, in pratica accade che, intorno a una o due stelle di prima grandezza, intorno a una o due per- sonalità eminenti, si aggregano degli illustri inco- gniti o dei faccendieri o dei latifondisti che hanno una base tutt'affatto locale: press'a poco come nella formazione dei Ministeri, in cui — essendo assai in- equenti i cosidetti grandi Ministeri — il capo del Governo si contorna di elementi secondariissimi, per ragioni di geografia nazionale o parlamentare, per soddisfazione di clientele e di gruppetti. Si forma così, fra i candidati di ciascuna lista, una specie di Società di mutuo soccorso, o meglio di Società in se-

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