Critica Sociale - Anno XXI - n. 16 - 16 agosto 1911

244 CRITICA SOCIALE quanto più noi esalteremo quest'azione, più noi per- deremo ogni direttiva nel nostro movimento, più dissolveremo il nostro ideale, più usciremo dal so- cialismo. Ciò appare fatale, con l'espandersi e l'ope- rare del riformismo. Oggi non esiste socialismo, che non sia riformistico: è tale, in fondo, anche quello che proclama, con gesto goffo, di non esserlo affatto. Più, codesto socialismo, procede avanti, raccogliendo successi; e più gioisce, e più tripudia, senz'accorgersi che il suo progresso non è che il regresso dell'idea, per la quale esso crede di combattere e di vincere. Pare che il socialismo non abbia mai intimamente compreso che la forza di un ideale sta in principal modo nella sua capacità di astensione, o, almeno, nella sua castità. Se dicessi che la potenza, molto re- lativa, ma duratura, dell'ideale repubblicano consi- stè, in Italia, nella sua assoluta.., impotenza, io di- rei cosa non molto lontana dalla verità. Mi guardo .bene dal proporre al socialismo simili esemplari ener- getici, e riconosco benissimo che il socialismo non poteva, e non può, porre a tacere la sua esuberante ed imperiosa giovinezza, e che, quanto ha prodotto, non poteva non produrre, e che, se riformistico è diventato, non poteva non diventarlo. Pure, bisogna dire che esso ha, da qualche tempo, smarrito quasi del tutto ogni criterio della comples- sità, della difficoltà, della lentezza del divenire socia- listico. Ha vinto pochi scioperi, ha votato poche leg- gi sociali, e ha pomposamente gridato che il sociali- smo diveniva in Italia, recentissimamente, pel mo- nopolio sulle assicurazioni. Convinto di « fare a del socialismo, s'è rotto a tutte le fatiche, anche a quelle che non lo riguardavano. L'ideale suo, ch'era proiet- tato nei cieli, e affascinava il mondo, l'ha ritratto a sè, l'ha rimangiato, e lo è venuto digerendo giorno per giorno. Erano le... e concrezioni » del socialismo. Tutto era diventato semplice, tutto facile, tutto vi- cino. L'intransigenza d'un tempo, ch'era forza e luce morale, si franse miseramente. (Gli intransigenti, al solito, non comprendendo trattarsi d'un fatto natu- rale, accusarono i... riformisti. Ed essi rimasero, co- me fakiri, immobilizzati nello sterile gesto tractzio- nale). Cosi l'ideale, a poco a poco, vani; e rimase l'azione. Tutti credevano, in buona fede, a uno stra- no fenomeno di metempsicosi... socialistica: che l'a- zione si fosse appropriata l'anima del socialismo, e che perciò il socialismo vivesse in essa. Ciò, dopo tutto, era molto confortante. r** Ma vediamo più a fondo in che consista quest'azio- ne socialistica, in che consista quel che si dice an- còra socialismo. Il socialismo, oggi, tratta degli interessi: gl'inte- ressi del proletariato; talvolta quelli di singoli grup- pi operai. Fu il curatore delle forze e delle lotte sindacali. Si propone fini immediati, e cerca di rag- giungerli. Il suo ufficio corrisponde (absit in/urla serbi»!) a quello d'un'agenzia d'affari, d'affari prole- tari. Quest'attività centrale richiede strumenti e sus- sidi molteplici. Per far bene gli interessi proletari occorre agire su tutti i punti dell'organismo sociale, e sottoporli tutti a un'immane opera di trasformazio- ne, di riforme, di correzione. Da una modificazione qualsiasi della struttura sociale, può certamente trar- re beneficio il proletariato: sia che si tratti di un miglioramento nelle condizioni della piccola proprietà, sia di una riforma della « tassa sugli imbecilli ». Niente dunque bisogna lasciare indisturbato al suo posto: tutto bisogna, qua e là, prima o poi, rifor- mare, perché il proletariato ne tragga giovamento. Tutto è bene quel ch'è utile, nel momento che fug- ge, alla classe lavoratrice. La legge dell'utilitarismo edonistico è la legge dell'azione. Bentham è il suo profeta. Gli affari sono gli affari. Ciascuno tratta i propri. Il capitalismo da un lato, il proletariato dall'altro. Il mondo degli affari non conosce, non può conosce- re, idealità. I a fantastici miraggi »,- giustamente, lo e travierebbero », gli offuscherebbero la visione netta, precisa, del fine prossimo, gli paralizzerebbero i movimenti, gli impedirebbero di cogliere i desiderati frutti della giostra quotidiana, ne farebbero un il- luso e un deluso. No. La pratica corrente del do ut des esige il bando d'ogni ideale. La palma della vit- toria tocca agli spiriti tersi, rapidi, sicuri. Le uti- lità prossime, immediate, visibili, sono le sole utilità degne di tal nome e di un'azione intesa a conquistar- le, sono i soli fini che rendano e miraggi a tutti gli altri fini. (Il socialismo, però, è in essi, e diviene ogni giorno più—) la psicologia dell'uomo pratico, dell'uomo d'af- fari. Tale è divenuto il socialismo, in ogni paesé, tranne forse in Germania. Il suo crescente fiuto pra- tico lo costringe a frazionare i problemi, a sminuz- zare le pretese, a contentarsi di soddisfazioni limi- tate nel tempo e nel luogo. Quel che prima era vi- sione larga, generale, oggi è particolarismo; al. pro- letariato sono stati sostituiti, nel fatto, gruppi prole- tari; ai criteri diffusi e sintetici, considerazioni ri- strette ed analitiche. Non esistono rivendicazioni ideali, se non in quanto e nei limiti in cui possano immediatamente giovare al proletariato, dei cui mo- mentanei interessi questo socialismo è il legittimo interprete. Anche il proposto- suffragio universale ma- schile vien sottoposto a una critica utilitaria. Niente suffragio femminile: perché non ci giova. Niente il resto, se non ci profitta. Niente il socialismo, nep- pure il socialismo, se non ci è utile. L'uomo d'affari non conosce idealità, conosce utilità. Tale è divenuto il socialismo. Sono d'accordo con la Critica: questo socialismo vivrà, vivrà a lungo. Vivrà quanto vivrà il capitalismo. Ma, senza il capi- talismo, non potrà più vivere: perchè non potrà più riformare, muoversi, operare. Ha da aspettarsi dalla più lunga vita del capitalismo la più lunga vita propria: non sarà dunque immortale. SI. Questo socialismo vive, vivrà. Perehè vivono, vivranno le organizzazioni operaie, con i loro biso- gni, con le loro esigenze, sia pure con le loro aspi- razioni; perchè vive e vivrà la loro molteplice e cre- scente azione economica e politica, attraverso la quale battaglieranno interessi vari e di gruppi, avidi di affermazione, di soddisfazioni, di trionfi monopo- listici. E questo e socialismo » potrà anche condurre al... socialismo! A. un socialismo, però, che nè voi nè le organizzazioni avrete mai voluto, a un socialismo del quale nulla voi potreste oggi sinceramente deli- neare, a un socialismo che sarebbe anch'esso il ri- sultato di un piccolo atto utilitario, da parte di un ipotetico proletariato, che avesse nuovamente sentito il bisogno, contro l'ora iniziale frazionamento mono- polistico, di unirsi in un fascio e di osare. Ma que- sto, come ognun vede, non è che uno dei tanti so-

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