Critica Sociale - Anno XXI - n. 15 - 1 agosto 1911
230 CRITICA SOCIALE • sino al punto in cui essa diventa adesione fredda, apatia, indifferenza. Allora l'idea è spenta, o s'è con- vertita in una pratica senz'anima. Il socialismo sta percorrendo tutte le fasi di questa parabola. Esso ha ormai dilagato nel mondo; è pe- netrato nella vita, ha tentato di farla sua, di porle la sua maschera... Il suo spirito era lo spirito della democrazia. N'è piena l'atmosfera. Noi lo respiriamo, ce ne nutriamo ogni giorno, ogni ora. Esso ha investito lo Stato, ha improntato le leggi. E' salito, o sta per salire, al Governo dei più diversi paesi, e ha preso nome di protezione operaia, di legislazione sociale, di suffragio universale. L'ambiente storico e il flusso delle generazioni lo pongono in valore, or qua, or là, or prima, or dopo. Ora spetta all'I- talia. Ma l'uomo è mobile... Non gode d'indugiarsi trop- po in certi schemi mentali. Le idee trite non lo riscaldano più. Peggio: gli danno fastidio. Egli ama variare, ama mutar lato. Un modo di pensare, che diviene una moda, non merita più, dopo alcun tempo, di essere seguito. L'uomo è estremamente mobile. L'uomo è... la donna. Abbandono dunque, sfiducia, disprezzo, per: altre mète, altre luci, altra fede. Spesso i valori sono ca- povolti: invece di « democrazia », si grida « aristo- crazia »; l'ateismo si converte nel « religiosismo », il laicismo nel clericalismo, le dottrine della sovra- nità popolare nel monarchismo assoluto. Superfluo è dire che tutte codeste idee possono essere contem- poranee; ma tale contemporaneità non esclude la prevalenza dell'una su o contro l'altra, non esclude il carattere di « novità » che informa l'una piuttosto che l'altra, e che costituisce come il dernier eri della moda spirituale. La verità « intrinseca » di questa o quell'idea non c'entra, anche perché, forse, non esiste... E la for- tuna ch'è mutata. Tra due idee, di cui l'una tra- monta e l'altra sorge, c'è la stessa differenza che tra un centro vivo di attrazione ed un centro che non è più tale. L'antica virtù di quest'ultimo è scomparsa per esaurimento, per irradiazione insensibile di ato- mi microscopici: al pari degli atomi di un grano di radio. Il mondo li ha assorbiti: l'idea ha vuotato e divorato se stessa. I socialisti non ne yntono più la pressione interna, la meravigliosa propulsione; la folla non ne sente più la magìa. La folla — intellettuale o non — è composta di una grande quantità di spiriti deboli, su cui la moda esercita una suggestione prepotente. Pochi sanno resistere alla tentazione d'indossare un abito di ul- tima novità. In confronto d'un « taglio », che, anche se bello e austero, sia passato di moda, ogni « taglio », che s'annunzi come nuovo, ha indubbiamente la pre- ferenza. In confronto d'un'idea, che da tempo batta le vie del mondo e infiammi gli animi, ogni altra idea, anche se decrepita e goffa, ma purehè agghin- data e imbellettata, può essere apprezzabile: anche il nazionalismo. Sol perché esso vient de parai tre, esso può avere, sui vagabondi dello spirito, sedu- zioni ignote, attrazioni magnetiche. Anche il ritorno a Dio. Sol parche inusitato o deriso ieri, esso può acquistare oggi, .presso le anime isteriche, tutta la fragranza di un fiore incontaminato, tutti i richiami della cosa proibita... Oggi i giovani non vengono più al socialismo: pro- babilmente ne vanno via. Nessuna trasformazione es- senziale, in questo volger d'anni, ha subito la sua dottrina filosofica, nessun errore capitale s'è in essa manifestato, perché tale esodo possa essere esterior- mente spiegato. Niente. Il socialismo non è morto: n'è solo passata la moda. E solo in tal senso esso è morto. Ma la sua idea è eterna. In una stessa epoca, molte luci ideali, di varia grandezza e di vario splendore, solcano in tutti i sensi il firmamento della storia. Sono abbagli im- provvisi, ascese luminose, grigi tramonti. Noi ne siamo sconvolti, inebbriati. Poi scompaiono. Solo un solco, fosforescente di pensieri e fiorito di opere, ce ne ricorda la traiettoria, e lenisce il nostro rim- pianto, riempie la nostra acuta nostalgia... Risorgeranno? 5. I TENTATIVI DELLA RINASCITA. Io penso, come ho già detto, che la revisione cri- tica del socialismo, compiuta dal Bernstein, non si sia proposta, nè abbia avuto, l'effetto di alterare o di mutare le linee filosofiche del pensiero, comuni- stico. Il Bernstein non fece altro che controllare le basi storiche, sulle quali Marx aveva innalzato la propria dottrina. Le sue indagini non furono e non potevano essere letali al socialismo: tanto vero che questo continuò ancora per un pezzo la sua ascen- sione trionfale. Il socialismo gridava: lotta di clas- se; e poi: eguaglianza, solidarietà, giustizia... E il Bernstein non poteva, coi suoi calcoli, distruggere codesti impulsi dell'anima. L'idea socialistica era, d'altro canto, nella sua fase progressiva: nè, è da pensare che il Bernstein abbia iniziato la sua critica per un sentito bisogno di rinnovamento idea- le, o per scongiurare la rovina imminente. E neppure tutti quegli altri che, sobialisti, appun- tarono il loro bisturi sulla parte propriamente eco- nomica del marxismo ,e tagliarono, amputarono, se- zionarono, ebbero l'intendimento di salvarlo .dalla dissoluzione filosofica. Il marxismo, come idea-forza, non ne aveva allora bisogno. Al risultato di tutte codeste critiche s'è, in ogni paese, inspirato il riformismo socialistico. La Sua funzione s'è tenuta, in verità, nei confini della pra- tica. Anzi, esso le si adeguò e la illustrò. Le « vie nuove del socialismo», che scoprì, non erano, in fondo, se non le vie della corrente prassi operaia. Esso non fece che teorizzarle, e non andò, non volle andare oltre. Esso rappresenta, nel socialismo, il minimo sforzo ideale. Non avvertì il pericolo che quello correva. Non s'accorse che l'azione avrebbe alla fine distrutto l'anima. Operare bisognava. Ope- rare bisogna. Ed esso operò; opera tuttora. Il suo ufficio, certo, era ed è necessario, perehè immedia- tamente utile. Chi glie ne fa colpa? Glie ne fa colpa il sindacalismo. Il quale procede da altri lidi, con altro spirito, con altri scopi. La nascita del sindacalismo avverte che il socia- lismo è già all'inni° della seconda fase della sua parabola. Esso doveva salvarne l'anima, diffusa e smarrita pel mondo, doveva riassorbirla in una dot- trina, che fosse come l'antidoto, se non l'antitesi, della vecchia dottrina traviata e consunta dalla pra- tica. Il sindacalismo c'è in parte riuscito; ma il marxismo n'è uscito necessariamente trasfigurato. Il sindacalismo gridò da principio ch'esso operava un ritorno a Marx; ma, in realtà, esso, conservando solo qualche idea di Marx, fucinava una nuova dottrina. Ebbe e diede l'illusione che, per bocca sua, par- lasse lo spirito di Marx; ed infatti esso s'era dato
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