Critica Sociale - Anno XXI - n. 14 - 16 luglio 1911
214 CRITICA SOCIALE iscritti (1), e che i votanti — prendendo la media delle ultime elezioni generali — siano 16.000. La legge italiana del 1882 disponeva che fossero dichiarati eletti a primo scrutinio i candidati che avevano raccolto il maggior numero di voti, purcliò questo numero oltrepassasse l'ottavo del numero de- gli elettori iscritti. Nel nostro caso, dunque, si po- trebbero proclamare eletti a primo scrutinio tutti i candidati, che avessero avuto più di 3000 voti. Ora, si supponga che la lista A abbia raccolto 3600 voti, e la lista B 3400: rimangono 9000 voti da distribuirsi tra le altre quattro liste soccombenti, che non avranno ottenuto alcun rappresentante: cioè a dire, che, a meno di un quarto degli elettori, saranno assegnati i quattro quinti dei Seggi, men- tre oltre la metà dei votanti non riuscirà ad otte- nere neppure un Seggio. Ma ognuno comprende come difficilmente i partiti si rassegneranno a lottare separati, quando la si- tuazione elettorale non riserbi ai loro sforzi alcuna probabilità di successo. E da qui le coalizioni più strane e più ibride, pur di sopraffare l'avversario comune. Ci si potrebbe obiettare che, anche oggi, col Collegio uninominale, vi è la tendenza alle coali- zioni, tantochè si delinea sempre più la formazione ilei due blocchi, conservatore e popolare. Verissi- mo, ed è questa una delle ragioni, per le quali pro- clamiamo la superiorità del Collegio plurinominale, con sistema proporzionale, al sistema del Collegio uninominale. Ma altro è concentrare tutti i voti af- fini su di un solo nome, ed altro sommare i voti dei diversi partiti per riversarli su di una lista, che comprenda i candidati dei diversi partiti coalizzati. Intanto, in questa lotta, i partiti, che con maggio- re difficoltà possono concludere alleanze, saranno inesorabilmente sacrificati, di fronte alle coalizioni più potenti. Per esempio (parliamo sempre, fino ad ora, delle regioni italiane, nelle quali la vita politica è più intensa), si aggraverebbe un fenomeno, che già sta accadendo col Collegio uninominale: l'annullamen- to, cioè, dell'Opposizione costituzionale; del qual fatto è facile comprendere i danni. Non importa essere dotati di virtù profetiche, per predire — e sarebbe agevole dimostrarlo positiva- mente, in base ai resultati numerici delle ultime elezioni — che, se domani vigesse lo scrutinio di lista con voto limitato, tutta la' lotta, nell'Italia set- tentrionale e centrale, si restringerebbe fra i mini- steriali da una parte, e i popolari dall'altra, che si disputerebbero la maggioranza e la minoranza dei Seggi: l'Opposizione costituzionale sarebbe il vaso di coccio tra due vasi di ferro.., salvo che non si procedesse anche più oltre nella via delle ibride Mi spiego: in una circoscrizione si sa che i mi- nisteriali dispongono di circa 10.000 voti, mentre i popolari non possono sperare che di raccoglierne 8000: ma vi è l'Opposizione costituzionale, che può raggranellare 3000 voti, i quali, da soli, sono de- stinati a non produrre alcun effetto pratico, ma, sommati agli 8000 dei popolari, assicurerebbero alla (1) Gli esempi, reali o ipotetici, in questo Scritto, composto, come fu già avvertito, nel lidi, avevano naturalmente per base 11 suffragio ristretto; col suffragio quasi universale, quale è proposto nel disegno di legge che sta dinanzi alla camera, le cifre si accrescono di molto, ma, con le debite proporzioni, i fatti denunciati rimangono gli stessi: con questa aggravante però, che, in circoscrizioni di dieci Collegi, nelle quali gli elettori insortiti potrebbero aggirarsi fra 1 150.000 e i 200.000, le ingiustizie e le disparità assumerebbero una evidenza più impressionante, come un oggetto guardato con la lente dl in. grandlmento ; e gli elettori, la volontà dei quali conterebbe In modo inadeguato o non conterebbe affatto nella bilancia elettorale, sareb- bero di gran lunga pii, numerosi. lista popolare gli 8 Seggi della maggioranza, an- ziché i due della minoranza. Ed allora, ecco deli- nearsi la tentazione — alla quale difficilmente si resiste del contratto utile, ma immorale: la lista popolare comprenderà anche due candidati di 0j,- posizione costituzionale, e, a questo patto, trion- ferà della ministeriale. E così 3000 voti avranno ottenuto due Seggi, precisamente come i 10,000 voti ministeriali; e i popolari, con 8000 voti, si saranno accaparrati ben sei Seggi. Naturalmente, alle elezioni successive, potrà dar- si che l'Opposizione costituzionale sia divenuta maggioranza ministeriale, e si dirà agli elettori po- polari di lottare contro Tizio o Caio, i quali, nelle precedenti elezioni, saranno stati eletti coi loro voti: e gli avversari di un tempo potranno essere gli al- leati di domani, e il giochetto potrà ricominciare, con quanto frutto della' educazione politica del Pae- se lascio giudicare al lettore. Ma si facessero almeno sempre bene i conti ! Tut- ti sanno, invece, quali sorprese riserbi il cosiddetto mistero delle urne ! Riprendiamo il nostro esempio: la lista ministe- riale, invece dei 10,000 previsti, raccoglie 12,000 voti, e gli sforzi coalizzati dei popolari e dei costi- tuzionali antiministeriali non riescono a metterne insieme che 9000. In tal caso, la lista ministeriale riesce eletta per intero, mentre della lista avversaria sono eletti soltanto i due, che hanno ottenuto il maggior numero di voti. Chi saranno essi? C'è da giurare che, novantanove volte su cento, i due pre- feriti saranno i candidati dell'Opposizione costitu- zionale, sia perché avranno avuto un certo numero di voti personali nel campo avversario, sia perchè, mentre i partiti popolari, più disciplinati, avranno votato la lista compatta, non tutti i costituzionali antiministeriali si saranno sentiti in grado di vo- tare per i candidati più avanzati. E così gli elettori popolari, costituenti il grosso dell'esercito di oppo- sizione, potranno sentirsi ripetere il sic vos non vobis...! Ed in questo pericolo delle spiacevoli sorprese delle urne consisterà appunto la sola remora 11 coalizioni troppo mostruose... quando però i partiti avranno già imparato a loro spese ! Ma da ciò dipenderà anche un egoismo — deplo- revole, per quanto giustificato — di alcuni partiti, che rifiuteranno gli accordi, forse anche proficui, con partiti veramente affini, pel timore di servire da piedistallo ad altri, ai danni propri. Si pensi infatti: la coalizione è utile, e quindi possibile, quando si spera di giungere a sopraffare l'avversario; ma, quando tutte le minoranze abbiano coscienza di dover rimanere, anche riunite, mino- ranza, ciascuna di esse vorrà lottare per proprio conto, sapendo che, al desco dello scrutinio di lista, i cibi, che avanzano al lauto pasto della maggio- ranza, sono imbanditi soltanto per una delle Mino- ranze. Ciò significa che, allo stato presente delle cose, in Italia, in quasi tutte' le circoscrizioni elet- torali dell'Italia settentrionale e centrale, il partito socialista avrebbe interesse a lottare per conto pro- prio, e riuscirebbe dovunque a guadagnarsi i posti di minoranza consentiti dalla legge; pensino a que- sto i conservatori: i deputati dell'Italia settentriona- le e centrale sono 307, e il quinto di 307 è 61: e, nelle elezioni del 1909, i socialisti vi hanno raccolto ben 323,000 voti, mentre gli altri due partiti popo- lari, riuniti, non hanno toccato i 200.000! E ci pensino i democratici: a chi gioverebbe il sacrificio dei partiti popolari più temperati ? Quali &dizioni, quali coalizioni l'interesse elettorale, il dispetto della sconfitta, la coscienza della inutilità Iella lotta potrebbero suggerire ? Né, d'altra parte, il blocco popolare sarebbe pos-
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